Tra i premi dedicati all’arte del costruire di riconosciuto valore, il Dedalo Minosse si qualifica sempre distinguendosi per originalità, incisività, motivazioni e crescente diffusione nel mondo. Istituito nel 1997 da un gruppo di architetti vicentini, è l’unico riconoscimento al committente (sia persona, società, ente pubblico o privato) che, investendo risorse nella ricerca all’insegna della qualità, abbia realizzato un’opera negli ultimi cinque anni in luoghi dell’abitare, della cultura, lavoro, interventi urbani o sul paesaggio.

Sabato 11 ottobre s’è celebrata alla grande la XIII edizione al Teatro Olimpico di Vicenza alla presenza delle autorità deputate, con gli interventi di personalità mondiali del settore, di chi rappresenta il Premio fondato e promosso da Ala Associazione Architetti e ingegneri, e di chi l’ha sostenuto.

Emozionante la lettura del verdetto che assegna il Dedalo Minosse 2025 a Jerry Inzerrillo, Group CEO di Diriyah Company e all’architetto progettista Amedeo Schiattarella di Schiattarella Associati S.r.l per l’opera “Diriyah Art Futures” realizzata a Riyadh in Arabia Saudita. Opera riconosciuta anche con il Premio Speciale Marmomac.

Dopo la cerimonia con gli altri lusinghieri riconoscimenti, gli intervenuti si sono trasferiti in Basilica Palladiana per ammirare i lavori prescelti esposti fino al 2 novembre. Dei 400 candidati, 70 i progetti selezionati e 25 i premiati. Tra questi, oltre gli italiani, ci sono vincitori dal Giappone, Colombia, Ghana, Arabia Saudita, Stati Uniti. L’autorevole Giuria è presieduta quest’anno dall’imprenditrice sociale Veronica Marzotto e i premi consistono in targhe d’argento, su disegno del designer Bob Noorda, consegnate a committente e architetto.
Anima del Premio che ha cadenza biennale, è lo studio Gabbiani (Bruno Gabbiani presiede Ala Assoarchitetti & ingegneri autori del Premio) e Marcella Gabbiani che il Premio dirige, dichiara che questa edizione s’apre sotto il segno dell’espansione in tutte le sue dimensioni: più giovani, più donne, paesi coinvolti, sostenitori. Un buon auspicio per un futuro dove architettura e committenza siano sempre più promotori di creatività e proficui confronti.
Fra gli interventi, incisivo Carlo Ratti, accademico al Politecnico di Milano e curatore della recente Biennale di Architettura ammirato per come Dedalo Minosse abbia visto nel committente una figura fondamentale nel passato ma ancor più oggi, in un momento di ridefinizione di un’architettura pensata quale costruzione condivisa di un mondo comune e non come la visione isolata di un genio. Una idea fondativa dei progetti emersi tra cui la ricostruzione in Agadir Marocco della cittadella terremotata dove d’intesa con i familiari di chi era morto sotto le macerie, è realizzato un parco sopraelevato che ripercorre gli antichi vicoli.
Da citare due premiati del vicentino: la Galleria d’Arte Atipografia di Arzignano, committente Elena Dal Molin (Studio AMAA di Galiotto e Rampazzo), e la sede rigenerata della Salvagnini a Sarego, progetto di Traverso-Vighy. Notevoli per originalità e valore di contenuti pure le due mostre d’arte: l’omaggio al docente alla Sapienza Luigi Pellegrin nel centenario della nascita; e “Mater Materia” del collettivo di 9 artiste che si confrontano sul rapporto tra naturale e artificiale. Una sezione di cui è responsabile e curatore l’architetto Fortunato d’Amico, che da sempre affianca il Premio contribuendo al suo crescente reiterato consenso in tutto il mondo.
Articolo a cura di Marica Rossi