Verona ha rappresentato l’Italia al ventesimo Congresso europeo delle Confraternite enogastronomiche che si è tenuto a Castellon, in Spagna, nei giorni scorsi con oltre 300 partecipanti provenienti da diversi Stati europei e anche dalla Guyana.
Come sempre un’occasione speciale per mettere insieme e far conoscere tanti prodotti tipici regionali, dai formaggi ai biscotti, dal vino ai prodotti ittici conservati, sempre nel segno del rispetto dei territori, delle loro produzioni e della grande tradizione culinaria di ogni singola provincia.
L’evento, che nel 2021 era stato ospitato a Verona e l’anno scorso a Digione, in Francia, era organizzato dalla Ceuco, il Consiglio europeo delle Confraternite enogastronomiche di cui è presidente lo spagnolo Carlos Martin Cosme. A portare i colori nazionali, oltre che quelli scaligeri, la Confraternita del lesso e della pearà di cui è presidente il ristoratore veronese Leopoldo Ramponi che, nell’occasione, ha rappresentato anche il vicepresidente Ceuco per l’Italia, il veronese Alessandro Salarolo, presidente della Confraternita del Boncuciar, assente per motivi di salute.
La sostenibilità al XX° Congresso Europeo delle Confraternite Enogastronomiche
Quest’anno il tema dominante è stato quello della sostenibilità, una caratteristica delle colture tradizionali la cui difesa rappresenta non solo un argine alla globalizzazione delle produzioni agricole, ma anche difesa del territorio, del lavoro degli addetti, dai contadini agli allevatori fino ai pescatori, e di chi trasforma la materia prima in ottimi prodotti conservati, formaggi, salumi, conserve, pesce e carne lavorati secondo ricette tradizionali ma moderne nel rispetto delle norme di sicurezza alimentare.
In sintesi, come è emerso dai lavori del congresso e dai molti riconoscimenti dati a quanti si sono distinti nei vari settori alimentari, compresa la ristorazione, la difesa delle tradizioni enogastronomiche contro la globalizzazione del gusto, è uno dei modi più efficaci per combattere gli sprechi alimentari, accorciando le filiere di produzione e consumo e favorendo il lavoro di migliaia di persone impegnate a produrre cibo nel rispetto dell’ambiente.
Mangiare del formaggio prodotto a pochi chilometri da casa, meglio se prodotto da qualche azienda casearia che alleva da sé, con alimenti naturali i propri animali da latte, tanto per fare un esempio, incentiva un circolo virtuoso non solo alimentare, buono per la salute, ma anche economico.
Al Congresso di Castellon, nella regione di Valencia, si sono confrontate tante realtà europee, con tradizioni tanto diverse, a dimostrare l’immensa ricchezza dei giacimenti culinari europei che danno vita ad una straordinaria diversità di sapori e di combinazioni in cucina. Non è un caso che la dieta mediterranea sia un patrimonio Unesco, titolo a cui stanno aspirando anche altre realtà in Europa. Ma il motivo conduttore è sempre lo stesso: bisogna salvare i prodotti tipici dei territori, farli conoscere ed apprezzare, soprattutto alle nuove generazioni, evitando che si arrivi a quell’appiattimento del gusto che sta alla base delle grandi catene di distribuzione di cibi pronti. Economici sì, ma tutti uguali, che non dicono nulla delle proprie origini.
“Una grande scommessa per il futuro, una sorta di sfida tra la tradizione e la globalizzazione, certo impari, ma non impossibile”, dice Leopoldo Ramponi, impegnato da anni a valorizzare i prodotti tipici del territorio veronese proponendoli anche nel suo ristorante. Scelte che si possono fare anche da semplice acquirente. La scelta c’è. E se ci si aggiunge un pizzico in più di voglia di cucinare, senza arrendersi al “tutto pronto”, si possono scoprire prodotti meravigliosi, stagionali, ricchi di profumi e sapori che cambiano di mese in mese.
L’Italia è forse il Paese più fortunato in questo senso, per la sua infinità varietà di prodotti. A Castellon si è dimostrato, anche grazie a tanti assaggi offerti dalle Confraternite arrivate da Francia, Portogallo, Spagna, Belgio, Grecia, Ungheria, che il gusto di essere unici nelle proprie tradizioni è una ricchezza senza pari.
Articolo di Elena Cardinali