Sono andata a vedere Chioggia nei giorni scorsi per capire qualcosa dell’acqua alta e ho incontrato una coppia di chioggiotti DOC in un bar poco lontano dal lungomare: Giulia e Lucio mi raccontano la loro storia. Con loro c’è anche Martina, la loro figlia.
Lucio esce di notte per la pesca delle vongole e rientra al mattino presto quando albeggia e il sole compare all’orizzonte sul mare. Entro le 18,30 riceve il messaggio della quota da pescare, che viene comunicata alle Capitanerie. Viene deciso anche il prezzo. Esce perciò verso le 3,30 e rientra quando ha totalizzato la quota. Il quantitativo massimo giornaliero è 4,5 quintali, ma se le ordinazioni calano, diminuisce anche la quota. Suo marito, che lei chiama Lu abbreviando il suo vero nome, Lucio, ha una piccola barca per la pesca e va al largo, spingendosi oltre un terzo di miglio, che per la precisione sarebbero 617 metri dalla costa. Lucio ha due dipendenti e con loro pesca le vongole di mare o “bevarasse” da non confondere con le vongole veraci o “caparozzoli”, che si pescano in laguna.
Parla quasi sempre lei, mentre Lucio si assenta al telefono con dei clienti. Lei sta quasi sempre colla figlia Martina con la quale si è aperta un negozio di parrucchiera in piazza a Chioggia. Una vita in salita, la loro – racconta – da quando è morta la madre che le dava ogni tanto una mano in casa e oltre il resto lasciava a loro tutta la pensione che faceva comodo per arrotondare e vivere un po’ meglio, comprando anche le cose superflue per accontentare Martina. “Volevo farla studiare” – mi dice con la voce un po’ falsata dal fumo della sigaretta che si è accesa nervosamente – “ma lei si è fatta bocciare al primo anno e poi l’abbiamo messa a fare un corso di parrucchiera; ora pare contenta!” “E il negozio? Tira? Avete clienti?” – chiedo io, cercando di sciogliere la sua apprensione di madre e di portare il discorso sul lato professionale. “Sì per ora ci siamo fatte un bel giro di clienti anche perché qui ci si conosce tutte; poi d’estate lavoriamo anche con le turiste, specie quelle straniere, quelle dell’est e le russe. Gente che si accontenta di poco, un taglio una piega a 20 euro e a noi va bene così”. Entrambe hanno voglia di parlare e il tempo passa veloce: io sono venuta qui per intervistarle, ma loro mi prendono quasi come una confidente e, specie, Luisa si racconta.
Parla di quella volta che suo marito non era rientrato la mattina presto e lei si era spaventata a morte; era inverno profondo, c’era stata una nottata di pioggia ed era sola a casa, incinta di Martina all’ottavo mese. Si spaventò a morte, cominciò a chiamare la Capitaneria e gli amici e colleghi, ma nessuno rispondeva. Alla fine chiamò il 118 e si fece venire a prendere per il ricovero e fu proprio verso le 5 di mattina che nacque Martina, uno scricciolo di 3 kg ma con una voce acuta e tanta energia per piangere. Lucio aveva solo avuto un contrattempo in porto, ma nulla di che, solo che le linee erano saltate e non aveva potuto avvisarla neppure col cellulare.
E’ proprio vero che i pescatori fanno una vita durissima e meritano – in questi giorni – la bella mostra organizzata dai Musei Civici di Venezia presso il centro Candiani dal titolo “La pesca in laguna” che si chiuderà il 19 aprile del 2020. La mostra è curata da Luca Mizzan e Mauro Bon, con Nicola Novarini, Cecilia Vianello e Silvia Zampieri. Le illustrazioni sono state realizzate con la collaborazione di Luigi Divari. Sono previsti percorsi guidati gratuiti – oltre alle visite guidate e alle attività didattiche a pagamento, prenotabili in qualunque giorno. Per informazioni su prenotazioni, orari e biglietti, è bene consultare la pagina del MuV. Resta ancor oggi molto della tradizione peschereccia di un tempo e si pesca ancora oggi coi ramponi, coi parancai, si pratica la caccia volante, la pesca dei re e delle vongole. Un linguaggio arcaico spesso incomprensibile.
E con l’acqua alta? Chiedo a qualche avventore del bar: conferma che la situazione si è fatta critica con il livello record di 146 centimetri. Il centro della cittadina lagunare è stato chiuso. E quando ci sono piogge eccezionali subito il livello si alza. Ora si teme per il week end dell’8 dicembre.
E il Mose piccolo, detto anche Baby Mose? E’ attivo dal 2012. Finora ha fatto fronte a centinaia di acque alte fino al suo massimo limite di capacità che è di 130 centimetri. Sopra questo livello di marea il Baby Mose non ha efficacia ed è progettato il Sistema Mose che è in fase di realizzazione anche alla bocca di porto di Chioggia. Il Baby Mose consiste in due paratoie collocate alle estremità del canal Vena, che attraversa l’intero centro storico. In caso di acqua alta, le paratoie isolano il canale dalla laguna e impediscono che la marea, superando le rive o risalendo dai tombini, possa allagare le aree circostanti. Quando sono previste acque alte particolarmente eccezionali che superano la quota di 130 centimetri, il Baby Mose non viene azionato. Aspettiamo dicembre con ottimismo.
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