Il labirinto: un luogo per distrarsi e per perdersi. Da sempre luoghi affascinanti, carichi di mistero e di simbologia, viaggi dei quali si conosce la meta, ma non la strada per raggiungerla.
Il Veneto ne ha di meravigliosi.
I primi labirinti risalgono agli antichi Greci, in particolare ai miti ambientati nell’isola di Creta. In greco è appunto labýrinthos (λαβύρινθος), usato per indicare il labirinto di Cnosso, identificabile con il palazzo scoperto e restaurato da Sir Artur Evans che lo volle far derivare dalla parola lidia labrys cioè ascia bipenne, l’ascia a due lame, simbolo del potere reale dell’isola. Da sempre incuriosisce grandi e piccini, complice anche la leggendaria figura del Minotauro. Nel Mediterraneo ne esistevano altri, forse meno noti, come quello di Lemno nell’isola omonima, di Meride in Egitto, di Porsenna a Chiusi.
Nel Medioevo, la passione per i labirinti si è mantenuta con significati non più mitologici o pagani, ma cristiani. Il più antico labirinto in una chiesa cristiana è quello sul pavimento della Basilica di San Vitale a Ravenna (VI secolo). Durante il dodicesimo e il tredicesimo secolo un tracciato a forma di labirinto, sempre unicursale, iniziò a essere raffigurato nella pavimentazione interna delle cattedrali gotiche, come nel caso del Duomo di Siena e delle cattedrali di Chartres, Reims, Amiens in Francia.
Nelle arti figurative il labirinto è usato come soggetto ad esempio da Piet Mondrian (Diga e Oceano, 1915), Joan Mirò (Labirinto, 1923), Pablo Picasso (Minotauromachia, 1935), Maurits Escher (Relatività, 1953) per citare solo i più noti.
Il labirinto compare anche nel cinema, per esempio nel Satyricon di Federico Fellini, in Shining di Stanley Kubrick. E come dimenticare il labirinto del sapere, la biblioteca de Il nome della rosa dall’omonimo romanzo di umberto Eco? Per i più cinefili, è utile citare anche il film di Cristopher Nolan Inception, vincitore di quattro Premi Oscar.
Nella letteratura moderna per ragazzi la figura del labirinto compare in Harry Potter e il calice di fuoco.Ma lasciamo i labirinti virtuali e torniamo ai tesori del nostro stivale: In Italia se ne possono ammirare parecchi. Per citarne solo alcuni: in Piemonte nei giardini del Castello di Masinoia Caravino e in quelli della Reggia di Venaria Reale (Torino) che ha un labirinto di girasoli; nel Lazio in provincia di Viterbo al Castello Ruspoli; in Toscana a Villa Garzoni (Collodi). In Sicilia, in provincia di Ragusa si trova un labirinto in pietra nel castello di Donnafugata.
E il Veneto? Ne ha numerosi e bellissimi.
Labirinto del Castello di San Pelagio, Padova – tra le attrazioni principali del Castello – oltre al Museo dell’aria che ricorda il volo su Vienna di Gabriele D’Annunzio che da qui partì nel lontano agosto 1918 – ci sono tre dedali, ognuno con un proprio tema: il Labirinto del Minotauro, che mescola la mitologia agli affascinanti labirinti delle Ville Venete, il Labirinto Africano, arricchito con animali, specchi d’acqua e maschere rituali, e il Labirinto del “Forse che sì forse che no”, che riprende la celebre opera del poeta Vate.
Sempre restando in provincia di Padova possiamo visitare il Giardino Monumentale di Villa Barbarigo, Valsanzibio – una delle antiche Ville Venete padovane. Risale al Seicento. Il suo giardino, ricco di alberi secolari da tutto il mondo, di fontane e di statue ospita anche un grande labirinto in bosso: un dedalo quadrato che oggi è tra i più grandi realizzati nel XVII secolo e giunti fino a noi. La maggior parte delle piante ha oltre quattrocento anni. Vi sono sei vicoli ciechi e il circolo vizioso: essi rappresentano i vizi capitali e costringono i visitatori a tornare sui propri passi. E’ evidente il messaggio a chi vi entra: ritornare sui propri errori per raggiungere la salvezza. Il Giardino venne realizzato dalla famiglia Barbarigo come voto a Dio per sconfiggere la peste del 1631. Niente di più attuale e beneaugurante. Oggi la proprietà è della famiglia Pizzoni Ardemani.
Ci spostiamo verso ovest e a pochi chilometri da Verona, a Valeggio sul Mincio, troviamo il Parco di Sigurtà. Vi possiamo ammirare uno dei parchi e giardini più belli d’Italia. Aperto da una trentina d’anni, ospita specchi d’acqua, aree didattiche, un piccolo castello e un grande labirinto di alti tassi. La torretta al centro, meta finale di chiunque provi a risolvere il suo enigma, è ispirata a quella francese del parco Bois de Boulogne di Parigi.
Arriviamo alla fine del nostro itinerario nel capoluogo di regione. Partendo dalla provincia, possiamo soffermarci lungo la Riviera del Brenta Villa Pisani, a Stra. Oltre la visita alla villa è raccomandato un passaggio nel labirinto. E’ di siepi di bosso con al centro una torretta. Un capolavoro realizzato nel XVIII secolo come luogo di divertimento. La nobiltà settecentesca usava praticare giochi all’aria aperta, tra scherzi e corteggiamenti.
Ed eccoci a Venezia. A pochi minuti di vaporetto da Piazza San Marco e Palazzo Ducale, nell’Isola di San Giorgio, si ergono un ex monastero e un’imponente Basilica. Qui si trova il Labirinto Borges, proprietà della Fondazione Giorgio Cini. Il dedalo, nel giardino dell’antico convento, è stato realizzato nel 2011, ed è dedicato allo scrittore argentino Jorge Luis Borges e alla sua opera. Il dedalo di siepi è stato creato con oltre 3000 piante di bosso e si snoda per circa 1150 metri. Lo spettacolo più sorprendente è guardare dall’alto tutto il labirinto: i sentieri, tra anse, spirali e linee rette, creano parole e simboli da individuare, tra cui anche la parola “Borges”.
Raccomandiamo la visita almeno in due… per perdersi nel labirinto e poi ritrovarsi.