C’è un teatro di parola, uno d’azione, uno ancora di denuncia… Ma prima di tutto c’è il teatro inteso come gioco, come quello del regista e attore Mattia Berto. Il progetto ha il titolo di Giocare in campo.
Si è giocato in campo proprio la stessa domenica di dicembre della finalissima della coppa del mondo di calcio. Ma chi non si è accontentato di guardare giocare gli altri, in particolare se residente a Venezia, è sceso di persona a Giocare in Campo, in particolare in quello di San Cassian.
Tutti sappiamo che con “campo” a Venezia si intende una piazza spaziosa che si apre tra facciate di palazzi e il cui nome deriva dal fatto che nei tempi più antichi tali spazi erano dei veri e propri prati per ricavare pascolo ed erano coltivati a orto oppure, in alcuni casi, utilizzati come cimiteri.
L’ex Dominante, in questo spettacolo in Campo, diventa lo scenario, anzi il palcoscenico naturale. Il regista – infatti – compie l’operazione originale di far partecipare i cittadini, coinvolti da chi direttamente partecipa al laboratorio della sua scuola. Traendo ispirazione dal comune gioco del nascondino (chi di noi non lo conosce?), il regista veneziano Mattia Berto vuole ritrovare la propria città e interrogarsi sui suoi recenti mutamenti. Che cosa è nascosto e che cosa c’è ancora da scoprire tra i suoi rii, tra i suoi campi e campielli? Nascondino quindi come metafora di un destino incerto da scoprire, di un futuro che pare un tabù e di cui nessuno sembra voler parlare. Eppure lo fa con coraggio il regista Berto attraverso il suo teatro di cittadinanza: questo il nome dell’operazione teatrale veneziana.
Il Teatro di Cittadinanza a Venezia è un’esperienza ormai decennale. Il focus del progetto è proprio l’idea di raccontare e mappare la città, usando il teatro come incredibile motore di relazione e scoperta. In questi anni il progetto ha coinvolto botteghe, carceri, hotel, case private e spazi verdi e pubblici della città.
MATTIA BERTO è un attore, regista e direttore artistico. Gran parte della sua produzione artistica si svolge nella sua amata città: Venezia. È stato direttore artistico del Teatro Dario Fo di Camponogara e per dieci stagioni del Teatrino Groggia a Venezia. Forte in lui la convinzione che il teatro debba essere uno strumento di indagine sociale e un fatto di comunità. Uno dei suoi progetti, “Teatro in Bottega”, è andato in scena anche a Firenze e Cortina d’Ampezzo. Quest’ultimo è stato scelto da Feltrinelli per il format TV “Noi siamo cultura”, diretto dal regista Giuseppe Carieri dedicato alle eccellenze che in Italia fanno cultura dal basso. Il suo Teatro di Cittadinanza è stato scelto dal padiglione Inghilterra della Biennale Architettura 2019 con la performance “Tempesta la Resa dei conti”. Negli ultimi anni sta sperimentando con il video e girando alcuni docu-film, dalle isole della laguna alle carceri, dalla strada alle boutique delle eccellenze, non perdendo mai il suo sguardo generoso e curioso per la vita della quale è follemente innamorato.
Lo scorso 22 novembre, presso lo storico Gran Caffè Lavena in Piazza San Marco, è stato proclamato il Manifesto, al quale ha fatto seguito, presso le Procuratie Vecchie, l’evento del Gran Ballo di Cittadinanza, una festa della città. L’esperienza di teatro di comunità coinvolge persone di tutte le età, di tutti i vissuti e di tutte le estrazioni. Un collettivo sempre aperto dove tutti hanno voce, anche gli ultimi arrivati.
Tutto avviene in quella splendida Venezia dai mille colori e dai mille volti, dove tra pochi giorni si ripeterà il rito del carnevale, fatto di maschere e travestimenti. Ma ben prima di quell’occasione oramai internazionale, il teatro di cittadinanza mantiene il suo travestimento e diviene, ad uno stesso tempo, scoperta.
In questo momento storico di profonde trasformazioni, ancora una volta, l’idea di un teatro di comunità, che si interroga e condivide, sembra riuscire nell’obiettivo di tessere un’analisi lucida e limpida sui luoghi che i veneziani amano e prediligono. In una forma di utopia da sogno e di vita reale, il teatro di cittadinanza si rivela un’ottima prevenzione a ciò che Venezia può subire.
Il regista Berto ha sperimentato il format anche in altre città: tra le sue esperienze il gemellaggio con Cagliari, dove recentemente ha tenuto un workshop e costruito una performance site-specific. Il Teatro Stabile del Veneto e il Teatro Goldoni a Venezia sono una delle case del Teatro di Cittadinanza: tutti i mercoledì, infatti, 52 cittadini divisi in due gruppi, sperimentano il gioco del teatro. Il progetto continua ancora a lungo: nei prossimi mesi, fino ad aprile, i campi di Venezia saranno “abitati” da altre performance e da altri laboratori.
Mattia Berto rivela la sua originale e personalissima abilità di grande maieuta: riesce a estrarre da ogni partecipante un’idea, un suggerimento, una battuta. Parte di questo, come egli ama sottolineare, gli viene dal prezioso incontro con Maurizio Scaparro che è stato per lui un vero e proprio Maestro. Scaparro, instancabile connettore di mondi e inventore dei Carnevali della città degli anni Ottanta. In un momento storico come questo è fondamentale e importante che l’arte si faccia strumento e volano di comunità.
Un teatro da vedere, un’esperienza da vivere, una città da salvare.
Si ringrazia Giorgia Chinellato per le foto gentilmente concesse.