“Pop / Beat -Italia 1960-1979. Liberi di sognare”, curato da Roberto Floreani, l’evento espositivo a Vicenza in Basilica Palladiana che ha spaziato con eclettica attitudine tra pittura, scultura, video e letteratura fino al 30 giugno, gode gran successo.
La mostra sta interessando molto per aver saputo mettere a fuoco volti e risvolti degli anni ’60 e ’70 dimostrando che la stagione Pop Italiana ha una sua storia con antecedenti nel nostro Futurismo anticipando di fatto il movimento Pop e non essendo al seguito di quello più noto degli Stati Uniti.
Una ricontestualizzazione che ha istillato curiosità e ispirato altra creatività in linea collo spirito identitario dell’arte Pop nostra. Ne è un esempio Laura Balzelli artista del gioiello che s’è attivata nel suo atelier in corso Fogazzaro in centro storico a Vicenza per omaggiare con due pannelli da lei dipinti la suntuosa rassegna da cui s’è lasciata coinvolgere. E cogliendo in pieno l’invito del titolo della mostra “essere liberi di sognare”, s’è fatta sedurre da due opere presenti nell’aulico salone palladiano interpretandole con impegno ma anche con divertimento, fiduciosa che poi esponendole nel suo atelier sarebbero state un input a visitare una mostra con opere importanti che poi non si vedranno più perché molte di queste da collezioni private o da musei di lidi lontani.
Il primo quadro scelto è di Giosetta Fioroni classe 1932, artista già compagna del grande scrittore berico Goffredo Parise. Di Lei, unica presenza femminile tra quelli che furono i sodali d’arte di Piazza del Popolo a Roma, è esposto quel “Cappello geometrico” preso a modello da Balzelli.
Si tratta di una pittura argento su tela 65X70 del ’69 che rispecchia un Pop di fascinazione e d’incanto ribadendo la distanza che Giosetta sempre ha rivendicato da Warhol più rivolto al mondo della pubblicità allora imperante. Un incanto quello della Giosetta non privo d’ironia alimentato da una spinta di emancipazione di cui la Fioroni è stata paladina dopo il rifiuto di genere subito ancor giovanissima da un collezionista misogino. Non è stato necessario che Laura Balzelli ne attualizzasse l’immagine nel suo pannello 50×35 cm: l’ha solo agghindata con più perle in rilievo e dotata di una quasi impercettibile smorfia per renderne più esplicito il fare scanzonato, seppur rispettoso e ammirato, con cui vi s’è accostata.
L’altro quadro ispiratore è di Umberto Bignardi (1935-2022). Nato a Bologna ma romano d’adozione artistica, ha prodotto opere con soggetti tratti dalla realtà di ogni giorno, dove la pittura vera e propria rimane supporto fagocitata assai spesso dall’immagine fotografica.
L’esemplare ispiratore in questo contesto è una pittura e collage su tela 136,5 X 83,5 del 1962 in Basilica a metà percorso. Un lavoro-sintesi molto Pop che ha scatenato la fantasia della “imitatrice vicentina” decisa a competere con Bignardi nell’introdurre nella propria opera 65×50 materiali inverosimili come argentee preziosità in virtù del suo saper fare gioielli inusitati.
La creazione reinterpretata è posta come la prima sopra descritta nella vetrina in corso Fogazzaro 131 a Vicenza componendosi come il quadro di riferimento, di tre parti. Ed è dove Laura Balzelli è stata prodiga nel perseguire lo spirito di ricerca che le è proprio. In alto ha raffigurato una sequenza di matite ottenute da bastoncini-prova- d’essenze di profumeria; al centro un nastro che taglia a metà con annodata una piccola Basilica (simbolo di Vicenza) in nobile metallo; la parte finale è invece doviziosa della miriade di coni con materiale laboriosamente plastificato. Ma mentre il quadro originale allinea questi soggetti come personaggi effigiati nell’atto di traboccar gelato, la Balzelli li ha riproposti uguali alla base, ma veracemente ripieni di foglie d’argento di sua produzione! E siccome può aver ragione anche in questo caso Dante quando nella Divina Commedia afferma “Parva favilla gran fiamma seconda”, non è escluso che l’esempio di Laura Balzelli solleciti altra creatività diffondendo ulteriore interesse in terra di Palladio pure per l’arte contemporanea.
Articolo di Marica Rossi
Leave a comment