A Palazzo Montanari la mostra "La caduta degli Angeli ribelli. Giuseppe Bertos"

A Palazzo Montanari la mostra "La caduta degli Angeli ribelli. Giuseppe Bertos"

Festa d’argento a Vicenza per Palazzo Leoni Montanari che celebra il venticinquesimo come sede di “Gallerie d’Italia”, primo museo di Banca Intesa, con una mostra straordinaria.

Va detto che basterebbe la magnificenza dell’edificio ad attirare gli appassionati d’arte da tutto il mondo perché autentico gioiello d’architettura barocca, e perché unico dei palazzi di terra berica a non paludarsi dell’aura palladiana vantando perciò un look che brilla di luce propria. La premessa era d’obbligo, ma lo è altrettanto il sottolineare la singolarità dell’operazione che ha condotto alla presente rassegna che è un omaggio alla scultura di proprietà “La Caduta degli Angeli Ribelli”. Protagonista assoluto della mostra che rimane fino al 9 febbraio è infatti questo capolavoro di Francesco Bertos.


A ribadirlo è il titolo stesso “La caduta degli angeli ribelli. Giuseppe Bertos”, che vede al suo centro la spettacolare creazione in marmo di recente attribuzione all’autore, grandissimo vanto della collezione Intesa San Paolo. L’opera sta esposta in permanenza al primo piano del Palazzo in una sala dedicata pensata dal lighting Pietro Palladino che con un originale e sofisticato sistema di illuminazione esalta il talento tecnico e artistico dello scultore amplificandone la narrazione.

È un’invenzione statuaria a forma di piramide 168x80x81cm datata tre secoli fa. Un lavoro costituito da sessanta figure perfettamente rifinite in ogni dettaglio, scolpite in un unico blocco di marmo di Carrara. Un prodigio di bellezza di tale acrobatica esecuzione da creare il sospetto dell’aiuto di satana negli Inquisitori del tempo. Attorno a questo marmo scolpito come una trina d’autore ruota tutto il percorso espositivo ricco di 40 opere che provengono da collezioni prestigiosissime tra cui da Palazzo Madama e Palazzo Reale di Torino, Museo di Palazzo Rezzonico di Venezia, Gli Uffizi di Firenze, il Museo Nazionale di Versailles, la Fondazione Querini Stampalia di Venezia, il Museo Civico di Palazzo Chiericati, la Biblioteca Universitaria di Padova.

Una dovizia volta a far conoscer come merita l’artista. Si tratta di ulteriori capolavori di Bertos, di opere dei suoi antecedenti, di alcuni suoi emuli, di altri scultori coevi, di epigoni (come i ceramisti di Nove) e di varie immagini dei suoi committenti ritratti nei quadri nella sala dedicata. Un tutto che riconduce alla fortuna critica del capolavoro, sempre e ovunque di grande appeal ma con il colpo d’ala in occasione del prestito alle Scuderie del Quirinale per la mostra “Inferno” nella celebrazione dantesca del 2021-2022.

In tale contesto Monica de Vincenti e Simone Guerriero seppero riattribuire il capolavoro allo scultore Francesco Bertos anziché al padovano Agostino Fasolato ritenuto prima l’autore. Al ritorno dell’opera nella nostra città “Le Gallerie d’Italia” di Vicenza hanno optato per un allestimento ad hoc come sopra s’è detto, coronandolo dello spazio affiancato che ne illustra la genesi con riproduzioni tattili (fruibili pure da persone con disabilità visiva), un video, un’intervista (pure in linguaggio LIS) alla già menzionata Monica De Vincenti e il racconto visivo della trasposizione in 3D della scultura. Tornando al capolavoro che non sfuggì all’ammirazione del grande Canova, colpisce al suo vertice la postura dell’arcangelo Michele.

L’invitto sta con le ali spiegate, la spada, lo scudo, segni della potenza del messaggio divino, antitetico all’indomito Lucifero, i cui piedi sulle spalancate fauci del drago infernale fanno da base alla scultura. Lo spazio tra i due è per tutte le altre figure, tra cui gli angeli non ancora trasformati in demoni, l’un l’altro aggrappati per sfuggire alla caduta.

L’opera commissionata dal nobile padovano Trento per la nomina del figlio a Cavaliere di Malta passò in eredità ai Papafava, che la cedettero alla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo divenendo infine proprietà di Intesa Sanpaolo che l’ha dotata del nuovo allestimento illuminotecnico prima descritto inaugurato il giugno scorso con la presenza di Neri Marcorè.

Nel percorso, oltre a pregevoli ulteriori lavori scultorei di Bertos, si incontrano (tra gli altri) quelli del veneziano Giovanni Bonazza, del fiorentino Giovanni Battista Foggini e del fiammingo Giambologna. In mostra anche una selezione di dipinti di autori quali Giovanni Antonio Fumiani, Andrea Commodi, Antonio Bellucci, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni, Giovanni Antonio Guardi e Giambattista Tiepolo, importanti di suo e pure utili a ricreare l’universo figurativo in cui Bertos si mosse.

Michele Coppola executive director Arte Cultura Intesa Sanpaolo visibilmente compiaciuto il dieci ottobre al taglio del nostro ha espresso il suo grazie ai curatori Fernando Mazzocca e Monica De Vincenti per l’opera profusa negli approfondimenti e per la scelta dei prestiti approdando ad una mostra preziosa per la riscoperta del grande maestro e degli autori che vi si sono ispirati.

Articolo di Marica Rossi