Alla scoperta di Idrija, città patrimonio Unesco

Alla scoperta di Idrija, città patrimonio Unesco

I tre fiori all’occhiello della cittadina slovena sono il mercurio, il merletto lavorato a mano e gli žlikrofi, i tipici ravioli idriani. Sono tante le cose da vedere nel centro storico e nei dintorni

 

Nella parte nord occidentale della Slovenia a circa 60 chilometri da Gorizia ed a 90 da Trieste si trova Idrija, una cittadina affascinante e misteriosa, ricolma di storia e cultura. È  adagiata tra le colline, nella stretta valle del fiume Idrijca, dove il mondo prealpino incontra quello carsico, per dare vita ad una infinità di bellezze naturali che si intrecciano con le due peculiarità che l’hanno resa  famosa in Europa e nel mondo: l’estrazione del mercurio ed il merletto fatto a mano col tombolo.

Sembra un paradosso ma il primo è legato a “filo doppio” al secondo. Infatti l’arte del ricamo si sviluppò di pari passo con l’ampliamento della miniera di mercurio: le mogli dei minatori mentre i loro uomini erano intenti al lavoro sottoterra, oltre a seguire la casa e la famiglia, iniziarono a specializzarsi nel “klekljanje idrijske čipke”, il pizzo a tombolo, una attività che, all’epoca, rappresentava un’entrata ulteriore per la famiglia e che poi si è trasformata in un “must” assoluto di Idrija. Oggi le maestre merlettaie della città, depositarie di un’arte che si è tramandata di madre in figlia, riescono a preparare una gamma di prodotti straordinari richiesti in tutta Europa che spaziano dai semplici centro tavola,  ai tovaglioli, ai gioielli ed anche ai capi di abbigliamento.

La loro alta professionalità nel muovere con grande velocità i fuselli ed intrecciare i fili, fissati da spilli, per dare vita ad opere d’arte è riconosciuta a livello europeo. Inoltre ogni anno, all’inizio dell’estate, si svolge il famoso Festival internazionale del merletto. La prossima edizione, la 39esima, è in calendario dal 19 al 21 giugno di quest’anno.

A questi due aspetti, mercurio e merletto, i  buongustai ne aggiungono un terzo,  gli “Idrijski žlikrofi”: la pietanza più caratteristica della cucina di Idrija che la UE nel 2010, ha iscritto nel Registro delle specialità tradizionali garantite e tutelate a livello europeo. Da queste parti si dice che gli “žlikrofi” sono “come la vita” e si debbono sempre prendere ingredienti semplici per fare una pietanza squisita.  Secondo una leggenda la sua forma a mezzaluna, simile al cappello di Napoleone, è dovuta al fatto che furono preparati per la prima volta in occasione della visita ad Idrija del generale francese e la sua forma fu decisa dalla sua amante Emilie Victoria Kraus, che era anche una cuoca provetta.

A IDRIJA LA MINIERA E’ RIMASTA IN ATTIVITA’ PER 500 ANNI

La fortuna di Idrija è da associare all’argento vivo, come veniva anticamente chiamato il mercurio. Questo è uno dei pochi luoghi al mondo dove il mercurio si trova sia in forma liquida e sia come cristalli di cinabro, un minerale dal caratteristico colore rosso intenso. Secondo una vecchia leggenda la sua scoperta avvenne quasi per caso. Si narra infatti che un intagliatore che produceva mastelli in legno (lo skafar), dopo averli immersi in un ruscello vicino all’Idrijca se li ritrovò pieni di un liquido color argento, scintillante da sembrare acqua e denso a tal punto che un pezzo di ferro galleggiava come fosse legno. Aveva scoperto il mercurio, l’unico metallo che a temperatura ambiente è allo stato liquido. In poco tempo la notizia si sparse attirando nella valle personaggi di ogni tipo in cerca di fortuna e di occasioni di lavoro. La miniera iniziò l’attività nell’ultimo decennio del ‘400 e continuò a ritmo incessante per 500 anni.

In pochissimo tempo si ampliò a tal punto da diventare la seconda miniera di mercurio più grande del mondo (seconda soltanto a quella di Almaden in Spagna) con poco meno di 13 milioni tonnellate di minerale estratto. Un labirinto di livelli (qui chiamati orizzonti) collegati gli uni agli altri da scale di legno e gallerie – che arrivò a snodarsi per 700 chilometri ed a raggiungere una profondità di quasi 400 metri nel sottosuolo della cittadina slovena. La miniera –  che nel 2012  l’Unesco ha inserito nell’elenco dei beni di valore universale –  è attualmente visitabile solo in minima parte, ovviamente sempre in compagnia di una guida.

L’entrata è all’interno dello splendido edificio Šelštev, dove avveniva l’adunata mattutina dei minatori. Qui si viene accolti da un grande cartello con la scritta “Srečno” che in sloveno significa “buona fortuna”. Così, ogni mattina, si salutavano i minatori prima di entrare in miniera, dalla Antonijev rov (Galleria di Antonio), per una dura e faticosa giornata di lavoro. Nient’altro che un semplice “Srečno”, detto a bassa voce, al momento di indossare il casco protettivo. Un saluto scaramantico che voleva essere di buon auspicio per tornare sani e salvi in superficie dopo il turno massacrante di otto ore nelle viscere della terra.

SI ENTRA DA ANTONIJEV ROV E SI SCENDE NELLE VISCERE DELLA TERRA

Il percorso inizia dalla Galleria Antonijev rov e dura circa un’ora e mezza. Indossato il casco protettivo e la giacca a vento (nella miniera la temperatura è di circa 11°C) forniti all’entrata, si inizia a seguire i binari di una bassa galleria, gli stessi utilizzati a suo tempo per trasportare in superficie i blocchi di roccia e metallo. Al termine di questo primo cunicolo si trova la Cappella s.v.Troijca (della Santa Trinità) con le statue di Sant’Acazio e Santa Barbara, i santi  che gli “knapi” (i minatori) andavano a ringraziare per un nuovo giorno di vita. Da qui si inizia a scendere  nelle viscere della miniera, per andare alla scoperta di un mondo senza luce, circondati da rocce che trasudano mercurio e con tutti quei rumori in sottofondo – di trivelle, piccozze, scalpelli e martelli pneumatici – che un tempo scandivano la giornata dei minatori.

Ogni tanto, dove meno te l’aspetti, appaiono anche loro i protagonisti della vita in miniera, oggi non più in carne e ossa ma solo perfette riproduzioni a grandezza naturale. Quasi al termine del percorso si incontra anche Perkmandlc, il leggendario folletto della miniera con il suo berretto rosso e la giubba verde che sembra quasi indicare la strada giusta per l’uscita. Ed infatti dopo poche decine di passi  si trova la ripida scala, scavata nella roccia, che riporta davanti alla cappella della Santa Trinità e da lì all’uscita.

IDRIJA PICCOLA E DELIZIOSA

Il centro cittadino  si è sviluppato attorno a quattro piazze: Ahacijev Trg, la piazza più antica  dedicata a Sant’Acazio, il patrono dei minatori, Scopolijev Trg che porta il nome del medico ed illustre studioso di scienze naturali Janez Anton Scopoli che è stato anche il primo medico dei minatori di Idrija, Aumeški Trg e Mestni Trg la piazza principale.  La visita alla cittadina slovena può iniziare  da quest’ultima che è dominata dal Municipio in stile Liberty, costruito nel 1898 e  dalla prestigiosa Scuola di merletto, ubicata nell’imponente edificio datato 1876 e che da allora si occupa dell’insegnamento, della conservazione e dello sviluppo di quest’arte tipica di Idrija, il cui valore universale è stato riconosciuto con l’inserimento nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco. Oggi la scuola è frequentata da circa 400 allievi di ambo i sessi che frequentano i corsi intensivi per imparare le basi di questa arte straordinaria.  A poche decine di metri, su via Studentovska Ulica, meritano una tappa la Chiesa di Santa Trinità, la più antica della cittadina ed il colorato “apiario urbano” un esemplare davvero eccezionale tra gli apiari urbani ed una perla dell’apicoltura slovena del ‘900.

Proseguendo si arriva al Centro Visitatori del Geoparco, un interessante percorso interattivo aperto da pochi mesi, che collega la ricchezza del patrimonio geologico, naturale e culturale con l’offerta alberghiera, l’artigianato locale e le altre peculiarità turistiche e gastronomiche che la regione è in grado di offrire al visitatore. Inoltre i tanti pannelli informativi permettono di fare  un interessante viaggio nel passato geologico di questa terra e di conoscere il suo ricco patrimonio naturale e culturale.

Nelle immediate vicinanze, al numero 9 di via Prelovčeva ulica 9, c’è il bel Castello di Gewerkenegg (in tedesco Castello minerario) che domina il centro storico di Idrija. Costruito nella prima metà del XVI secolo veniva usato come sede amministrativa della miniera cittadina e per immagazzinare, nelle sue capaci cantine, le preziose scorte di mercurio in attesa di essere spedite in ogni parte del mondo. Quando si entra nel cortile si rimane piacevolmente sorpresi dagli affreschi che impreziosiscono la facciata e che rendono l’intera struttura ancora più bella ed interessante.

Dall’inizio degli anni ’50 del secolo scorso ospita il Museo civico di Idrija, una ventina di sale disposte su due piani che ospitano varie mostre permanenti.

Quelle più importanti, assolutamente da visitare, riguardano i “Cinque secoli della miniera di mercurio e della città di Idrija” e “Il merletto di Idrija, un storia scritta con il filo”. La prima, inaugurata nel 1995, è la mostra principale e si prefigge di rappresentare in modo esauriente, chiaro ed avvincente i cinque secoli della miniera cittadina. Al secondo piano si trova invece la mostra sull’antico merletto di Idrija che, con oltre 8.000 oggetti esposti, è la più grande collezione del museo in termini quantitativi.  Le otto sezioni tematiche danno merito alle generazioni di merlettaie che con il loro duro lavoro hanno contribuito a scrivere la storia del merletto di Idrija.

Una delle principali attrazioni è rappresentata dalla grande tovaglia interamente creata a tombolo,  1,8 metri di larghezza e tre metri di lunghezza. Un prodotto eccezionale, completo di 24 tovaglioli di lino con bordo di pizzo cucito, che doveva essere donata alla moglie di Tito. Sebbene tale opera d’arte non le sia mai stata consegnata e non abbia mai adornato un tavolo negli ambienti pubblici o privati dell’allora presidente jugoslavo, è nota al pubblico come la “Tovaglia di Jovanka”.

Nel cortile del Castello si può fare una sosta al “Modni Atelje Lydia” un piccolo laboratorio dove la titolare Lidya Anzelm, crea al tombolo degli oggetti straordinari quali accessori moda, tovaglie, tovaglioli, collane, bracciali, cappelli e spille.

Altra tappa Ahacijev Trg (chiamata dagli abitanti “Stari Plac”, la Piazza Vecchia) che è circondata da due storici edifici il Deposito del Grano ed il Teatro minerario. Il primo, da sempre conosciuto come il “Magazin” è un edificio in stile barocco dove venivano conservate le derrate alimentari con cui venivano parzialmente retribuiti i minatori. Nelle immediate vicinanze si trova il “Teater”, il teatro di un tempo, il più antico edificio teatrale in muratura presente in Slovenia.

GLI STRAORDINARI  DINTORNI DI IDRIJA

Per chi è alla ricerca di vacanze tranquille a stretto contatto con la natura, i dintorni di Idrija sono un vero e proprio paradiso. Una chicca è il Lago Selvaggio (Divje Jezero) che si trova  a circa tre chilometri dalla città lungo la strada Idriskij Log. Il piccolo lago di origine carsica dal 1967 è tutelato come bene prezioso del patrimonio naturale sloveno ed aperto alle visite come un museo a “cielo aperto”. I dintorni sono popolati da varie specie di flora e fauna tra cui la primula carniolica ed il proteo.

L’acqua che lo alimenta arriva da un ripido condotto ipogeo che i sommozzatori sono riusciti ad esplorare fino a 160 metri di profondità. In periodo di secca lo specchio d’acqua sembra “sonnecchiare”, ma dopo piogge abbondanti, “rigurgita” grandi quantità d’acqua in arrivo dal fondo del lago che, in superficie, formano dei  “gayser”: in tali occasioni si trasforma e sembra veramente “selvaggio”. Un’altra particolarità è che il fiume Jezernica che dal lago si immette nell’Idrijca è lungo appena 55 metri, il più corto della Slovenia e quasi certamente anche d’Europa.

Il “Lago selvaggio” fa parte del Krajinski park Zgornja Idrijca, un parco di 4.230 ettari per la maggior costituiti da superficie collinosa coperta da boschi. L’entrata è nei pressi del “Giardino memoriale di Scopoli”. Seguendo il sentiero pianeggiante che costeggia il “Canale Rake” si arriva facilmente al “Lago selvaggio” e si possono poi visitare le “klavže”, le  chiuse sull’Idrijca, considerate monumenti storico culturali e  tecnologici di rilevanza europea ed unici nel loro genere,  e la riserva naturale della Smrekova draga.

Infine non bisogna dimenticare il Geoparco una immensa area naturalistica di circa 300 chilometri quadri, molto vario dal punto geomorfologico caratterizzato da borri e gole profonde e ripide e vasti altipiani carsificati. Un territorio per buona parte coperto da boschi, che include tutti i monumenti più importanti del ricco patrimonio naturale e culturale di Idrija e dintorni. Una visita ad Idrija è anche l’occasione per scoprire questo immenso patrimonio.

Percorrere senza fretta, a piedi o in bici, i tanti sentieri che si snodano fra boschi e colline. Fermandosi ad ammirare i tanti ruscelli e torrenti che si incontrano lungo il percorso, respirare aria pulita, per una totale e rilassante full immersion nella natura.

IDRIJA E LA CUCINA

La cucina idriana è un crocevia con tante sorprese…… che fanno venire l’acquolina in bocca. Pur con innegabili influenze mediterranee e mitteleuropee è legata in particolar modo al territorio ed alle tradizioni.  Molti dei piatti che oggi fanno bella mostra di sé nei ristoranti locali affondano le radici nella cucina povera, quella delle famiglie dei minatori, il cui menù giornaliero prevedeva essenzialmente pietanze preparate con gli ingredienti forniti dall’orto dietro casa.

La perla gastronomica idriana è rappresentata dagli “žlikrofi”, ravioli con un saporito ripieno di patate, cipolla, lardo speziato (zaseka) o pancetta affumicata tritata, erba cipollina (šnitleh), pepe nero e maggiorana. Tradizionalmente vengono conditi con la bakalca, cioè un sugo, molto saporito, a base di stufato di montone e verdure. Una delle loro particolarità è che sono ancora oggi tutti fatti a mano.

Ogni anno, in genere nell’ultimo weekend di agosto, è in programma anche un festival dedicato a questa straordinaria pietanza.

L’offerta culinaria propone anche lo smukavc, una minestra con cavolo e patate. L’ocvirkovca e la zeljševka sono altre specialità idriane: due roulade di pasta soffice e morbida, la prima ripiena di “ocvirki”’ (carne di maiale fritta) e la seconda di erba cipollina. Si possono assaggiare anche  gli štruklji di Fara, rotoli di pasta ripieni di ricotta e cotti al forno e per dessert il  “Tortino Rezi” che racchiude tutti gli elementi più caratteristici di Idrija: le sfumature rossastre ricordano i colori del suo mondo sotterraneo ricco di cinabro, mentre il merletto di zucchero sopra la glassatura di cioccolato evidenzia il suo lato più morbido e sofisticato. Una vera leccornia, assolutamente da assaggiare per completare in bellezza il pranzo.

Ulteriori informazioni: www.visit-idrija.si/it

Articolo di Tiziano Argazzi

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