Nate e plasmate dai vulcani, vestite di una natura lussureggiante, circondate dall’oceano, le Azzorre sono uno dei gioielli naturali più belli al mondo. Nove isole portoghesi simili ma ciascuna con caratteristiche diverse, da conoscere soprattutto camminandoci dentro, scoprendo da vicino la sua vegetazione lussureggiante, con fiori e piante spettacolari, i suoi laghi vulcanici, le cascate dalla bellezza mozzafiato.
Sao Miguel, Santa Maria, Pico, Sao Jorge, Faial, Graciosa, Terceira, Flores e Corvo non si possono visitare in un’unica soluzione. Da un lato perché le distanze tra i gruppi di isole sono notevoli (e spesso serve l’aereo), dall’altro perché le condizioni atmosferiche qui cambiano in fretta e con esse anche i programmi di visita. Meglio, perciò, concentrarsi su alcuni gruppi e partire all’avventura consci di dover affrontare qualche imprevisto.
Ma tant’è che anche questa mutevolezza fa parte del fascino di questi luoghi unici. Per cui il viaggiatore deve armarsi di pazienza e disponibilità e partire sapendo che potrà, in una sola giornata, scaldarsi al sole e prendersi qualche secchiata d’acqua piovana, camminare sudando e poco dopo essere rinfrescato da un bel vento corposo.
Il premio? Luoghi come l’isola di Sao Miguel, uno dei luoghi dove la natura sembra essersi scatenata in varietà di verde di colori floreali, dal blu delle ortensie, con corolle grandi come le nostre teste, al giallo degli Edichium, fiori cilindrici con pistilli rossi, che in zona chiamano fiori dello zenzero. Tutti i colori qui sono intensi, dal blu delle campanelle al rosso di piccoli fiori che spuntano in mezzo a foglie gigantesche, come enormi sono certe felci che pare spuntino direttamente dal mondo dei dinosauri, alte come alberi. A Sao Miguel a piedi si arriva al bellissimo Salto del Cabrito, una cascata con un piccolo lago dove trovare refrigerio prima di arrivare al Lagoa do fogo, un lago formatosi in una caldera vulcanica. Una veduta spettacolare come Caldeira Vehla, altro piccolo paradiso naturale frutto dell’attività vulcanica.
I vulcani alle Azzorre sono ancora attivi (a Faial l’ultima eruzione risale al 1957 e il suo ultimo vulcano è ancora intatto, nero e intrigante) e si mostrano in pozzanghere bollenti, fumarole, acque che vanno ad alimentare laghetti termali. Gli abitanti del luogo, oltre a sfruttare l’energia geotermica, sanno utilizzare benissimo i “fornelli” naturali facendo cuocere carni e verdure dentro grandi pentole che vengono fatte scendere nei condotti da cui escono i vapori bollenti e lasciate lì per alcune ore. Risultato, cottura lenta e perfetta, come dimostra l’ottimo “cozido das furnas” che si gusta nei ristoranti locali. Ma c’è anche chi si diletta a cuocere le pannocchie di mais direttamente nelle pozze che ribollono nelle caldere.
A proposito di cibo. Alle Azzorre si trovano piantagioni di ogni sorta, the, caffè, ananas e molti ortaggi, frutto del lavoro di colonizzatori e appassionati botanici che qui hanno trovato il loro luogo perfetto dove vivere. Ma quello che sorprende il visitatore, l’avreste mai detto? Sono le decine di mucche al pascolo. Non a caso le Azzorre sono tra le regioni portoghesi dove si produce più latte, e anche ottimi formaggi.
E poi ci sono i vigneti, coltivati in mezzo a muretti a secco di pietra lavica per proteggerli dal vento spesso impetuoso. Poco vino ma molto buono, di gran pregio, grazie ad un terreno vulcanico e salino. Qui si gustano bianchi aromatici come il Verdelho e l’Arinto, a cui si aggiungono anche vini rossi sempre caratterizzati da una spiccata mineralità. Oggi la produzione vinicola delle Azzorre sta puntando a vini sempre più connotati in base alle caratteristiche di ciascuna isola, improntati ad una grande qualità.
Tra le attrazioni più grandi, in particolare nell’isola di Pico dominata dal suo altissimo vulcano, c’è l’osservazione delle balene che qui transitano con i loro cuccioli in certi periodi dell’anno grazie alla grande quantità di cibo e alla notevole profondità dei canali tra le varie isole. Qui i cetacei sono protetti e venerati dai naturalisti, insieme a tutto l’ecosistema marino. E anche l’avvistamento di una testa di capodoglio e della pinna di una megattera, preceduto dal classico sbuffo d’acqua, è già un’emozione grandissima. Una delle tante magie di queste isole che sanno entrare nel cuore di chi le visita per non lasciarlo più.
Articolo di Elena Cardinali