All’interno del Ciclo di Classici del Teatro Olimpico di Vicenza sotto la direzione artistica di Gianluca Marinelli, trova uno spazio importante l’opera drammaturgica “Filottete dimenticato” con la regia di Giampiero Alighiero Borgia. Un’opera che si distanzia molto dall’antica tragedia classica che, invece, immortala l’eroe greco Filottete, abbandonato nell’isola di Lemno, costretto a vivere in una grotta, abbrutito e selvaggio, da Ulisse che ve lo ha lasciato anni prima. Qui, l’opera a più voci di Sofocle (Ulisse, Neottolemo e il coro di marinai) si chiude in un orizzonte fisicamente e simbolicamente molto più ristretto.
E’ un monologo magistralmente recitato dall’attore Daniele Nuccetelli in una cornice quanto meno “originale” dii Villa Lattes a Vicenza. E’ evidente che il tema è quello dell’abbandono familiare che segue il manifestarsi di una malattia incurabile. La caverna-nido di Filottete qui si trasforma in un umile tinello: la Tv che propina vendite poco credibili, la poltrona assistita per il protagonista, le scatole di pillole sul tavolino e un pesce rosso con cui il personaggio si confida e che ne diventa – forse – l’Alter ego. Il pesce, solitamente sgusciante e libero nel mare, qui invece rinchiuso in una piccola boule che lo imprigiona per sempre.
Il pubblico (purtroppo iersera assai scarso) è “dentro” la scena, vive i dolori e le angosce del personaggio in questo immaginario appartamento. Gli spettatori così sono accompagnati in un percorso confidenziale e spontaneo dove è oramai caduta la quarta parete e nessun sipario chiude la finzione-realtà del protagonista. Tra allucinazioni e splendide (ma forse sin troppo contenute) citazioni dal testo sofocleo, il monologo diventa disperato e si fa grido di dolore, fino all’uscita di scena del personaggio, che si chiude in un turbine aggrovigliato tra finzione e realtà: l’opera è finita? l’eroe derelitto si è liberato?
Un’opera che non può dare risposte perché queste mancano anche alla patologia della demenza, che resta una malattia senza soluzione.
“O stranieri, chi siete voi che/a questa terra desolata siete approdati?/Qual è la vostra patria,/ditemi, a quale stirpe appartenete?”
Vincente la trilogia cui l’opera appartiene e che prevede le altre due tragedie “Eracle invisibile” e “Medea per strada” sui temi rispettivamente della gogna mediatica cui è sottoposto un tranquillo borghese e delle donne migranti. Sono tre racconti di “periferia sociale”, tre storie di uomini e donne ai margini della società. Le loro narrazioni autobiografiche diventano un filtro per guardare la città in modo diverso, portando il teatro dove tradizionalmente non c’è, in spazi periferici o marginali al salotto buono del centro città.
L’operazione del Teatro dei Borgia vuole rivisitare i miti classici per provocare lo spettatore di oggi e metterlo di fronte a coloro che sono definiti spregiativamente “inutili”, spesso rimossi alla nostra vista e alla nostra sensibilità.
Daniele Nuccetelli, regista, attore di cinema e teatro, docente di recitazione presso alcune Scuole di teatro di Roma vive nella scena con grande confidenza drammatica, riuscendo a rendere anche in spazi “diversi” la magia del teatro.
Si è formato presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Mosca diretta da Anatolij Vasil’ev e precedentemente allo Studio Fersen di Roma. Ha progettato e promosso l’Associazione Protei – Progetti Teatrali Internazionali, uno spazio artistico, con sede a Roma e Berlino, per la produzione di laboratori d’aggiornamento per attori e registi professionisti.
Ha fondato la Compagnia DinamoTeatro con cui produce laboratori di formazione professionale e spettacoli teatrali di cui è regista.
In teatro ha allestito numerose pièces tra cui Le Serve di J. Genet, Roberto Zucco di B.M. Koltès, Ippia minore di Platone, Rosencrantz e Guildenstern sono morti di T. Stoppard, Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare, Il gabbiano di A Cechov.
Repliche previste: il 6/7/8/9 ottobre alle 21.00 e il 7 e 9 anche alle 19.00 sempre presso la Villa Lattes in Via Thaon di Revel 39 a Vicenza.