Prosegue alla Cattedrale ex Macello di Padova la Mostra delle Illusioni: un ricco percorso espositivo interattivo dedicato al mondo delle illusioni ottiche e percettive: all’interno si possono sperimentare più di 100 illusioni spettacolari. Emozione e stupore sono assicurati.
Si tratta – nello specifico – di un insieme di scenografie, immagini, esperienze da vivere in prima persona e uno spazio ampio ed innovativo dedicato all’esperienza della realtà virtuale. Il tutto per un pubblico di ragazzi ma anche di adulti: se i bambini resteranno affascinati dalle illusioni, l’adulto resterà comunque esterrefatto dinnanzi a fenomeni strani e illusori.
La mostra, realizzata dalla società Museum Events Group srl da anni attiva nel settore delle esposizioni a carattere divulgativo e di intrattenimento, è stata già presentata a Genova negli importanti spazi espositivi del Porto Antico, ed è arrivata a Padova dopo un tour europeo, dove ha ricevuto un consenso caldissimo con visitatori di tutte le età.
Ma come nascono le illusioni ottiche? Dipende. Nascono dalle immagini, senza dubbio: alcune più di altre sembrano proprio un inganno ai nostri occhi e una sfida alla nostra intelligenza, basti pensare al caso di “the dress”, il vestito blu e nero (o bianco e oro) che ha fatto impazzire il web qualche anno fa. Infatti è proprio nel cervello che avviene la percezione visiva e delle nostre esperienze.
Ma non solo: c’entrano anche i nostri occhi ovviamente, da dove tutto parte, al punto che alcune illusioni possono spiegarsi chiamando in causa un limite dei nostri neuroni che alterano la nostra percezione.
Si spiegherebbero in questo modo alcune illusioni in particolare, cioè quelle in cui è lo sfondo, o meglio ciò che circonda un oggetto a influenzarne la nostra percezione. La chiarezza di un oggetto è determinata in gran parte dal suo sfondo e uno sfondo più scuro può far sembrare un oggetto più chiaro o più scuro in diverse situazioni.
Si può considerare pittore delle illusioni anche l’Arcimboldo che già nel XVI secolo dipinse le “Teste Composte”, ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di trompe-l’œil, oggetti o elementi dello stesso genere (frutta e verdura, pesci, uccelli, libri, ecc.) collegati metaforicamente al soggetto rappresentato, in modo da sublimare il ritratto stesso.
Per quanto riguarda la tecnica del trompe-l’œil usata nella pittura, se ne hanno esempi già nell’antica Grecia, nella società romana e nelle epoche successive, fino all’arte contemporanea. L’espressione trompe-l’œil pare sia nata nel periodo barocco, sebbene tale genere pittorico sia di gran lunga precedente (si ricordino, ad esempio, opere come la Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova, o il finto coro di Santa Maria presso San Satiro a Milano, del Bramante).
Per ritornare alla pittura del XX secolo, come non citare poi l’estroverso Salvator Dalì che nelle sue opere ricrea animali inesistenti, deforma la realtà e le proporzioni sino a illudere l’osservatore? O il grande Marcel Duchamp che persino nei nomi con cui si firmava (Rrose Sélavy, Mutt, Marchand du sel) illudeva il suo pubblico.
Si potrebbe continuare ancora, ma l’illusione va vissuta e ammirata in libertà. Meglio lasciarsi trasportare dal gioco, senza chiedersi perché o come mai…
Gli spazi della mostra sono aperti tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 fino al 25 febbraio 2024.