"Ai Colli"? sì, ma a teatro

"Ai Colli"? sì, ma a teatro

Funeral home o funeral house: l’ennesima espressione che viene dal mondo anglosassone? Sì, perché la funeral house/home non è altro che la vecchia camera mortuaria. Con questa premessa pare impossibile riderne e scherzarci. Eppure ci riesce la coppia di attori oramai nota al grande pubblico: Giacomo Poretti e la moglie Daniela Cristofori. Lui è noto al grande pubblico perché dal 1991 ha calcato molti palcoscenici, set cinematografici e locali di cabaret con gli amici Aldo Baglio e Giovanni Storti, dando vita al celeberrimo trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”.

Il tema della pièce “Funeral home” è evidentemente di attualità, vista la ricorrenza di ognissanti e il rispolvero in questi giorni di tombe, cimiteri e corone di fiori… Ma come si riesce a scrivere la drammaturgia di una commedia divertente il cui tema protagonista è la morte? Non è facile farlo soprattutto con una delicata comicità che fa sorridere e, talvolta, ridere.
La coppia agée è costituita da Rita, una lei che incarna una moderna Santippe (= la moglie del filosofo Socrate, vecchie e brontolona) e un lui, Ambrogio, che di milanese ha oltre al nome, il carattere, le battute e i modi di dire. I due si recano al funerale di un amico in una “Funeral Home”. Sin dalla prima scena su cui si apre il sipario in auto sottocasa e poi per le vie della città, i due litigano senza tregua anche per un nonnulla. I rimproveri di “lei” contro un “lui” sciatto e ritardatario, in abiti inadatti ad un funerale.
Litigi e bisticci caratterizzano tutta l’opera che si protrae per circa 80’ tra risate e battute sulla vita e la morte. Ambrogio soffre tutti i deliri della società odierna: il suo desiderio di eternizzarsi facendosi ibernare è specchio del narcisismo odierno che spinge i singoli a sentirsi eterni e, addirittura, eternamente giovani.


Tra una risata e l’altra, infatti, è toccato anche l’argomento dell’aldilà e della resurrezione delle anime: come faranno a ricongiungersi le persone che si sono amate in vita? Ci si reincarnerà nel proprio corpo giovane o già malandato e afflitto dagli acciacchi della vecchiaia? E’ Rita il personaggio che spinge lo spettatore a riflettere oltre la facile reazione del sorriso alle battute di Ambrogio. A queste Giacomo Poretti accompagna una mimica forse talvolta un po’ troppo prevedibile fatta di ammiccamenti e riferimenti al corpo, come nella tradizione del cabaret più “pop”. E’ lo stile che piace al grande pubblico che lo ha ammirato in Tv e al cinema. Chi non ricorda le battute in “Tre uomini e una gamba” o “Chiedimi se sono felice” tanto per citare solo qualche titolo?

La Compagnia de Gli Incamminati con la collaborazione di Stivalaccio Teatro ha dato due repliche (il 27 e 28 ottobre) che hanno fatto il tutto esaurito presso il Teatro Ai Colli di via Monte Lozzo a Padova. Due serate che hanno portato in sala un folto pubblico, finalmente libero di tornare a teatro senza distanziamenti. Del resto la commedia – che ha visto il suo primo esordio nel dicembre del 2021 – ha riscosso già grande successo su altri palcoscenici.

Allo spettatore dalla risata facile e liberatoria che va a teatro per sorridere resta il sapore dolce di una serata diversa utile a interrompere la routine della quotidianità. A chi invece voglia riflettere dopo lo spettacolo resta un ampio ventaglio di spunti per meditare sull’esistenza sin troppo breve dell’uomo e – perché no – anche sulla coppia marito/moglie: pare suggerirlo anche il regista Marco Zoppello che indugia soprattutto nella seconda parte su questi argomenti.
La scenografia essenziale e candida con profili segnati di nero è di Stefano Zullo: pur con pochissimi mezzi lascia intendere e immaginare secondo quella finzione che è propria da sempre del teatro, quella di farci immaginare ciò che le parole raccontano. Musiche originali di Giovanni Frison, luci di Matteo Pozzobon.

A fine spettacolo applausi e chiamate degli attori sul proscenio.

Il prossimo appuntamento presso il Teatro ai Colli è con la commedia “Non ti pago” l’11 e il 12 novembre.