Sono tornati, proprio oggi è possibile rivedere bancarelle e mercatini di bric è brac e di oggettistica d’antiquariato
Ma cosa vuol dire bric-à-brac? Il termine è di origine francese ed è stato usato per la prima volta in era vittoriana.
Dal Vocabolario Treccani: bric-à-brac ‹brik a brak› s. m., fr. [voce onomatopeica]. – Roba vecchia, cianfrusaglie, oggetti riuniti a caso e spesso destinati a esser rivenduti. Anche per definire l’aspetto di stanze, di case arredate con mobili e oggetti eterogenei, con gusto estetizzante o decadente: il bric–à–brac di certi interni dannunziani.
Indica tutti quegli oggetti che possiamo acquistare di seconda mano quali tazzine, vasi, fiori di cera, statuine, miniature, vecchie foto ecc. Il bric-à-brac al giorno d’oggi si riferisce a una selezione di articoli di basso valore. Ma, come si sa, nel fango si possono trovare delle perle.
A parte le battute e i modi di dire, in questi giorni sono ripartiti i mercatini e molti di noi tornano a frequentarli per trovare l’oggetto del desiderio o, più semplicemente, il piattino che ci manca per completare la collezione o il copricuscino della nonna con trine e ricami che si abbina perfettamente alla tappezzeria del divano.
Tra gli stand è possibile trovare bicchieri e caraffe in cristallo di Boemia, vassoi e posate d argento, pizzi e merletti antichi, monete e francobolli rari, mobili e sedie d’epoca, tavoli del ‘700 intarsiati, cassapanche, quadri, oggettistica
in ceramica e porcellana, libri rari non più in commercio, stampe antiche.
Per i nostalgici della nostra civiltà contadina oggetti in rame come paioli, pentole e cuccume.
Si trova di tutto nei “mercatini”.
Si usano chiamare così infatti come ad indicare un vezzeggiativo affettuoso. Anche noi, da semplici e saltuari avventori, ci siamo fidelizzati e trasformati in amici dei rivenditori. Rivedersi dopo mesi di chiusure e lockdown diviene un piacere e un’occasione per scambiare due chiacchiere o sottrarre il venditore alla bancarella per bere un caffè o un aperitivo.
Dopo l’emergenza Covid-19 si cerca di tornare alla normalità anche nelle piazze. Questo w-e i mercatini in Veneto sono tanti.
Tra i più noti e frequentati ci sono Cittadella che dentro le splendide mura racchiude circa 80 espositori. Ricordiamo anche quelli nella bassa padovana: Este che accoglie nella Piazza Maggiore una cinquantina di espositori e Montagnana (PD) con circa 80. Più o meno della stessa entità anche i mercatini di Mirano in Piazza Martiri e limitrofi con 70 espositori.
Padova ha il suo mercatino in Prato della Valle, una location come si usa dire oggi, di alto profilo storico e artistico. Altrettanto vale per il mercatino di Soave (VR) che si tiene in corso Vittorio Emanuele e che ha circa 120 espositori: dopo gli acquisti al mercato, raccomandiamo la visita del castello con una splendida passeggiata nel verde.
Chi invece volesse spingersi verso la montagna, ma senza percorrere troppi km o tornanti, può fermarsi ad Asiago che offre un mercato di 90 espositori tra Via Trento e Trieste.
Vogliamo proprio il massimo? desideriamo perderci nel dedalo delle offerte tra cera
miche, mobili d’epoca o quadri antichi? Allora andiamo a Godega di Sant’Urbano, in provincia di Treviso: il mercatino qui ha addirittura 230 espositori.
Esso risale alla seconda metà degli anni ’80. E’ punto di riferimento importante per gli antiquari che giungono qui anche da fuori provincia o regione e per gli amanti degli oggetti antichi. Vi si possono trovare rarità o idee originali per un regalo.
Oramai in tutti questi mercatini si possono trovare anche bancarelle e stand dal sapore più esotico, con oggetti etnici o di origine e stile orientali: soprammobili in legno pregiato, teiere in porcellana cinese, statuette di giada.
Nelle prime ore del mattino sono meno frequentati. Il pubblico di avventori diviene più numeroso nel pomeriggio. L’ideale è farsi un giretto in pausa pranzo così si evitano gli “assembramenti” vietati in questo periodo e poco apprezzabili con le temperature di giugno.
Per completare piacevolmente la visita si può fare uno spuntino negli stand di ristorazione che non mancano mai: un sandwich o un gelato rinfrescante per assicurarsi nuova energia e ricominciare il giro delle bancarelle.
Non scordiamo che l’ora di chiusura è in genere alle 20.00.
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