E’ uno dei più antichi del mondo: quest’anno compie ben trecento anni di età. Ce lo invidiano americani e cinesi. Vi si può bere prima di tutto un ottimo caffè e mangiare qualcosa, ascoltare bella musica e godere di una veduta unica al mondo.
E’ il Caffè Florian di Venezia, Piazza san Marco, 57. Ha finalmente riaperto questa settimana (il 12 giugno scorso) e continuerà per tutti i week end di giugno, dalle 11.30 alle 20.00. Per la riapertura completa bisognerà attendere il mese di luglio con l’afflusso – si spera – di turisti e avventori.
Un locale storico tra i pochi non solo in Italia ed Europa, ma nel mondo. Risale al 1720 quando Floriano Francesconi decise di aprire una rivendita della bevanda scura. Era il 29 dicembre. Lo chiamò “Alla Venezia trionfante” e divenne subito più noto col nome del suo proprietario, “Da Florian”. Da allora ha proseguito ininterrottamente fino ai giorni nostri la sua attività quotidiana di caffè, divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri.
Il caffè fu conosciuto in occidente grazie ai Turchi che nel 1683 abbandonarono alcuni sacchi di caffè sotto le mura della città di Vienna da loro assediata. I Viennesi si sarebbero subito appassionati di questa bevanda e avrebbero fondato il primo caffè dell’Impero Asburgico il “Zur Blauen Flasche” che risale allo stesso anno.
Gianfranco Morosini che fu ambasciatore della Serenissima a Costantinopoli, nella sua relazione “Sulla Porta Ottomana” chiama kavhe un’acqua nera eccitante che i Turchi bevevano sia per strada sia nei luoghi pubblici.
A metà del XVII secolo la bevanda si diffuse molto a Venezia dove era venduta proprio dai musulmani, tramite il loro quartiere generale che era il Fondaco dei turchi, nel sestiere di Santa Croce. Il successo fu tale che il governo veneziano si vide costretto a sospendere le licenze in venezia poiché le botteghe di rivendita erano diventate circa duecento.
“Una volta correva l’acquavite, oggi è in voga il caffè” osserva Ridolfo, il protagonista de “La bottega del caffè” scritta da Carlo Goldoni nel 1750. Personaggio ispirato forse proprio a Floriano Francesconi, fondatore del Florian. Undici anni dopo l’abate gesuita e scrittore Pietro Chiari replicò con un dramma giocoso, Il caffè di campagna.
Questo caffè calamitò subito personaggi famosi da ogni luogo. Giacomo Casanova, Carlo Goldoni, i fratelli Gozzi, Giuseppe Parini, Jean Jacques Rousseau, Charles Dickens, Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo Foscolo, Gabriele D’Annunzio, Ernest Hemingway furono assidui clienti.
I caffè nel Settecento e Ottocento divennero luoghi di ritrovo, di piacere, di discussione, di gioco. Bere il caffè era un vero e proprio rito. Eppure contro il caffè si scagliò più volte la Chiesa che lo definì “bevanda del diavolo” tentando di confinarlo ai margini della vita sociale. L’accusa era che fosse un diabolico raddoppiatore dell’io, capace di rendere vigili, troppo loquaci e disinibiti persino i caratteri più morigerati. Una leggendaria conferma arrivava dai racconti del frate maronita Antonio Fausto Nairone, teologo alla Sorbona (Parigi) fra il Sei e il Settecento. Secondo Nairone, l’arcangelo Gabriele aveva offerto il caffè al profeta Maometto, il quale dopo averlo bevuto “disarcionò in battaglia ben quaranta cavalieri e rese felici sul talamo addirittura 40 donne“
Il Caffè Florian ha subito varie trasformazioni ed è sopravvissuto a situazioni di emergenza: ricordiamo che durante l’insurrezione del 1848, capitanata da Niccolò Tommaseo e Daniele Manin, il caffè divenne un ospedale per i feriti. Ha superato innumerevoli volte l’acqua alta, compresa quella celebre del 1966 e quella più recente del 2019.
Le sale sono affrescate e ricche di stucchi: la Sala cinese, la Sala del Senato, quella delle Stagioni e quella degli Uomini Illustri. Ognuna riserve splendide sorprese e decorazioni mirabili.
Una curiosità sul personale del Florian? Le divise: lo chef de rang ha il farfallino nero, i due demichef grigio, i commis bianco. I camerieri portano la giacca bianca al mattino mentre al pomeriggio lo chef indossa il frac e gli altri dipendenti indossano la giacca nera.
Non ci resta che passare al Florian e gustarci un buon caffè.
Leave a comment