Fabio Mattiolo – Il Respiro della Montagna

Fabio Mattiolo – Il Respiro della Montagna

La Sala Conferenze del Museo Naturalistico Archeologico è un ambiente spazioso, dall’alto soffitto architravato in legno, che può accogliere al suo interno fino ad un centinaio di persone: la sera di martedì 13 dicembre questa sala si è in parte trasformata in un suggestivo teatro, dove per qualche ora la luce, il suono e la voce hanno dato forma alle diverse sfumature e ai diversi significati che la montagna assomma in sé.

Ambiente da preservare, da ammirare e da cui essere affascinati, la montagna è protagonista della Giornata Internazionale indetta in suo onore a partire dall’11 dicembre 2003, come ha ricordato l’Assessore con doppia delega alla Cultura e all’Ambiente Simona Siotto: a vent’anni dall’istituzione della Giornata, quello montano rimane un ecosistema fragile, ferito dall’incuria e dagli effetti sempre più rovinosi del cambiamento climatico.

Il Respiro della Montagna

Comunicare il rispetto da portare alle cime è tra gli obiettivi del progetto curato dal fotografo e scrittore Fabio Mattiolo, che apre con il suo intervento la serie di tre eventi messi in programma dal Comune di Vicenza per valorizzare la montagna in tutti gli aspetti e le sfaccettature della sua bellezza.

Tre percorsi di trekking fra la Val Badia, il Lagazuoi e altri itinerari bellunesi

Il viaggio, sin dai tempi dell’ascesa di Petrarca al Monte Ventoso, è stato metafora di cambiamento e riflessione, di un percorso interiore esplicitato dai passi di un cammino. La voce dell’attore Daniele Berardi di Theama Teatro si fa interprete di questo concetto e scandisce, in un primo momento narrativo, l’arrivo del Camminatore, alter ego di Fabio, accompagnandoci poi lungo tutto l’itinerario fisico e spirituale proposto dall’autore.

Con una forza espressiva invidiabile, la storia racchiusa nel libro (ancora inedito) di Fabio Mattiolo si fa tangibile, concreta e potente, come un temporale d’alta quota: è ispirata dal paesaggio reale incontrato sul Sentiero dei Larici, che parte da San Cassiano e si snoda per 5,3km fino a ritornare al punto di partenza; qui si incontrano le vette del Gardenaccia, del Sassongher, ma anche il profilo del Gruppo del Sella con il suo Boespitze, il Piz Boè, 3.157 m. L’acqua è un elemento ricorrente nella passeggiata lungo questo tratto del Parco Naturale Fanes-Senes-Braies: il suo scorrere viene immortalato in una serie di immagini a lunga esposizione, che esaltano la placida (ossimorica) dinamicità dell’elemento.

montagna
Immagine di repertorio – Lago di Braies

La Grande Guerra

Il secondo momento narrativo rievoca il tragico episodio del 17 aprile 1916, giorno in cui 5 tonnellate di gelignite fecero esplodere la cima del Col di Lana e con essa metà del contingente austriaco lì stanziato, 110 soldati: di tale evento fu premonitrice una nuvola scura, a forma di croce, che diede la triste anticipazione delle morti che sarebbero seguite l’indomani.

L’escursione parte da Passo Valparola, sullo sfondo le Conturines: qui stava il confine tra Italia e Impero Austroungarico. La via prosegue lungo la strada ferrata Kaiserjager, mostrata in una sequenza di immagini da dove si notano, oltre alla cima martoriata del Col di Lana, il Sass de Stria e, forse un po’ nascosta ma inconfondibile, la Marmolada.

Settsass? Montagna
Immagine di repertorio – Vista dal Rifugio Cinque Torri

Sempre con riferimento alle testimonianze della Grande Guerra, Fabio riporta i percorsi in trincea ricostruiti e preservati nell’area del museo all’aperto delle Cinque Torri, uno dei più estesi delle Dolomiti; il viaggio prosegue verso la Tofana di Rozes, per ritornare infine al Valparola.

L’ultimo itinerario

Partendo dal Falanghina (1.626 m), si imbocca il sentiero che porta al Col di Roccia (2.069 m), che ad un certo punto si biforca: da un lato Malga Fanes, preludio al raggiungimento dell’omonimo rifugio, dall’altro la Forcella del Lago (da cui si ridiscende al Rifugio Scotoni). Simbolo delle scelte da compiere nel cammino della vita, è un tracciato che di nuovo si accompagna all’elemento dell’acqua, per tornare alle suggestioni iniziali suggerite dall’elemento.

La Natura e il senso del divino

A dialogare con l’autore nel momento centrale della presentazione è stata Fiorenza Piccini, amica di Fabio e a sua volta autrice della prefazione al testo “Il Respiro della Montagna”: grazie alle sue domande, vengono precisati i contorni del progetto, articolato in una trilogia e rivolto a comunicare quello che si esplicita come un profondo afflato autobiografico.

«La montagna non è fatta solo di roccia o di camminate: la montagna è una raffigurazione della nostra vita, delle difficoltà che abbiamo nel nostro percorso. Possiamo affrontare una salita ostinandoci per oltrepassarla oppure rinunciare: gli ostacoli ci danno l’opportunità di superare i nostri limiti e di sentirci forti una volta riconosciuto il salto fatto, oppure di fermarci a riflettere su che cosa ci blocca. La montagna per me è una filosofia, una ricerca, una conoscenza da condividere».

Un destino, persino, espresso a parole, tramite le immagini e la multisensorialità, che forse ha come significato aggiuntivo quello di sancire il limite dei mezzi umani, della comunicazione verbale o sonora, che pur avanzando di anno in anno nelle capacità espressive non potranno mai abbracciare davvero il senso del sublime racchiuso negli scenari delle Dolomiti.

Articolo e immagini a cura di Chiara Tomasella