La Montagna Sacra – Sabrina Tamiozzo

La Montagna Sacra – Sabrina Tamiozzo

Il dialetto, strumento solitamente principe per comunicare l’ironia o il patriottismo di campanile, solca La Montagna Sacra con un carico di significati che non toccano in alcun modo la sfera del comico o del leggero interludio linguistico. L’accento del Veneto, al contrario, è qui un richiamo costante alla realtà quotidiana di una parlata non ancora unificata, costruita in parte anche grazie alle trincee della Grande Guerra: da una frase all’altra, l’italiano si trasforma nel dialetto di Tonezza del Cimone, comune vicentino in cui è ambientato il romanzo, avvicinando il lettore al fronte più di quanto farebbe qualsiasi descrizione uniforme e monotona.

All’interno de La Montagna Sacra, si potrebbe dire, parla la vita in prima persona.

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Uno scenario bellico in un paesaggio intriso di pace

Così come le parlate, la guerra e i sentimenti verso la guerra non sono gli stessi neppure all’interno di uno stesso battaglione. C’è chi la guerra la teme e chi la affronta di petto, con un impeto futurista degno di Filippo Tommaso Marinetti; c’è chi vede il conflitto attraverso gli occhi dei commilitoni e qui ne riconosce con dolore le tragiche conseguenze, o ancora chi idealizza le azioni militari ammantandole d’eroismo e di gloria, per dar loro un senso.

E, da ultimo, c’è chi aspetta la fine della guerra per rivedere i propri cari, sia che tornino dal fronte, sia che occorra raggiungere il fronte per cercarne il ricordo.

Montagna sacra, Pian dei Salesei
Sacrario Militare Pian Dei Salesei – Immagine a cura di C. Tomasella

Gli incontri sulla Montagna

Vi sarà capitato, visitando un sacrario militare, di sfiorare con la punta di un dito una lapide silenziosa, le lettere di un nome e a volte i contorni di una data, di un grado. Vi sarà forse capitato di immaginare un volto, il passatempo preferito di un uomo giovane, l’espressione di una madre e le tracce di un’identità fissata dalla pietra. Sabrina Tamiozzo porta tutto questo di fronte agli occhi del lettore, parlandogli da pagine sottili che sanno farsi di roccia: da un lato la gentilezza del fruscio della carta, dall’altro la cruda scia di sangue di un conflitto in cui la morte è stata protagonista di ogni giornata.

Dall’odio e dalla sofferenza, però, sbocciano come miracolosi germogli gli incontri tra Primo, protagonista della vicenda, e il Custode della Montagna, che consegna al ragazzo una missione e lo spinge a perpetuarla, invitando indirettamente anche il lettore a farsene carico.
A lasciare dietro di sé e ai posteri un granello di bontà da coltivare, con una salda, incrollabile fiducia nel valore che ha anche la più piccola briciola d’amore che si dona al prossimo.

Immagine di copertina tratta dalla presentazione
svoltasi a Vicenza il 27 maggio


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