In questo frangente di emergenza per il Covid19, con ristoranti, cinema e teatri chiusi, che fare? Oltre ad una sana passeggiata in campagna per il foraging o per praticare un po’ di sport outdoor, possiamo scattare qualche foto. Esistono luoghi, attività, soggetti che sono più fotogenici come bei monumenti o panorami mozzafiato, ma a dire il vero le occasioni per realizzare foto memorabili si possono trovare dovunque. Nelle giornate di sole e prossime alla primavera, il nostro territorio veneto, le nostre città e paesi di pianura, di collina e di montagna offrono molte occasioni: basta saperle cogliere.
Per avere una buona foto non ci vuole necessariamente un soggetto speciale; è sufficiente guardarsi intorno e prendere ispirazione dai luoghi in cui viviamo o da quelli più prossimi. Bisogna però che ci sforziamo di vederli con occhi nuovi, cercando di individuare la bellezza e la straordinarietà in qualsiasi scena osserviamo. Si intende proprio questo quando si usa la definizione di “occhio del fotografo”.
A volte infatti soggetti banali hanno ispirato persino grandi artisti. E anche alcuni fotografi celebri hanno fatto dello stesso soggetto ripetuto più e più volte la loro cifra caratteristica e per così dire il loro “cavallo di battaglia”. Questo è valso anche per i pittori: si pensi alla cattedrale di Rouen o alle ninfee di Claude Monet. L’artista ha ritratto ripetutamente lo stesso soggetto con luce differente in vari momenti del giorno o dell’anno. Oppure pensiamo a fotografi come Henri Cartier-Bresson, le cui fotografie sono dedicate a comuni scene di strada. Ciò nonostante i suoi scatti sono apprezzati in tutto il mondo.
Uno dei consigli che gli esperti danno in materia di fotografia è di migliorare l’occhio fotografico rallentando i propri ritmi di vita, evitando la fretta e fermandosi di più su un soggetto, anche se apparentemente insignificante.
Un altro suggerimento valido è sicuramente quello di non guardare sempre solo davanti, bensì esplorare lo spazio attorno a noi a 360 gradi in tutte le direzioni. Nel nostro rione, ai giardinetti di quartiere, in una piazza di paese possiamo trovare dei particolari che, se ben osservati e messi a “fuoco”, ci dicono molto e raccontano storie di uomini e donne.
Se siamo a Venezia e vogliamo fotografare qualcosa di diverso da San Marco o dalla ben nota gondola, i particolari insoliti si moltiplicano: i panni stesi in un campiello, una bifora di qualche palazzo, un ponticello in una calle laterale, un banco di frutta a Rialto, il cappellino di una turista americana e così via.
Possiamo evitare la Venezia turistica pur lasciandoci attrarre da alcuni particolari “classici” come bassorilievi, statuette, teste di capitelli disseminati un po’ dappertutto e che ritraggono busti e facce di personaggi. Se proprio non riusciamo a rinunciare a qualche scatto di spessore storico e artistico, ma vogliamo essere originali, straordinari esempi si trovano nei capitelli delle colonne basali del Palazzo Ducale. Una vera miniera di soggetti e un libro aperto sulla storia. Sono questi i ‘veri’ abitanti di Venezia e sono pure l’anello di collegamento tra la fisicità attuale e la storia della Serenissima Repubblica.
Attenzione però perché fotografare a Venezia a volte rischia di farci scontrare con limitazioni e doveri… Ci sono delle restrizioni per Piazza San Marco, che in pratica è equiparata a luogo privato (di diritto pubblico) aperto al pubblico, assimilabile ad area museale interna, e qui non è ben chiaro fino a dove possa arrivare la libertà perfino di fare una foto ricordo.
Ricordiamoci che è vietato fotografare all’interno di musei, al Palazzo Ducale e nella Basilica di San Marco così come all’interno di quasi tutte le Chiese e in tutti i luoghi privati aperti al pubblico.
Per il resto via libera alla fantasia e spazio alla capacità di osservazione. Le occasioni non mancheranno specialmente se abbiamo tanto tempo a disposizione e siamo favorevoli allo slow walking: possiamo permetterci persino di vagare senza un “progetto” fotografico.
Lasciamoci andare alla voglia di sperimentare e anche se all’inizio otterremo risultati poco soddisfacenti o se riceveremo critiche da chi si crede fotografo esperto, ci saremo divertiti e avremo comunque aumentato la nostra esperienza fotografica e la nostra cultura del comunicare.
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