Teolo, nel cuore dei Colli Euganei, è terra di grande interesse, meta di villeggianti che apprezzano le vicine terme di Abano, Montegrotto e Galzignano o di chi semplicemente voglia fare una gita fuoriporta a pochi chilometri dal capoluogo patavino.
In questo periodo Teolo presenta una bellissima mostra, ideata e curata da Elio Armano e Paolo Gobbi, che nasce dall’amore per il paesaggio e dal desiderio di tutelarlo dalle aggressioni sempre più insistenti del “progresso scorsoio”. Una citazione dal celebre poeta Andrea Zanzotto che così definiva l’avanzata della civiltà del cemento, delle autostrade, dei capannoni a deturpare la splendida terra veneta. E’ a lui, infatti, che si ispirano gli ideatori per la mostra di Teolo.
Il territorio del centro euganeo di Teolo, arroccato tra vigneti e una fitta vegetazione, è attorniato da meravigliose testimonianze storico-artistiche, dalla monumentale Abbazia di Praglia fino alle vestigia del castello medievale di Speronella, dove si narra abbia soggiornato Federico Barbarossa; dai suggestivi resti dell’antico monastero degli Olivetani sul monte Venda, del XII secolo fino al cinquecentesco Palazzetto dei Vicari, testimonianza del dominio veneziano in età moderna.
“MAC-Dino Formaggio” la mostra a Teolo fino al 3 settembre
Tra queste bellezze risalta il moderno MAC – Museo di arte contemporanea “Dino Formaggio” –, aperto nel 1993 per opera dell’amministrazione comunale, allo scopo di raccogliere una collezione di opere, comprese tra fine Ottocento ed i giorni nostri. Così è stata rispettata la volontà di Dino Formaggio. La collezione che porta il suo nome comprende opere di autori del XIX e del XX secolo quali Dino Lanaro, Aligi Sassu, Medardo Rosso e Renato Birolli.
Il Fondo librario Dino Formaggio è costituito da oltre 2200 suoi volumi.
Vi fa parte anche un insieme variegato di opere, diviso fra dipinti, disegni e sculture, funzionali a comprendere di alcuni aspetti della produzione artistica otto-novecentesca. Molteplici sono i generi rappresentati, dai temi del paesaggio e del ritratto fino alle rappresentazioni non figurative delle diverse tendenze contemporanee.
Dino Formaggio
L’artista, nato a Milano nel 1914, dopo gli esordi come operaio in fabbrica, a soli dodici anni, era alla Brown Boveri di Milano. Iscritto alle scuole serali, si sensibilizzò sempre più ai problemi sociali, che costituiranno in seguito, anche quando diventerà professore di liceo al Manzoni di Milano e poi incaricato di Estetica presso l’Università di Pavia, il soggetto prevalente del suo percorso culturale, sia filosofico che umano. All’Università Statale di Milano si laureò nel 1938, relatore il professor Antonio Banfi, discutendo una tesi dal titolo Fenomenologia dell’arte, rapporto tra arte e tecnica nelle estetiche europee contemporanee, avveniristica per quei tempi. Formaggio si trasferì in Veneto nel 1963, dopo aver vinto il concorso a cattedra quale Professore ordinario d’Estetica presso l’Università di Padova, tra il 1966 ed il 1978, un periodo molto difficile per tutto il mondo accademico italiano e in modo particolare per quello di Padova a causa delle forti tensioni studentesche e del terrorismo armato. Tra i suoi allievi padovani vi furono Massimo Cacciari e Giangiorgio Pasqualotto. E’ morto a Illasi (Verona) a novantaquattro anni, nel 2008.
Dagli anni dell’università a Padova e dalle sue frequentazioni Andrea Zanzotto entra in contatto con colli Euganei: li conosce attraverso Diego Valeri e Concetto Marchesi, Giovanni Comisso e altri, via via nel tempo, fino a Giuliano Scabia. Questa mostra vuole far conoscere l’importanza che la città di Padova ha avuto nella formazione culturale, politica e umana di Andrea Zanzotto fin dagli anni giovanili e quasi – forse – fino alla fine del suo percorso artistico. Questo territorio ha permesso al poeta, attraverso numerose e fervide amicizie, di conoscere, amare profondamente e descrivere poeticamente i Colli Euganei.
La mostra, aperta il sabato e la domenica presso il Palazzo dei Vicari, sede del Museo, è ad ingresso libero e prosegue fino al 3 settembre.