Musso e polenta non possono mancare tra i nostri piatti berici, ricordo che fin da giovane, quando si decideva di mangiare il Musso si veniva in questa zona.
Da fuori il locale è veramente insignificante e l’ingresso con il bar ti fa pensare alla classica “stamberga” campagnola, nella accezione nostrana di vecchio bar scuro e poco curato, ma appena accedo alla sala da pranzo, celata dietro una porta a vetri satinati, tutto cambia, una sala da pranzo candida con tavoli e sedie coperti da tovagliato e copri sedie avorio, molto accogliente. Certo, stiamo par Musso lando di una pizzerie/trattoria ma si avverte nell’aria la voglia di crescere e migliorare. Scopro, infatti, che tra le offerte della pizzeria ci sono delle pizze gourmet e colgo l’occasione per scoprirne una che per l’occasione mi viene preparata per tre spicchi con buttata e baccalà alla vicentina e tre con rucola, bufala, carpaccio di manzo, grana a scaglie e glassa di aceto balsamico.
Il tutto parte da una pizza scrocchiarella, la “scrocchiarella” è soffice e croccante allo stesso tempo, e diventa un’ottima base per diverse farciture. Su questa base possiamo collocare porzioni delle nostre migliori ricette di cucina facendo attenzione nel creare un bel piatto dal punto di vista visivo e un buon abbinamento di sapori dal punto di vista gustativo utilizzando solo i migliori ingredienti (da qui il termine gourmet). Un’occasione insomma per assaggiare le specialità della cucina unite all’abilità del pizzaiolo.
Consumare carne equina non è certo una cosa primordiale e sembra che in Veneto tale abitudine sia iniziata nel periodo degli ostrogoti a Verona. Si narra, infatti, che il responsabile di questo, che per alcuni è un vero “misfatto” gastronomico, che Teodorico, re degli Ostrogoti, soggiornasse spesso nei pressi di Verona. Qui sostenne una sanguinosa battaglia contro Odoacre, re degli Eruli. Dopo la vittoria Teodorico autorizzò i veronesi a festeggiare con la carne dei cavalli uccisi in battaglia. La carne venne cucinata, per ovvi motivi, con molto vino rosso, cipolla, altre verdure e spezie. La carne così preparata è diventata la famosa “Pastissada de caval” uno dei piatti tipici della cucina veronese. L’uso della carne equina si diffuse in tutto il Veneto e anche nel vicino mantovano. In seguito il popolo iniziò ad usare anche la carne di asino, che noi veneti chiamiamo musso. Si utilizzavano asini molto vecchi, a fine carriera, per cui la cottura era lunghissima. Tagliata in piccolo pezzi, affogata nel vino e insaporita da lardo, verdure, chiodi di garofano, cannella e molto rosmarino, la carne diventava tenerissima, grazie alle molte ore passate a pipare sulla piastra della cucina economica. Dopo la scoperta dell’America ad accompagnare questo intingolo arrivò la polenta. “Polenta e musso” è uno dei nostri piatti preferiti, soprattutto nelle feste di paese e nelle nebbiose sere d’autunno, davanti al camino acceso e con un buon bicchiere di vino in mano.
Qui, alla trattoria Diana lo preparano molto bene, le porzioni sono abbondanti, circa due etti e mezzo a porzione e, la presentazione è piacevole e raffinata. Il profumo, donato dal vino rosso in cottura, la dolcezza tipica della carne equina “domata” dal trito di sedano, cipolla e carota che diventano la deliziosa salsa che avvolge questi piccoli quadretti di carne, ulteriormente insaporiti dal lardo e dalle spezie, rendono questo piatto, un gustoso secondo. La polenta grigliata lo accompagna egregiamente e dona al palato quel piacevole contrasto di consistenza che dona ai nostri sensi gradevoli emozioni sensoriali. Qui interviene il nostro bicchiere di vino rosso, rinfresca la bocca e con la sua astringenza, tipica del tannino contenuto, la pulisce e la prepara al nuovo boccone.