A Cornuda per la cinquina del Premio Campiello

A Cornuda per la cinquina del Premio Campiello

Una presentazione originale quella dello scorso giovedì 4 luglio presso la sala conferenze della Tipoteca di Cornuda; le grafiche Antiga, sponsor dell’evento, ospitano un illustre parterre di industriali, giornalisti e esponenti della cultura veneta. Viene presentata la cinquina dei finalisti del Premio Campiello; sono presenti quattro autori, il grande assente è Emanuele Trevi che concorre con il libro “La casa del mago”. Gli altri autori si ritrovano qui a Cornuda per il settimo di molti eventi che li hanno visti presenti a Roma, Torino e provincia, Milano.

Proseguiranno poi le loro presentazioni in tutta la penisola con incursioni in Puglia e in Campania per ritornare in Veneto tra Asiago, Cortina, Jesolo e il lido di Venezia. Tutto si concluderà con la serata di proclamazione del vincitore presso il Teatro La Fenice a Venezia sabato 21 settembre.

Premio Campiello 2024

Il premio, che è arrivato alla LXII edizione, vede quest’anno finalisti Antonio Franchini con “Il fuoco che ti porti dentro“, Federica Manzon con “Alma“, Michele Mari con “Locus Desperatus“, Vanni Santoni con “Dilaga ovunque” ed Emanuele Trevi con “La casa del Mago“.È già stato assegnato invece il Premio Campiello Opera Prima a Fiammetta Palpati con “La casa delle orfane bianche“.

I finalisti del Premio Campiello a Cornuda

Dopo un buffet generoso che conferma l’ospitalità veneta e un brindisi con dell’ottimo prosecco della zona, si passa verso le 21.00 presso la sala delle conferenze. Quest’anno, diversamente dagli anni passati, le presentazioni non avvengono all’interno della tipoteca; qui ogni autore passava in cinque spazi diversi presentato da un giovane partecipante o ex vincitore del Campiello Giovani.

Un format vincente che purtroppo ha lasciato il posto ad un’unica e comune presentazione. Qui nella sala conferenze non si sente più l’odore di inchiostro, non si possono vedere le vecchie linotype o macchine a stampa che fanno parte della collezione Antiga e del Museo del carattere tipografico e della stampa. In sala, comunque, tutti sono affascinati dall’elegante presentazione da parte della giornalista Federica Augusta Rossi, che prende la parola dopo la breve introduzione della padrona di casa.


In fila indiana gli autori salgono sul palco e si accomodano sulle poltrone a loro riservate. La moderatrice al centro fa due giri di domande: si tratta più di un dialogo sul testo, senza “spoilerare” nulla, ma anzi suggerendo ai presenti più di un motivo di lettura.

A sinistra sta Michele Mari che esordisce con una serie di citazioni dal suo volume, titoli di libri e romanzi, oggetti che si accumulano, nomi di cose che il protagonista tiene accanto a sé. Quello che Nicola Cosentino ha definito nel Corriere della sera “Un po’ thriller metafisico, un po’ horror filologico, un po’ commedia grottesca”. Un romanzo, Locus Desperatus che destabilizza e mette in gioco l’idea stessa del nostro io più profondo.

È la volta poi de “Il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini (Marsilio) la cui protagonista è una donna: la sua concezione di vita è improntata al più cupo pessimismo. Lei non crede nell’amicizia, nell’amore, nella solidarietà. E’ la figura della madre dell’autore, per sua stessa ammissione: e quindi nel romanzo Franchini si racconta bambino e adolescente, turbato dalla figura inquietante di una madre poco materna o materna a suo modo.


Eccoci poi all’unica autrice finalista, Federica Manzon, con il suo “Alma” pubblicato da Feltrinelli, racconta il ritorno a Trieste della protagonista, che è ormai una donna matura, per cercare Vili, il coetaneo che è cresciuto a casa sua da quando avevano dieci anni e a cui suo padre, prima di morire, ha affidato qualcosa per lei. Una storia ambientata a Trieste anche se il nome di questa città viene citato solo una volta nel romanzo.

A concludere il giro di interviste è Vanni Santoni, qui per promuovere il suo “Dilaga dovunque” ambientato a Barcellona: la protagonista, Cristiana, nonostante la sua età, si unisce a un gruppo di ragazzi con bombolette spray diretti ai treni della metropolitana. Attraverso i suoi ricordi e le sue ricostruzioni, parte una sorta di storia della street art, che in parte è la storia dell’io narrante.


La sala ora è gremita, la temperatura è salita e si va verso la fine. Gli autori restano per il firmacopie e gli ospiti scendono al fresco della notte, limpida e dall’aria frizzante della pedemontana. Ora attendiamo il ritorno del carrozzone delle presentazioni il 24 luglio a Folgaria e il giorno seguente ad Asiago. Immancabile l’appuntamento alla Fenice.