Non c’è da stupirsi se il nuovo progetto di Marinela Ardelean – proposto dalla trevigiana Antiga Edizioni – si preannuncia già un successo. In seguito al primo testo “50 Vini di Romania incontrano 50 piatti italiani d’eccellenza”, dopo un lungo lavoro di squadra culminato con l’incontro svoltosi a presso l’istituto di ricerca umanistica romeno di Venezia, è stato infatti presentato il secondo volume. Aggiornato e avvalorato con l’intento di far conoscere non solo il vino ma anche le tipicità della cucina romena, “50 vini e 50 pietanze romene” rappresenta un unicum nella cultura di una terra che mai come adesso crede nelle sue capacità imprenditoriali e nella sua cultura millenaria.
Conosciamo Marinela Ardelean, esperta di vini, distillati e food influencer…
Riuscire ad emergere in contesti tipicamente riservati agli uomini, come ad esempio il mondo legato all’enologia, rappresenta una sfida personale e identitaria che per Marinela si può dire riuscita a pieno. Non è un caso se dalle sue parole e si riesce a percepire l’orgoglio dell’impresa:
«Dieci anni fa – spiega Ardelean – pubblicavo il mio primo libro in Italia, un Paese che rappresenta per me l’essenza dell’enogastronomia mondiale. All’epoca, il mio obiettivo era quello di creare un dialogo unico tra i vini rumeni e la cucina italiana, mentre oggi, con grande emozione, presento una nuova tappa di questo percorso: una raccolta che abbina vini rumeni a piatti della tradizione rumena. Un vero e proprio omaggio ai vini della mia terra, ma anche un passo importante per promuovere la Romania».
Nel suo nuovo libro Marinela Ardelean non si è limitata a selezionare i vini in modo da riflettere tanto la grande ricchezza delle varietà autoctone romene, ma include anche un capitolo dedicato a dodici destinazioni prettamente enoturistiche in Romania; luoghi spesso sconosciuti al grande turismo, ma che celano preziose peculiarità, e nei quali si narrano la storia e la tradizione del vino romeno. Un volume che, dati alla mano, anticipa la Romania del futuro, una terra che comprende a pieno le sue possibilità dal punto di vista enogastronomico e non teme il confronto con altre nazioni.
«Se dieci anni fa – conclude Ardelean – parlavamo di una rinascita del vino rumeno, oggi possiamo parlare di una sua maturazione: un settore in piena evoluzione, con produttori sempre più impegnati a prepararsi per affrontare le sfide dell’export. Sebbene oltre il 90% del vino imbottigliato in Romania sia ancora consumato localmente, questa realtà sta cambiando. Un numero crescente di produttori investe oggi con determinazione per portare i propri vini oltre i confini nazionali».
…e gli imprenditori italiani che hanno deciso di investire in Romania!
Lingua latina, cultura millenaria, terra fertile, in poche parole: radici comuni. Non è un caso se, negli ultimi anni, molti imprenditori italiani si siano trasferiti in Romania con l’obiettivo di portare il sapere, la tecnologia e l’abilità manuali in terre ancora sconosciute al grande pubblico, ma con grandi potenzialità. Uno degli esempi meglio riusciti, che non poteva mancare nel volume di Marinela, è la cantina “La Sapata”:
«Siamo orgogliosi – spiega, ad esempio, Roberto Di Filippo, enologo e comproprietario dell’azienda La Sapata – di essere inclusi negli abbinamenti enogastronomici proposti da Marinela Ardelean; per noi rappresenta un importante riconoscimento al lavoro iniziato 15 anni fa, nella selvaggia quanto affascinante terra Dobrogeana. Abbiamo realizzato questo progetto nel rispetto etico ed ambientale di persone e territorio. Fin dall’inizio, la nostra agricoltura è stata certificata biologica e, nel tempo, abbiamo instaurato ottimi rapporti con gli abitanti di Somova e le amministrazioni locali che ci hanno supportato nel corso degli anni. Ringraziamo Marinela, l’Ambasciata Romena e l’Istituto di Cultura Romena per darci l’opportunità di presentare la nostra Băbeasca Rosè che, con la sua eleganza e mineralità, ben rappresenta il territorio da cui proviene”.
Una storia che, inevitabilmente, non solo si lega alle capacità di fare impresa del singolo, ma di entrare in contatto – e di conseguenza farsi accettare – con una società diversa rispetto a quella italiana. Valorizzare la cultura locale facendo conoscere i suoi punti di forza rappresenta un’ulteriore presa di coscienza, in quanto, rispetto al passato, si tende a valutare l’intero processo produttivo mettendo sullo stesso piano l’uomo e il vino. Un grande obiettivo, che richiede anni di duro lavoro per attuarlo a pieno, ma che sta iniziando finalmente a dare i suoi frutti.