C’è una linea sottile, quasi sacra, che unisce la “Dea di Rapino” – la celebre statuetta di 25 secoli fa, simbolo della terra feconda e dei suoi doni – all’oleificio Cinosi, che dal 1963 custodisce e rinnova l’arte antica dell’olio extravergine di oliva. Siamo nella fascia pedo-montana della Majelletta, tra uliveti secolari che respirano l’aria pura della montagna e assorbono la forza di una terra generosa.

Qui, da tre generazioni – e presto quattro – la famiglia Cinosi porta avanti una tradizione fatta di rispetto, qualità e amore per l’ambiente. Antonello, il fratello Nicola, la giovane Eliana, gli altri famigliari e i collaboratori: tutti appassionati nella lavorazione al Frantoio Cinosi.
Abbiamo chiesto ad Antonello Cinosi, guida del frantoio insieme alla sua famiglia, come sia andata la raccolta e cosa ci riserverà il nuovo olio del 2025. Il suo sorriso è già una risposta, ma le parole confermano l’entusiasmo di una stagione davvero da ricordare.
“È andata molto bene”, ci racconta. “Abbiamo iniziato la molitura quindici giorni prima del solito, il 24 settembre, con il cultivar Leccino. Ora stiamo continuando con le altre varietà, ma l’annata si prospetta ottima.”

Il frantoio Cinosi lavorerà quest’anno circa 5.000 quintali di olive: numeri importanti, che testimoniano non solo una materia prima abbondante e sana, ma anche la fiducia dei tanti produttori e clienti che continuano a scegliere questa realtà.

Merito anche del nuovo impianto, tecnologicamente avanzato, che garantisce una lavorazione perfetta: le olive non attendono mai. In sole 24 ore diventano olio, senza scorte, senza compromessi, senza perdere nulla della loro freschezza. È questa la filosofia della famiglia Cinosi: trasformare subito, trasformare bene.
E com’è, allora, l’olio di quest’anno? Antonello non ha dubbi:
“Sarà un olio più dolce rispetto alle scorse annate, e sicuramente di grande qualità.”
Un profilo sensoriale che promette eleganza, equilibrio, versatilità. Un olio che parla di montagna e di sole, di tradizione e innovazione.
Rapino, intanto, continua ad attirare visitatori ed estimatori da ogni parte d’Italia. Tra questi, anche molti affezionati che arrivano dal Veneto, come Luciano Boscolo Cucco, imprenditore e dragatore, grande intenditore di pesce e grappe, amico di lunga data dell’oleificio. Ma non è solo il Veneto a scoprire il gusto della Majella: l’olio Cinosi viaggia, conquista, attraversa confini, arriva fino in Canada e in Svizzera, diventando ambasciatore autentico dell’Abruzzo buono.
In un mondo che cambia in fretta, ci sono storie che resistono, migliorano, profumano di autenticità. L’oleificio Cinosi è una di queste.
E allora, lasciatevelo dire: questo olio della Maiella va provato.
È un sorso di territorio, un racconto liquido, un gesto d’amore che arriva da lontano per parlare al presente.









