Dopo il “tutto esaurito” della scorsa domenica, anche per la prossima, il 24 aprile, presso il Museo della Padova ebraica, si propongono due visite guidate esperienziali: “Pesach – La Pasqua ebraica: sapori di libertà”.
Il Museo della Padova Ebraica, che si trova in Via delle Piazze, 26 è dedicato alla tradizione e alla cultura ebraiche, da secoli fortemente connesse con la storia e la vita della città. A volerlo è stata la Comunità ebraica padovana, con l’obiettivo di valorizzare e rendere fruibile alla cittadinanza e ai turisti un luogo particolarmente significativo e ricco di cultura. Simbolica la scelta della sede: si colloca infatti nel “ghetto” in pieno centro storico, all’interno dell’ex Sinagoga tedesca, bruciata nel 1943 per mano fascista e poi restaurata alla fine degli anni Novanta.
Nel museo sono raccolti oggetti della tradizione ebraica provenienti dalla collezione della Comunità padovana e di donatori privati, esposti a rotazione; tra questi spiccano alcuni contratti matrimoniali, candelabri, porta spezie, corone, testi di preghiera, spartiti musicali e molto altro.
Dal 24 gennaio 2019, davanti all’ingresso del Museo si trovano le “pietre d’inciampo” dedicate a Italo e Giuseppe Parenzo.
“Pietre d’inciampo” (in tedesco “Stolpersteine”) è un progetto ideato dall’artista tedesco Gunter Demnig: dal 1995 ad oggi e in tutta Europa, sono decine di migliaia le pietre incastonate sul selciato davanti alle case di ebrei deportati e morti nella shoah. Il progetto nasce dall’idea di ridare un nome a chi si voleva ridurre a numero. L’”inciampo”, dunque, dal semplice imbattersi casuale nella pietra, diventa una sosta per pensare e fare memoria. In Italia l’iniziativa è stata introdotta nel 2010 a Roma e si è estesa negli anni successivi a Genova, Livorno, Brescia, Prato, Ravenna, L’Aquila e Venezia: a Padova le prime pietre sono state posate nel 2016.
Ma torniamo alla ricorrenza di questi giorni: forse non tutti sanno che la Pesach è la cosiddetta Pasqua ebraica, la ricorrenza in cui gli ebrei ricordano la fuga dall’Egitto e la liberazione dalla schiavitù, ricorrenza che la comunità celebra durante un’intera settimana (quest’anno dal 15 al 23 aprile) con un complesso di tradizioni familiari e riti religiosi.
Il nome di Pesach indica in particolare la cena rituale celebrata nella notte fra il 14 e il 15 del mese di Nisan in ricordo di quella che aveva preceduto la liberazione dalla schiavitù in Egitto; i successivi sette giorni vengono chiamati Festa dei Pani non lievitati (o Festa dei Pani Azzimi). Questa settimana trae origine da un’antica festa per il raccolto delle prime spighe d’orzo e il loro utilizzo per preparare focacce senza lasciare il tempo necessario per il formarsi di nuovo lievito e così ottenere la fermentazione della nuova farina. La pesach, quindi, segna il principio della primavera ed è anche chiamata Chag haaviv, cioè “festa della primavera”.
La Pesach (parola ebraica tradotta letteralmente in lingua italiana con “passaggio”) viene anche detta dal popolo ebraico “Zman Cherutenu”, cioè “tempo della nostra liberazione”.
Nella visita guidata domenicale, i visitatori potranno immergersi in questa festa, tra racconti, melodie e degustazioni di cibi.
Il percorso inizierà con l’ascolto di musiche e il racconto della ritualità del Seder (in ebraico significa “ordine”), la suggestiva cena, che si tiene nelle prime due sere di Pesach, in cui in una sequenza ben precisa di cibi e preghiere vengono rievocate e discusse le fasi dell’Esodo, rileggendo l’antico testo della Haggadah. La visita prosegue con l’assaggio del pane azzimo che ricorda che gli ebrei fuggirono dall’Egitto tanto in fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane, e che è presente sulle tavole ebraiche durante l’intera settimana di Pesach. I visitatori degusteranno poi il dolce Charoseth, la cui ricetta cambia di famiglia in famiglia a seconda delle tradizioni e della provenienza geografica: si tratta di un impasto che si prepara generalmente con frutta secca, datteri, mele, vino rosso o succo d’arancia, e ricorda nella consistenza e nel colore la malta con cui gli ebrei, da schiavi, dovevano fabbricare mattoni per gli Egizi.
L’evento si conclude con la visita alla vicina Sinagoga italiana. La visita dura un’ora e mezza ed è adatta a ogni tipo di pubblico. Gli orari di inizio delle visite sono alle 11 e alle 15, previa prenotazione via mail a museo@padovaebraica.it o per telefono allo 049 661267 (dal lunedì al giovedì e la domenica dalle 9 alle 16).