Panino mio.... ma come sei buono!

Panino mio.... ma come sei buono!

 

Una sagra di paese che si svolge in questi giorni, la cosidetta sagra di San Bartolomeo, detta in quel di Selvazzano (provincia di Padova) anche  del “Panino Live” dà l’occasione per parlare di questo gustoso compagno in molti lunch o di cene solitarie o ancora di seratine al pub con gli amici.

Il panino è ciò che gli americani chiamano sandwich e che talora sostituisce il nome italiano sulle confezioni o le etichette sulle vetrine al bar o in panineria…Chi non ha mai gustato un panino della tradizione veneta: una fettina di mortadella in un panino ancora tepido? Un piacere che non si può raccontare. Si può solo sperimentare. Lo si può fare ad esempio a Padova sotto il salone o in qualunque baretto o osteria tipica veneta. Anche i bacari veneziani ne offrono di gustosi farciti con altri insaccati o in mille altri modi.

Mangiare un panino oggi costituisce oggi un momento frequente nei pasti secondari, nei pranzi frugali, nella ristorazione scolastica, in quella lavorativa ed anche in ambito ricreativo.
Ma qual è l’origine del panino? È nella città eterna, Roma, precisamente a via Panisperna, all’interno dell’antico quartiere della Suburra. Qui sembra essere nata l’usanza di consumare il pane con qualcos’altro in mezzo. Si spiega così l’etimologia del nome della strada, formata dalle parole Panis ac perna. I panini al mosto e prosciutto cotto nell’acqua di fichi secchi erano molto graditi, soprattutto dalle persone della campagna e dai mercanti che affollavano le strade della città e che dovevano rifocillarsi velocemente per tornare alle loro attività.

Del panino parla sin dal Cinquecento il grande genio fiorentino, Leonardo da Vinci nel suo “Codex Romanoff” dove compaiono, oltre a bozzetti su armi e macchine, utensili e ricette da cucina. Il genio toscano, nelle insolite vesti di chef di Lodovico il Moro, tra le istruzioni per preparare un infuso di lattuga o delle creste di gallo ornate di mollica di pane, inventa un antesignano del tramezzino, senza tuttavia dargli un nome.

Se è ancora un enigma l’origine del nome “panino”, il nome sandwich ha invece una precisa origine in quello di Lord Sandwich, un accanito giocatore del Settecento che non abbandonava il tavolo verde nemmeno per mangiare, tanto da farsi portare l’arrosto di carne tra due fette di pane imburrato. Il nobile aveva trovato il sistema infallibile per gustare il proprio pranzo senza doversi alzare e interrompere la partita, lasciando così una traccia indelebile nella storia del panino.

Da qui al cosiddetto “Club Sandwich” il passo è stato breve: la serie di tramezzini che tutti conosciamo con questo nome nacque negli scompartimenti ferroviari dei treni che percorrevano l’East Coast negli Stati Uniti dell’Ottocento, dove i viaggiatori compivano lunghissime traversate e iniziavano ad arricchire la versione originale dello spuntino britannico con numerose farciture.

Presso il bar dell’Hotel Ritz di Parigi si possono assaggiare i tramezzini (club sandwich) tra i migliori del mondo: alcuni dei nomi più famosi del mondo fra le due guerre, uno fra tutti Ernest Hemingway, ne erano affezionati estimatori. Roba da impavidi buongustai che, fra tre fette di soffice e burroso pane Carré tostato e spalmato di uno strato di maionese. ritrovano, a strati alternati, pomodori, uova sode, lattuga riccia, petto di pollo e croccanti fettine di pancetta affumicata.

Harry’s Bar con il suo patron Arrigo Cipriani

Per stare a Venezia presso l’Harry’s bar di Arrigo Cipriani si possono gustare panini sfogliati all’acciuga eccezionali. Questi deliziosi panini  diventano un ottimo accompagnamento per la mozzarella. Vogliamo provarne la ricetta?

Panini sfogliati all’acciuga

Ingredienti:

250 g farina 00

250 g farina manitoba

200 g acqua

50 g latte

1/2 cubetto di lievito

50 g olio

1 cucchiaino di zucchero

1 cucchiaino di sale

120 g di burro

8 filetti d’acciuga

Sciogliere nell’acqua mescolata al latte il lievito e lo zucchero. Miscelare le farine con il sale, aggiungere i liquidi e l’olio. Mettere a lievitare in un posto caldo e al riparo da correnti, per circa un’ora e 30 minuti. Frullare il burro con i filetti d’acciuga ottenendo una pasta spalmabile. Riprendere l’impasto e stenderlo in un rettangolo, spalmarvi sopra il burro all’acciuga e arrotolarlo su se stesso, tagliarlo a fette (meglio con un coltello di ceramica che non  schiaccia) e disporre le fette su una teglia, distanziate tra loro. Infornare a 200° per una ventina di minuti (devono essere ben dorati).

e il tramezzino….

C’è poi il terzo “incomodo” il tramezzino, un panino più piccolo di varie fogge, misure e farcitura (prosciutto, salame, o uova, formaggio, funghi, tonno, carciofi, insalata o altri ingredienti, variamente conditi: l’importante che sia fatto con due fette di pane a cassetta.

Che sia panino, sandwich o tramezzino, gustiamocelo con piacere e non omettiamo di accompagnarlo con un vinello fresco della nostra terra veneta.

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