di Luca Paglia
Non è un caso che la manifestazione svoltasi sabato 21 maggio presso l’Antica Pieve di Santa Giustina fosse un evento molto atteso da parte della cittadinanza e dall’amministrazione comunale. Dedicato «a tutti coloro che hanno saputo distinguersi in ambito culturale e nell’operato quotidiano senza tuttavia perdere il legame con la città d’origine», il Premio Opsicella rappresenta un’occasione in cui le migliori personalità che contraddistinguono il territorio si riuniscono annualmente per condividere le loro esperienze di vita ed essere d’esempio per le future generazioni.
Opsicella: fu un eroe troiano a fondare Monselice
Un mito poco conosciuto dai monselicensi e dai turisti che vi giungono riguarda le antiche origini della città murata. Pur essendo conosciuto per la sua fiorente storia medievale, il borgo ‒ secondo la mitologia ‒ deve la sua esistenza a un guerriero troiano fuggito assieme a Enea, Antenore e pochi altri in seguito alla rovinosa caduta di Troia; il nome dell’eroe è, appunto, Opsicella. Essendo poche, forse pochissime, le città che possono vantare un’origine che si radica nelle profondità della storia classica e dell’epica greca e latina ‒ le più celebri al mondo ‒ la scelta di dare il nome del combattente in questione all’evento non appare quindi scontata. Simbolicamente, è infatti l’intraprendenza, la volontà di spingersi oltre le difficoltà quotidiane ad accomunare l’eroe troiano ai vincitori del premio e a tutti coloro che confidano nel progresso collettivo per il futuro della comunità.
Un’edizione che premia “la dedizione al lavoro”
Giunto ormai alla sua settima edizione, il Premio Opsicella 2022 ha annoverato tra i premiati alcuni cittadini simbolo della città e del nostro paese. Il celebre barbiere Attilio Gemo, simpaticamente detto “Teresa”, che per decenni si è occupato di curare le acconciature dei monselicensi; l’emergente regista Max Menghini, che grazie ai numerosi premi nazionali e internazionali ricevuti negli ultimi si sta ritagliando uno spazio sempre più ampio nel mondo del cinema; il Comandante in capo dell’Amerigo Vespucci Gianfranco Bacchi, la «nave più bella del mondo», e infine l’amatissimo parroco di Monselice Don Sandro Panizzolo, da poco defunto. Essendo personalità molto diverse tra loro, con una storia lavorativa e biografica che sarebbe complesso ripercorrere singolarmente, ritengo sia importante specificare che il “filo rosso” che collega le loro vite sia innanzitutto la volontà di prodigarsi attivamente nel migliorare la società in cui vivono mediante l’operato. Elementi che, analizzando le motivazioni che gli hanno condotti a conquistare l’ambito premio, si trovano infatti in ognuno dei loro curriculum. Con lo sguardo rivolto al prossimo anno, alla ricerca di prossimi contendenti, che fortunatamente non mancano alla città e al nostro paese, cala il sipario su un concorso che premia l’impegno e la dedizione.