Il Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza

Il Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza

Benché siano state spostate soltanto da poco più di trent’anni presso la sede di Contrà S. Corona, le collezioni del Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza si sono costituite, nel loro nucleo primigenio d’identità museale, a partire dal lontano 1855, quando la sede per custodirle venne individuata nel palladiano Palazzo Chiericati. Quest’ultimo ospitava all’epoca anche le collezioni artistiche cittadine, composte da una ricca pinacoteca, reperti statuari, raccolte numismatiche: il Chiericati era dunque uno scrigno dal contenuto eterogeneo, dove si raccoglieva una miscellanea di oggetti che in futuro avrebbero trovato nuove collocazioni.

Le collezioni attraversarono quasi indenni, pur con varie vicissitudini dovute ai moti rivoluzionari e alla Grande Guerra, il periodo storico successivo, accrescendosi nel tempo grazie a continue donazioni fino alla triste data del 18 marzo 1945.

Quella domenica un bombardamento alleato distrusse l’intera ala naturalistica insieme a parte delle collezioni preistoriche e condannò all’oblio i materiali in essa contenuti, salvatisi solo in minima parte. I cittadini vicentini, pur di ricostituire almeno in parte quel tesoro andato perduto, diedero vita ad una serie di corpose donazioni, rendendo pubbliche collezioni – entomologiche, di avifauna e non solo – fino ad allora rimaste private, di famiglia.

Museo Naturalistico Archeologico Lago di Fimon

Il senso civico e la generosità dei vicentini non potevano essere ospitati all’interno di uno spazio sempre più affollato, che cominciava a soffrire la compresenza di così tante e varie collezioni. Nel 1987, dunque, venne individuata una nuova sede museale nel complesso claustrale di S. Corona, abbastanza capiente da contenere gli attuali 87.000 reperti naturalistici e i 13.000 reperti archeologici, per una stima totale di circa 100.000 oggetti da conservare, valorizzare e comunicare al pubblico.

Il complesso di Santa Corona

Addentrandosi all’interno del Museo, gli osservatori più attenti noteranno numerosi lacerti d’affreschi alle pareti, vestigia della presenza domenicana: un tempo, infatti, il Museo era un convento di frati predicatori, edificato a partire dall’ultimo trentennio del Duecento per volontà di Bartolomeo da Breganze, vescovo della città di Vicenza.

La struttura nasceva con lo scopo di glorificare una reliquia ricevuta in dono dal re di Francia Luigi IX, tutt’oggi visibile presso il Museo Diocesano: si tratta di una Sacra Spina della Corona di Cristo, racchiusa in un elaborato reliquiario fabbricato in argento dorato e smalti traslucidi.

La struttura conventuale subì, nei secoli successivi, numerosi cambi di destinazione, prestando alcuni dei propri locali alla Santa Inquisizione sin dai primi del Trecento, per poi diventare, nel XIX secolo, sede dell’Istituto Tecnico Alessandro Rossi.
Il successivo momento storico di rilievo per il complesso di Santa Corona sarà il bombardamento alleato del 14 maggio 1944, che distrusse la biblioteca e parte dell’ala est dell’edificio.

Rinascere dalle ceneri

Il complesso di Santa Corona fu uno dei pochi edifici a non beneficiare in toto degli interventi di restauro del periodo post bellico, tanto che ancora oggi porta su di sé le evidenti cicatrici di quanto accaduto quasi ottant’anni fa. Se da un lato vennero riattate alcune parti del complesso per ospitarvi il Museo Naturalistico Archeologico e un’ampia porzione dell’edificio venne destinata ad uso giudiziario, dall’altro non vennero mai attuati i lavori di rifacimento della biblioteca andata distrutta e delle diroccate porzioni limitrofe dell’ala est.

Ad oggi, visitare il Museo significa anche posare gli occhi su una memoria viva del secondo conflitto mondiale, sia che si guardino le rovine abbracciate dalla vegetazione, sia che si pensi a come i locali interrati del complesso claustrale siano stati utilizzati dai cittadini a mo’ di improvvisati rifugi antibomba nel corso delle incursioni aeree anglo-americane. Seppur non visitabili perché adibiti a depositi, gli ambienti ipogei sono un ulteriore ricordo legato alla guerra, un frammento di memoria che va ad aggiungersi a quelli in esposizione presso la sezione archeologica del museo.

La punta dell’iceberg

Forse non tutti hanno consapevolezza del fatto che le collezioni in esposizione presso qualsiasi polo museale sono soltanto una piccolissima parte del patrimonio culturale che l’ente Museo tutela, conservando la maggior parte dei reperti per finalità di studio e ricerca. Per ogni oggetto che il comune visitatore può ammirare, altri cento sono in attesa di essere esposti magari per la prima volta, o ancora aspettano di essere adeguatamente compresi prima di essere presentati al pubblico come res dotate di un senso, una contestualizzazione, una storia.

Museo Naturalistico Archeologico

Si dice che la futura archeologia avrà come obiettivo proprio lo studio di quanto conservato nei sotterranei dei Musei, massa sommersa di un iceberg tutt’altro che di piccole dimensioni: per il momento, però, un obiettivo di tutto rispetto è la valorizzazione di quanto si trova già nei corridoi e nelle teche, obiettivo a cui può concorrere ogni singolo visitatore che provi interesse per le collezioni, si soffermi ad esaminarle e a sua volta ne parli a chi ancora non ha avuto occasione di vederle in prima persona.

In copertina, una veduta della Chiesa
di S. Corona scattata dal chiostro del MNA
in occasione della Notte dei Musei 2022


Il Museo Naturalistico Archeologico è aperto con orario estivo dalle 10.00 alle 14.00, con ultimo ingresso alle 13.30. Dal 1° settembre l’orario di apertura si estende dalle 10.00 alle 17.00, con ultimo ingresso alle 16.30.
Il Museo è di norma chiuso il lunedì, fatta eccezione per le aperture straordinarie previste per il 15/08, 31/10 e 26/12.