San Servolo: l'isola (non più) dei matti

San Servolo: l'isola (non più) dei matti

A Venezia son mille i posti da visitare e riscoprire: isole minori o monumenti meno noti, chiese nascoste o calli secondarie. C’è un’isola che pur essendo molto prossima al centro di Venezia pochi turisti conoscono o sbarcano a visitare. È una delle isole più prossime al centro storico. Collocata alla confluenza del canale Lazzaretto nel canale di San Nicolò, si trova poco più a sud di Sant’Elena e a ovest del Lido: è l’isola di San Servolo. Qui è dagli anni Novanta del secolo scorso che l’amministrazione della provincia ha iniziato il recupero edilizio e ha fatto dell’isola un centro di promozione multiculturale. Dal 2004 la San Servolo Servizi Metropolitani di Venezia ha il compito di salvaguardare, gestire e valorizzare l’isola.

Vi è la sede della Fondazione Franca e Franco Basaglia, della Venice International Venice, del Centro di Formazione in Europrogettazione AICCRE. Inoltre l’isola vede la presenza di giovani studenti o dottorandi o in scambio internazionale. Infatti dal 2008 accoglie anche la succursale dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e dal 2012 è sede del Collegio Internazionale Ca’ Foscari. Sono state effettuate valide ristrutturazioni degli edifici e delle mura che cingono completamente l’isola, rivalutando le strutture originali ed il bel giardino, uno tra i più grandi presenti nella Laguna di Venezia. Il Centro Congressi presente a San Servolo dispone di 12 sale da 15 a 240 posti e di una struttura ricettiva con oltre 300 posti letto.

San Servolo rappresenta forse uno dei migliori esempi di come potrebbero venire utilizzate le numerose isole lagunari.

La superficie dell’Isola è di circa 5 ettari, di cui la maggior parte destinata a giardino. Quest’isola fu abitata fin dal VII secolo dai monaci benedettini che vi costruirono un convento ed una chiesa dedicata a San Servolo (in latino Servìlio), martire di Trieste. I frati rimasero nell’Isola fino al 1109. Da allora si insediarono delle suore benedettine. Dall’inizio del XVIII secolo arrivarono i Padri ospedalieri di San Giovanni di Dio e subito vi istituirono un ricovero per disabili mentali.

Inizialmente era un ricovero solo per malati appartenenti alla classe nobiliare. Entro la fine del secolo XVIII, sull’onda delle rivoluzioni borghesi e del giacobinismo egualitario, l’accesso al manicomio fu allargato a tutti. Con il nuovo secolo rimasero qui sono i malati di sesso maschile. Infatti sotto il governo degli Asburgo, nel 1834, le donne furono trasferite nella vicina isola di San Clemente. Sin dalla unificazione al Regno d’Italia(1866), la provincia di Venezia fu incaricata della gestione dell’istituto manicomiale. Nel 1932 i Manicomi Centrali veneti di San Servolo e San Clemente furono denominati Ospedali Psichiatrici.

A San Clemente, Benito Mussolini fece rinchiudere la prima moglie Ida Dalser, madre di suo figlio Benito Albino, conosciuta negli anni in cui era un giovane socialista, e che una volta arrivato al potere disconobbe, perseguitandola anche al fine di poter sposare Rachele Guidi.

Degno di essere ricordato è l’episodio dell’arresto nell’ottobre del 1944 di sei pazienti ebrei che furono deportati e assassinati dal regime nazista.

Il manicomio di San Servolo rimase aperto fino al 13 agosto 1978, quando a seguito di nuove leggi, in particolare la 180, meglio nota come legge Basaglia (dal nome dello psichiatra e neurologo veneziano Franco Basaglia), tutti gli ospedali psichiatrici vennero chiusi. Il 13 agosto 1978 l’ospedale effettivamente venne chiuso.

La Provincia di Venezia, che da allora ne ha conservato sempre la proprietà, ha avviato negli anni ’90 un imponente progetto di recupero per restituire agli edifici lo splendore originale e soprattutto per riconsegnare alla città un patrimonio culturale di enorme importanza. Oggi possiamo apprezzare anche l’antica farmacia, la biblioteca e il museo,  approfondendo la conoscenza di un aspetto poco conosciuto della storia veneziana grazie all’interessante Museo del Manicomio che racconta in modo semplice e chiaro l’approccio della medicina alla malattia mentale attraverso i secoli.

Attualmente l’Isola di San Servolo ospita anche un centro congressuale ed è sede di mostre fotografiche o di esibizioni legate alla Biennale. Solitamente agli inizi di Settembre vi si svolge il Festival Cinematografico Circuito Off, una rassegna alternativa al celebre Festival del Cinema del Lido. L’isola conserva anche opere stabili di scultori di fama internazionale quali Gianni Aricò, Chia, Kan Asuda o Pomodoro. Ma a condurci qui potrebbe essere il semplice motivo di ammirare splendidi panorami della laguna circostante.

Il museo propone un percorso attraverso la storia della cura della pazzia a Venezia negli ultimi tre secoli. Possiamo vedere catene, manette, camicie di forza e docce forzate, con cui si tenevano a bada i malati nell’800, gli strumenti per la cura della malattia mentale, come le apparecchiature per l’elettroshock, ma anche per la musicoterapia, che fu sperimentata per la prima volta a San Servolo dal direttore del manicomio Cesare Vigna, grande amico del compositore Giuseppe Verdi.

Al termine della visita é d’obbligo una passeggiata nel magnifico giardino, con la sua flora unica nel territorio veneziano e le opere d’arte contemporanea che lo costellano, rendendolo un museo a cielo aperto.

Per arrivarci, vaporetto linea 1, da San Zaccaria linea 20.