di Elena Cardinali
Metti un territorio ricco di natura e di biodiversità, 17 ristoratori impegnati a valorizzare i prodotti locali e 62 produttori appassionati di colture uniche nel loro genere, e nasce “Un piatto di Appennino”, l’iniziativa voluta dal GAL, il Gruppo di Azione Locale dell’Appennino Bolognese che ha promosso questo evento territoriale dal titolo “Un piatto di Appennino: alla scoperta dei menù a km0“, progetto mirato alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari appenniniche, con la partecipazione diretta di ristoranti e operatori locali. In questa occasione sono proposte delle serate con menù tipici che prevedono il rigoroso impiego di materie prime e vini del territorio.
Il GAL ha selezionato attività di ristorazione nelle Vallate del Lavino, Samoggia, Vallate Savena–Idice, Vallata del Setta e Sambro, Vallata del Reno e Vallata del Santerno, favorendo la visibilità delle produzioni locali nei menù dei ristoranti scelti. Nelle serate a tema, fino al 9 dicembre, si potranno gustare piatti accompagnati dai vini dei Colli bolognesi ed imolesi, a base di Parmigiano Reggiano di montagna, formaggi teneri locali, ricotte, formaggi di latte di capra, carni di suino Mora Romagnola, selvaggina, salumeria della tradizione montanara, succhi e trasformati di antica mela rosa romana, patate e orticole di montagna, tartufi, funghi, miele, castagne, marroni e farine biologiche di grani antichi.
Un’occasione, anche, per andare alla scoperta di un territorio fuori dei flussi turistici ordinari, alla scoperta di borghi suggestivi e piccoli tesori d’arte come Riola, una frazione di Grizzana Morandi con la sua singolare Rocchetta Mattei, un edificio in stile eclettico costruito dal conte Cesare Mattei che qui realizzò un laboratorio dove condurre esperimenti di quella che oggi è conosciuta come elettromeopatia.
Spiega Tiberio Rabboni, presidente del GAL: “Le produzioni agricole ed alimentari dell’Appennino sono poco conosciute. E quando vengono conosciute la sorpresa è inevitabile. Si tratta, per lo più, di prodotti di altissima qualità organolettica, nutrizionale, manifatturiera ed artigianale, espressione di ambienti incontaminati, di lontane tradizioni e di una biodiversità agricola che resiste al tempo e all’omologazione generale. Non sono adeguatamente conosciute perché chi le produce è quasi sempre un piccolo imprenditore che non può permettersi azioni di comunicazione e di marketing, oggi indispensabili, per affermarsi sui mercati e nell’opinione pubblica. Si può però supplire ai limiti dimensionali del singolo produttore con il gioco di squadra territoriale, ovvero coinvolgendo nella necessaria azione di comunicazione e marketing le istituzioni locali, le filiere produttive, gli operatori turistici, le associazioni culturali ed imprenditoriali”.
E aggiunge: ”Il cartellone di eventi enogastronomici, che mi auguro trovi l’apprezzamento di consumatori e gourmet, come ha trovato il sostegno e l’apprezzamento di Slow Food Bologna, vuole essere, da questo punto di vista, un esempio ed un incoraggiamento a praticare ordinariamente l’alleanza tra ristoratori e produttori locali.”
La selezione dei ristoranti è stata effettuata seguendo sulla base di una descrizione sintetica dell’evento e dei menù presentati, quindi è stata valutata la corrispondenza delle ricette con la tradizione locale, l’eventuale innovazione e la coerenza stagionale. Inoltre, i ristoratori aderenti indicheranno nei menù il nome delle aziende produttrici dei principali prodotti impiegati nelle preparazioni. Per chi desidera pernottare nelle località dell’Appennino Bolognese aderenti al progetto, ci sono diverse opportunità poiché diversi ristoranti sono agriturismi o locande. L’elenco dei ristoranti aderenti all’iniziativa e ulteriori informazioni si trovano su www.bolognappennino.it.