Passioni d'Epoca. Nicola Barbatelli e il perfetto connubio tra storia, arte e passione

Passioni d'Epoca. Nicola Barbatelli e il perfetto connubio tra storia, arte e passione

Considerando che non è certo semplice saper riconoscere un capolavoro, e che siano quindi necessarie delle conoscenze approfondite e una spiccata sensibilità per poter cogliere gli elementi che rendono un’opera ‒ in questo caso un’automobile ‒ davvero unica, è possibile affermare che sia stata la consapevolezza di avere a che fare con un marchio fuori dal comune una delle principali ragioni che hanno spinto Nicola Barbatelli, quarantaseienne originario di Napoli, ad avvicinarsi alle Jaguar.

Storico dell’arte di fama nazionale nonché autore bibliografico, sin dalla giovinezza il Sig. Barbatelli ha riconosciuto nel marchio in questione il perfetto connubio tra uno stile elegante e delle prestazioni degne di una super-car. Appassionato di storia inglese, delle sue secolari tradizioni e della forza prorompente dei suoi simboli, non appena ebbe la possibilità di comprare un’auto egli non fu affatto indeciso quale scegliere. A detta del Sig. Barbatelli, la possibilità di guidare un veicolo Jaguar è sinonimo «di ritrovare i propri spazi, di prendersi cura della propria identità con la consapevolezza di essere liberi e di poter fare tutto ciò che si desidera». Pur essendo di grande valore, con le dovute cautele Nicola non si è infatti mai privato di usare le sue auto d’epoca per uscire con la sua famiglia o per il semplice piacere di «farci un giro verso il mare, verso la campagna o sui colli». Fattore quest’ultimo di grande importanza, dato che molti collezionisti preferiscono utilizzare tali veicoli il meno possibile per preservarli, che constata il rapporto che lega il proprietario alle sue vetture. In quest’intervista, egli desidera ricordare due modelli che gli sono particolarmente cari.

Jaguar S Type 3.8 1966

Ancora una volta, grazie al suo stile inconfondibile e alla sua storia, la Jaguar S Type si dimostra un modello molto apprezzato dai collezionisti. Acquistata da un rivenditore d’auto contemporanee, la 3.8 del Sig. Barbatelli appartenne per molto tempo a un banchiere napoletano che, giunto in età avanzata, scelse di donarla al figlio che a sua volta, a causa dell’inutilizzo, decise a malincuore di metterla in vendita. Automobile verniciata inizialmente con un formale color bianco, al momento del definitivo passaggio di proprietà la S Type in questione si contraddistingueva per via di un’insolita colorazione che «variava dal tenue color nocciola al marrone, in perfetto stile anni Settanta» che attirò immediatamente l’attenzione di Nicola. Riportata ai colori originali al termine di un minuzioso restauro, è oggi possibile constatare che tale Jaguar abbia riacquisito il suo antico splendore dato che, per ammissione dello stesso proprietario, «risulta complesso rimanere inosservati mentre la si guida».

Il più antico veicolo Jaguar XJ, Series 1

Jaguar XJ Series I 1968    

Presentata per la prima volta al salone dell’automobile di Parigi nel 1968 come l’auto berlina di lusso che doveva competere con i grandi marchi tedeschi d’alta gamma come Mercedes-Benz o BMW, la XJ rappresentò un punto di svolta per la Jaguar, dato l’arduo compito di creare una vettura che fosse in grado di trasportare la casa automobilistica “nel futuro” senza tuttavia perdere i caratteri che avevano fatto diventare grande il marchio. Appartenuta a un anziano signore barese che riuscì a portarla in Italia, il Sig. Barbatelli la acquistò dopo averla vista per la prima volta durante una visita a un salone espositivo a Napoli. Veicolo che usa «con piacere in molte occasioni», è doveroso specificare che la Jaguar XJ Serie I in questione è attualmente l’esemplare più longevo in circolazione. Appartenuta probabilmente al Principe Amedeo di Savoia – i primi 50 pezzi vennero infatti donati a personalità di spicco direttamente dalla casa Jaguar – la XJ marchiata con il numero di telaio 50042 è stata premiata al Castello di Windsor come auto più longeva del suo modello, apparendo di conseguenza in diverse riviste nazionali e britanniche. Essa rappresenta quindi un orgoglio non solo per Nicola, che se ne prende cura da anni, ma anche per l’intero Club JAG e per tutti i jaguaristi italiani, data l’importanza simbolica che ha assunto in questi anni e la sua presenza nel territorio nazionale.