Vicenza, città romana e – a buon diritto – palladiana.
All’interno del suo territorio sono presenti ben 23 monumenti realizzati da Andrea di Pietro della Gondola, vero nome del Palladio. Il soprannome gli derivò infatti dal Trissino, che lo conobbe mentre lavorava alla ristrutturazione della sua villa di Cricoli, tutt’oggi in uso. Apprezzatone il talento, l’umanista prese il giovane Palladio sotto la propria ala, introducendolo all’ambiente aristocratico vicentino.
Per un umile scalpellino figlio di un mugnaio padovano, il favore e la simpatia di un personaggio illustre non furono ininfluenti. L’incontro con Gian Giorgio Trissino e i viaggi romani che ne scaturirono fecero la fama di Palladio: gli permisero di avere accesso al vivo ambiente culturale del Rinascimento, un’eredità intellettuale che Andrea portò con sé in ogni sua realizzazione.
L’ultima tra le perle dell’architetto fu proprio il Teatro Olimpico, portato a compimento nel 1583. Cinque anni dopo la scomparsa di Palladio, nel 1585, lo spazio scenico fu inaugurato con la rappresentazione dell’Edipo Re di Sofocle, tragedia recitata fra le vie di una Tebe magistralmente ricostruita sul palco da Vincenzo Scamozzi, che ne curò con precisione anche l’illuminazione.
In questo video, è possibile ammirare da una prospettiva non aperta al pubblico l’interno della scenografia, completa di minuti dettagli che creano l’illusione prospettica di uno spazio ben più ampio
Un’esperienza sensoriale
Sei volte al giorno, la semiellisse del Teatro s’illumina di nuova vita: per i visitatori, è possibile assistere ad un vero e proprio momento di magia, unico e indimenticabile.
Realizzato dalla Scuola Holden, con la cura e la supervisione di Alessandro Baricco, il percorso storico-artistico iniziava (purtroppo, pre-covid) con un approfondimento interattivo disponibile su tablet, a partire dalla stupenda sala dell’Odeo, antistante gli spazi del teatro.
In seguito, durante la proiezione di un video, Baricco stesso contestualizzava la vita di Palladio e l’eccezionalità che aveva, per l’epoca, la realizzazione di un teatro al coperto.
Primo nel suo genere, il Teatro Olimpico venne utilizzato dai membri dell’Accademia – committenti dell’opera – non soltanto come teatro, ma anche come sala di rappresentanza, ovvero un palco su cui allestire gare, eventi, visite d’onore. Vi furono accolti Goethe, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi.
Quando Napoleone vi entrò, sul finire del Settecento, pensò di asportare alcune delle 95 statue presenti al suo interno: gli fu presto evidente, tuttavia, che non si trattava di realizzazioni marmoree, ma di costruzioni in gesso e cartapesta – materiali tanto poveri quanto fragili, strutturati su un’anima di ferro. Il Teatro rimase quindi intatto: solo molto più avanti, durante la Seconda guerra mondiale, la stupenda scenografia, per paura dei bombardamenti, fu smontata e preservata al di sotto della Basilica Palladiana.
L’intero ambiente, con i suoi 470 posti distribuiti sui tredici gradoni della cavea, è ad oggi delicatamente conservato nel suo equilibrio: non viene né riscaldato né condizionato, ma preservato inalterato. Com’era nel XVI secolo.
Il momento culminante della visita all’Olimpico è lo spettacolo di luci che avvolge l’ambiente interno, sulle note di una composizione originale di Nicola Tescari, del quale potrete ascoltare il contributo al pianoforte; delle scenofonie e degli illuminismi, invece, è curatore Roberto Tarasco.
Vivere la luce
Tutto inizia con la comparsa calma e cadenzata di una luce violacea, posta al centro del palcoscenico quasi a voler introdurre un invisibile presentatore. A ritmo di musica, la luce si sposta, accarezzando l’architettura tebana con leggeri sbuffi di colore.
Prendetevi del tempo per guardarvi intorno, senza trascurare gli ospiti dell’esedra alle vostre spalle: parrebbero riconoscibili, fra di essi, il nobile Leonardo Valmarana, Gian Giorgio Trissino e, vicino a lui, Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi.
L’attenzione dello spettatore segue le armoniose pennellate che i riflettori descrivono lungo le vie, prima con lentezza, poi in maniera sempre più concitata: l’arcata principale arriva a incendiarsi di ogni colore dell’arcobaleno, per poi dare spazio, con un ultimo guizzo rivolto al cielo dipinto che ricopre il soffitto, ad una firma luminosa, che resta a brillare per un momento – e per l’eternità.
– Angolo eventi –
Uno dei primi incontri speciali all’interno del teatro sarà il concerto di beneficienza dedicato a supportare l’associazione ASSI Gulliver, che si occupa di dare solidarietà alle persone con gigantismo cerebrale. L’evento, realizzato con il patrocinio del Parlamento europeo, si colloca nella cornice del Festival Vicenza in Lirica: l’appuntamento è fissato per le ore 21 del 29 agosto.
Il 7 settembre, alle 20.30, andrà invece in scena l’opera Mitridate, Re di Ponto, in replica il 9 e il 12 del mese: opera seria in tre atti musicata da Mozart su libretto di Vittorio Amadeo Cigna-Santi.
Da ultimo nel nostro elenco, tra il 23 settembre e il 23 ottobre sarà il tempo di Nemesi: per la direzione artistica di Giancarlo Marinelli, verranno proposti gli spettacoli classici dell’Antigone (già sold out), della Fedra di Racine, dell’Histoire du Soldat musicata da Stravinskij, insieme a molti altri eventi che v’invito a scoprire.
Fotografie a cura dell’autrice