Sinonimo di vita, l’acqua è sempre stata considerata quasi un bene scontato, vista la sua presenza maggioritaria a livello planetario: eppure, l’acqua dolce con cui vivono le piante e tutti gli organismi viventi costituisce meno del 3% del totale, rimanendo per altro indisponibile in gran parte (ad esempio, le calotte polari o i ghiacciai perenni sono riserve d’acqua dolce a cui non possiamo accedere direttamente).
Circondati dal Mediterraneo, bagnati da una risorsa apparentemente comune, siamo sempre stati abituati ad accedere con estrema facilità all’acqua potabile: apriamo docce e rubinetti con munificenza, senza renderci conto di quanto prezioso sia il liquido che ci permette di dissetarci, pulirci, sfamarci.
In questa congiuntura storica, forse, ci stiamo però accorgendo che nulla è garantito, né i diritti, né la pace, né tantomeno qualcosa di primario e basilare come l’acqua.
La pioggia, una grande assente
“Il bel tempo” viene storicamente associato al sole, ad un cielo azzurro e senza nuvole che si tollera appena sia segnato da qualche sbuffo di cotone bianco. “Il bel tempo”, tuttavia, per il grano e le derrate agricole consiste in una gentile precipitazione atmosferica che abbiamo definito arbitrariamente “brutta”: al bollettino meteo che rovina una giornata al mare si associa un’emozione negativa, tralasciando di considerare quanto indispensabili siano le gocce di pioggia per qualsiasi tipo di vegetazione.
Con i livelli di falda in calo e vicini al minimo storico, il rischio siccità è alle porte e il Consorzio di Bonifica Adige Euganeo invita a considerare il profilarsi di una situazione grave, da gestire con oculatezza per riuscire a cautelarsi in previsione della ventura estate. Proprio per questo il Consorzio si riserva la facoltà di sospendere temporaneamente o ridurre la distribuzione d’acqua ad uso irriguo, calendarizzando eventualmente i prelievi destinati agli scopi agricoli.
Il Consorzio: le funzioni e la storia
Istituito nel 2009, il Consorzio s’innesta su un territorio particolarmente delicato, che vive nelle stagioni fredde problematiche opposte rispetto a quelle riscontrate nelle stagioni calde: l’area complessiva di cui si sta parlando abbraccia 68 comuni dislocati nelle province di Padova, Verona, Venezia e Vicenza, la cui attività prevalente – pur in presenza di centri industriali tra Noventa, Montagnana, Este, Monselice e Conselve – è agricola.
Attenzionare la collettività sulle problematiche associate alla mancanza d’acqua è uno dei compiti di quest’organismo, preposto anche al controllo e alla manutenzione di tutte le opere idriche con cui questo bene viene distribuito ai campi. All’interno del sito dell’ente, una pagina sufficientemente dettagliata fornisce un’immagine della situazione idrogeologica di questi oltre 100.000 ettari di territorio dal Basso Medioevo ai giorni nostri: invitiamo il lettore a seguire questo link per approfondire l’argomento.
Il bollettino di maggio
I dati dello scorso mese indicano le motivazioni per cui si è arrivati alla situazione attuale, con grafici e dati inequivocabili. Le temperature medie hanno registrato picchi di 5° superiori alla media dei 30 anni passati, si sono all’incirca dimezzate le precipitazioni mensili, con un valore che non si registrava dal 1994; le riserve nivali montane sono esaurite, a fronte di un mese particolarmente caldo e ventoso (un doppio parametro che comporta l’evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle foglie delle piante).
Andando a consultare i dati ARPAV, un fiume come il Bacchiglione ha registrato a Montegalda una portata inferiore del 77% rispetto alla media storica 1930-75 e 2005-2020. Si verifica inoltre il fenomeno della risalita dell’acqua salata lungo le foci dei fiumi veneti, con conseguenti problemi ecosistemici oltre che agricoli.
“Non conosciamo il valore dell’acqua finché il pozzo non si prosciuga”, scriveva Thomas Fuller: mai come oggi il pozzo ci sta inviando un fortissimo segnale d’allarme.
Immagine di copertina a cura di Speak Out Media