Il Prosecco, la sua storia, la sua notorietà nel mondo

Il Prosecco, la sua storia, la sua notorietà nel mondo

Il vino più conosciuto al mondo

Le colline del prosecco a Valdobbiadene

Il Prosecco è un  vino DOC (Denominazione di Origine Controllata ottenuta nel 2009) prodotto in Veneto e Friuli Venezia Giulia che conquista per la sua “simpatia”, segreto del suo successo che ne fa a tutt’oggi il vino italiano più esportato all’estero. Nel 2014 abbiamo superato per vendita di bottiglie nel mondo anche i nostri “cugini” d’Oltralpe e il loro pregiatissimo Champagne.

La storia

Dal Pucino, vino osannato dal romano Plinio il Vecchio (I secolo d. C.) si è passati nel Cinquecento alla Ribolla che la città di Trieste inviava alla corte degli Asburgo e infine alla denominazione di Prosecco dalla Torre del castello di Moncolano (nei pressi di Trieste) detta anche appunto Torre di Prosecco. La prima citazione di questo celebre vino ancora con nome di “Prosecho” risale al 1593 e si deve al gentleman inglese Fynes Moryson. Il termine “Prosecco” poi così come lo conosciamo, compare per la prima volta nel poemetto Il Roccolo Ditirambo, scritto nel 1754 da Valeriano Canati sotto lo pseudonimo di Aureliano Acanti in questi versi significativi: “(…) Ed or ora immollarmi voglio il becco con quel melaromatico Prosecco….”.

Col passare dei secoli, la produzione nella zona d’origine andò scemando, mentre conobbe un sempre maggiore sviluppo proprio nelle zone della provincia di Treviso e segnatamente fra le colline di ConeglianoAsolo e Valdobbiadene. Quando si parla di Prosecco occorre quindi distinguere le seguenti aree di produzione coi relativi prodotti: Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG e Asolo Prosecco DOCG (le 2 denominazioni delle colline trevigiane) che per la tipologia spumante possono fregiarsi della menzione Superiore; Prosecco DOC (prodotto in tutto il Friuli Venezia Giulia e in 5 province del Veneto).

Il Prosecco ha conquistato il mondo ed è presente in tutti i paesi che importano vini italiani, anche nei mercati che storicamente non bevevano bianco: la Cina, per esempio, dove pure amano bere vino tiepido e il Prosecco tiepido non è proprio amato in Occidente. La “so morte” come diciamo a Nordest, è di essere bevuto fresco ad una temperatura tra i 9 e gli 11, 5 gradi.

Dalla vendita del vino sfuso alla confezione in bottiglia e, purtroppo, anche in lattina (all’estero)

Un tempo il Prosecco si vendeva sfuso, poi si è passati al vino in bottiglia e nel mercato americano si trova anche in lattina. Non occorre essere esperti enologi o sommelier per giudicare il Prosecco in lattina una vera e propria bestemmia; qualche anno fa in Germania la forte operazione commerciale che ha avuto come protagonista Paris Hilton fortunatamente fu un flop: non c’è storia, il Prosecco deve stare solo in bottiglia di vetro. Bottiglia che si può trovare nei tre formati: la mezza, da 375 ml, la bottiglia classica, di 750 ml e la Magnum, da un litro e mezzo  (quella per le grandi occasioni).

C’è chi – soprattutto a livello locale – lo preferisce sfuso a bicchiere, quello propriamente detto che sta sui 10 gradi e mezzo, chiamato anche “tranquillo” o “fermo”; per chi lo vuole con molte bollicine e con quel qualcosa di più, ecco il Prosecco Spumante con minimo 11% vol. C’è poi il Prosecco Frizzante con minimo 9% vol. Spesso noi donne vogliamo vedere le bollicine che fanno allegria e che s’intonano con la festa. Immancabile infatti per un fine cena, o cenone che sia, un bicchiere di Prosecco spumante da accompagnare ai dolci o in occasione delle Feste natalizie, al panettone o al pandoro. Ma va bene anche per una cena estiva o un aperitivo: un buon vino mette sempre un po’ di allegria.

Le imitazioni

Lo straordinario successo ottenuto dal Prosecco a partire dal secondo dopoguerra ha pure creato una serie di tentativi di imitazione: vini denominati “Prosecco” sono stati prodotti in Sudamerica (“Prosecco Garibaldi” in Brasile), in Croazia (“Prošek”), in Australia (“Prosecco Vintage”) eccetera.  E’ stata infatti necessaria la collaborazione stretta tra il Consorzio D.O.C. Prosecco, il Consorzio D.O.C.G. Asolo Prosecco e il Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco  per una sempre più serrata lotta alla contraffazione. Attività di monitoraggio internazionale, contrasto a marchi che impropriamente utilizzano il termine Prosecco con nomi imitativi-evocativi, azioni legali come quelle avviate ad esempio in Ucraina o in Moldavia; solo uno stretto coordinamento con le istituzioni italiane e internazionali ha consentito al Sistema Prosecco il raggiungimento di importanti risultati.  Molte le segnalazioni di irregolarità intercettate in Paesi quali Germania, Regno Unito, Polonia, Olanda, Austria, Irlanda, Svizzera, Croazia, Danimarca, Romania e Spagna. Le illegalità, nella maggior parte dei casi sono state riscontrate nel canale web relativamente a errata presentazione di prodotti simili o imitativi del Prosecco. Le principali difformità riguardano la vendita di “falso Prosecco alla spina”, “falso Prosecco in lattina” e “falso Prosecco rosé”.

Tutelare il nome Prosecco e le colline di produzione (candidate a Patrimonio Unesco)

Proteggere il nome Prosecco D.O.C oggi significa anche proteggere la storia e l’identità del nostro prodotto veneto: la produzione del Prosecco è parte integrante della cultura del territorio. Oggi le colline tra Conegliano e Valdobbiadene costituiscono un paesaggio esclusivo ed unico al mondo tanto da essere candidate a patrimonio dell’umanità Unesco. Tutto questo grazie alla fatica e alla costanza dei contadini e dei viticoltori veneti  che hanno saputo domare un territorio dalla morfologia difficile. Non bisogna dimenticare, infatti, che le viti, coltivate tra i 50 e i 500 metri d’altitudine sono lavorate necessariamente a mano, a causa della pendenza che può raggiungere il 70%: tutto ciò rende di fatto impossibile il lavoro meccanico e sono necessarie le braccia, come nella migliore tradizione contadina veneta dei nostri padri. Bisognerebbe ricordare anche questo quando brindiamo felici di un bell’evento, ad un matrimonio, una cerimonia o semplicemente quando prendiamo un aperitivo di qualità. Il Prosecco è “anche” questo.

La storia di Carlo Paladin, “vignaiolo”  d’eccezione

Alcuni produttori hanno fatto letteralmente la “gavetta”:  “Quando eravamo piccoli ci volevano braccia per lavorare e al ritorno da scuola c’era lavoro per tutti. Per anni ho lavato bottiglie con lo spazzolino di ferro. Quando giocavo facevo piccole cantine in miniatura, utilizzando le bottiglie per fare finte cisterne. Siamo diventati adulti presto, la mattina a scuola, il pomeriggio a lavorare. Come un po’ dovunque nel Nordest dove c’erano attività in casa. Ai miei tempi era difficile trovare un bambino che non aveva vendemmiato, oggi è difficile trovarne uno che ha vendemmiato! E le prime vendite? le ho fatte in bicicletta, portavo i campioni ai bar vicini”: così racconta  Carlo Paladin, 62 anni, nato a Noventa di Piave, che oggi dirige l’azienda di Annone Veneto col fratello Roberto; ci lavorano i cinque figli dei due soci. Quattro cantine, anche nel Chianti, in Franciacorta e in Valpolicella. Duecento ettari di vigneti coltivati, due milioni e mezzo di bottiglie, metà della produzione destinata all’esportazione, un fatturato di 15 milioni di euro. E – come nella migliore tradizione di noi Veneti attenti al sociale e alla beneficienza: tra le loro iniziative il sostegno alla campagna Nastro Rosa della Lega per la lotta ai tumori del seno.

Il vino come cultura

E il vino è anche cultura, oggi più che mai: sponsor di eventi letterari e cinematografici, presente a molte inaugurazioni e vernissage, immancabile nelle occasioni di ospiti internazionali o VIP nel suo bellissimo capoluogo, il Prosecco si presta ad essere sorseggiato anche sfogliando un buon libro o ammirando una mostra o per altri eventi d’arte. Al Premio Campiello, fiore all’occhiello della cultura italiana e in particolare veneta,  il Prosecco non manca mai; innumerevoli poi gli eventi quali Calici di stelle o Vino in Villa diffusi anche oltre i territori della nostra regione.

Persino il grande schermo nel 2017 ha immortalato il Prosecco in un titolo di successo, a sua volta tratto da un romanzo omonimo di un Veneto Doc, Fulvio Ervas, che ne è stato anche co-sceneggiatore: “Finché c’è Prosecco, c’è speranza”. Il cast d’eccezione con attori noti e simpatici al grande pubblico: Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Mirko Artuso, Vasco Mirandola e altri.

Nell’anno del Cinquantesimo anniversario della Denominazione (1969-2019), il Prosecco merita tutta la nostra attenzione e il nostro orgoglio di Italiani: è un altro punto a favore della gente veneta, lavoratrice instancabile da sempre. E brindisi sia!

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