Quest’anno le feste nazionali si celebrano sottotono o non si celebrano. E i santi patroni? Anche questi restano in silenzio nelle chiese e sugli altari. E feste ed eventi che ruotavano di solito intorno alla loro ricorrenza, quest’anno, a causa del Coronavirus non si fanno. La nostra regione, il Veneto, conta oltre 500 Pro Loco su 563. Migliaia di volontari nei comuni danno un solido contributo all’organizzazione di eventi che ruotano intorno a sagre o fiere e richiamano persone di ogni età e fascia sociale. In questo 2020 però la pandemia e il conseguente lockdown hanno spento le luci di giostre e giostrine, di mercatini, feste dei fiori o della polenta, del vin brulè o della corsa dei sacchi. Come non bastasse anche le feste della ciliegia o della fragola, dell’asparago, del radicchio o dei fagioli hanno chiuso i battenti.
Anche nella Fase 2 sarà impossibile stare insieme per il santo patrono. Allora ci si chiede che cosa ne sarà delle Pro Loco, le associazioni locali, nate con scopi di promozione e sviluppo del territorio? Chiuderanno? o troveranno altra vitalità? continueranno a sopravvivere come hanno fatto sinora, sulla base dei loro volontari sempre generosi e fattivi?
Ma andiamo con ordine: la fiera non è la sagra, anche se talvolta noi Veneti usiamo i due termini indifferentemente. La fiera di solito indica un grande incontro mercantile: le fiere sono nate in tempi remotissimi. Infatti sin dal Medioevo le fiere si svolgevano nel corso di feste locali e i governanti concedevano l’esenzione da dazi e gabelle, rendendo così più convenienti i prezzi delle merci vendute. Questo creava l’afflusso di compratori anche dai paesi vicini, attratti dalla possibilità di risparmiare. Ancora oggi le Fiere di paese consentono di trovare buone merci o prodotti a prezzo conveniente e se si tratta di prodotti edibili essi sono a km zero o a filiera corta. I prezzi poi sono stracciati e convenienti.
Poi ci sono le fiere nazionali o internazionali ovvero veri e propri happening su scala nazionale o internazionale con stand e corner di presentazione, promozione e vendita di prodotti o servizi. Tra le tante, ricordiamo le fiere del turismo che in Veneto costituisce una voce consistente se non predominante degli introiti.
Tra le Fiere più antiche in Veneto è da segnalare l’Antica fiera dei Mussi di Trebaseleghe, risalente al 1184 e che si tiene i primi di settembre. O la Fieracavalli che è un’esposizione fieristica dedicata ai cavalli e all’equitazione che si svolge a Verona con cadenza annuale dal lontano 1898.
Innumerevoli quelle tipiche di questo periodo dell’anno: il VINITALY- “Salone internazionale del vino e dei distillati” ( la cui 54° edizione è stata rinviata al 2021, dal 18 al 21 aprile); SOL & AGRIFOOD – “Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità”, ENOLITECH – “Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle tecniche olivicole ed olearie”, VERONA MINERAL SHOW GEO BUSINESS – “ Fiera internazionale di minerali, fossili e preziosi”, VERONA LEGEND CARS – “Fiera delle auto d’epoca”.
E le sagre? Per l’origine di questa parola si deve scomodare addirittura il latino, l’aggettivo sacer, sacra, sacrum cioè sacro e si intende una festa popolare di carattere locale e cadenza annuale, nascendo tradizionalmente da una festa religiosa, in occasione di una consacrazione o per commemorare un santo, ma anche per festeggiare il raccolto o promuovere un prodotto enogastronomico locale. Durante una sagra hanno luogo la fiera locale, il mercato con bancarelle di vendita e vari festeggiamenti. Immancabili poi gli stand con le costicine, la polenta, i risi e bisi o altri piatti tipici veneti da innaffiare con vino locale. Non dimentichiamo che in Veneto far sagra significa anche far festa.
Parole che in questa fase di quarantena sono bandite.
Anche se si connota originariamente per la dimensione religiosa, la sagra è nata come momento di comunione tra uomini e sacro. Le feste popolari e le sagre dell’antichità venivano celebrate davanti ai templi o, in epoca cristiana, alle chiese. Da ciò deriva il termine sagrato delle chiese.
Se gli adulti partecipano alle sagre per acquistare prodotti a prezzi convenienti o per fare lo struscio, i piccoli invece vanno per divertirsi tra giostre e giostrine; a volte vere e proprie macchine tecnologiche per divertirsi in sicurezza vivendo qualche brivido di paura. Quasi sempre infatti, in occasione della festa del santo patrono arrivano le giostre in posti ad esse deputati: piazze o piazzali, parchi o grandi aree all’aperto. Momenti di distrazione per un week end di gioia e risate.
Ne avremmo davvero bisogno adesso dopo oltre un mese di quarantena. Ci auguriamo che si possano riaprire a breve.