Originario della città di Brescia, orologiaio di professione e dedito al restauro come passatempo settimanale, Dino Bonatti ricorda «perfettamente» il suo primo incontro con una Jaguar. All’età di diciannove anni, mentre trascorreva qualche giorno di vacanza al Lago di Garda, presso una concessionaria ebbe modo di osservare attentamente una Jaguar MK I, modello che gli rimase impresso per la sua imponenza (non aveva nulla a che vedere con le minute utilitarie italiane che circolavano in quel periodo) e per la sua affidabilità sia dal punto di vista meccanico che prestazionale. Un incontro che, anche a distanza di anni, rimase sempre presente nella sua memoria dato il suo crescente interesse per il marchio inglese.
Tuttavia, la passione per il restauro, elemento che assieme alla sua professione scandisce la settimana lavorativa del Sig. Bonatti, iniziò ben prima del suo incontro con la Jaguar alle rive del Garda. Grazie agli insegnamenti impartitegli da suo nonno poté infatti apprendere con metodica perizia questa nobile arte prima restaurando biciclette e motorini e, in seguito, passando alle moto e ad altri veicoli d’epoca. Una vocazione quest’ultima che senza dubbio lo contraddistingue e che gli ha permesso, con il passare del tempo, di conoscere ogni singolo elemento delle sue vetture. Alla luce di ciò, è doveroso ribadire che il restauro è un’arte che, prima di essere messa in pratica, è fondamentale aver appreso a fondo. Un buon lavoro è infatti il risultato di una catena di azioni di diversa fattispecie che se non eseguite con rigore rischiano di compromettere la venuta dell’intera operazione. Saperlo fare bene infatti diverte e, di conseguenza, a lavoro finito «dona delle emozioni indescrivibili». A seguire due tra i migliori restauri seguiti personalmente da Dino con il marchio Jaguar.
Jaguar XK 120 OTS 1953 e 1954
Modello molto ricercato tra i jaguaristi data l’ottima qualità del motore e del reparto tecnico in generale, le XK 120 del Sig. Bonatti stupiscono chi le osserva per l’accuratezza con cui è stato eseguito il restauro e per la loro vocazione alla competizione, all’alta velocità, che contraddistingue nel complesso le vetture; elementi quest’ultimi che hanno portato tale Jaguar a essere ricordata come «una delle machine da corsa più longeve della storia automobilistica». Acquistate in pessimo stato, prossime alla rottamazione, ora le XK 120 di Dino hanno riacquisito la potenza di un tempo, spronando il proprietario a partecipare più volte al celebre trofeo Tazio Nuvolari, al quale ha sempre ottenuto ottimi risultati.
Jaguar MK VII 1966
Modello meno presente in circolazione, che raramente si trova nei garage dei collezionisti, la Jaguar MK VII è ormai da quattordici anni di proprietà del Sig. Bonatti. Cinque di questi, ci teniamo a specificare, sono stati usati per un lungo ed «estremamente minuzioso restauro» che ha visto la vettura passare dalla forma di rudere a cui era costretta a uno stato di perfetta somiglianza rispetto a quando, addì 10 giugno 1952, uscì dalla fabbrica di Coventry; un data di grande importanza per Dino, in quanto condivide con la Jaguar in questione anche il giorno di nascita. Un’auto che non esita a definire performante, con la quale ha partecipato a numerosi raduni, concorsi di eleganza, gare automobilistiche e, più in generale, ha potuto viaggiare ovunque senza temere l’insorgere di problemi. A distanza di anni, il Sig. Bonatti si dice quindi molto soddisfatto per aver ridato vita a tale vettura. Pur considerando che la sua attenzione nel restauro è stata estremamente professionale, in quasi nove anni «di strada» la MK VII si è sempre rivelata all’altezza della situazione. Una caratteristica che certo non stupisce dato che si sta parlando di una Jaguar, ma che comunque, a un’auto sulla soglia dei sessant’anni, non è da ritenere scontata.