Stupor Mundi – Un evento dedicato alla tradizione medievale di Monselice

Stupor Mundi – Un evento dedicato alla tradizione medievale di Monselice

Il Mastio Federiciano è senz’ombra di dubbio il tratto paesaggistico più iconico di Monselice: edificato a partire dal 1239, torreggia sui colli Euganei tanto da consentire a chi lo raggiunge, nelle giornate più limpide, di scorgere persino i territori della Serenissima.
Proprio i veneziani riuscirono a conquistarlo nel 1405, strappandolo ai Carraresi; con l’andar del tempo, tuttavia, la fortificazione perse il suo ruolo strategico e venne progressivamente avvolta dalla vegetazione, dalla quale è stata liberata in tempi più recenti.

Sorge nella terra di Monselice, posta nella pianura, come uno monte di sasso (dal quale è detta Monselice) che si distende molto in alto; nella sommitá del quale è una rocca, e per il dosso del monte, che tuttavia si ristrigne, sono tre procinti di muraglia, il piú basso de’ quali abbraccia tanto spazio che a difenderlo da esercito giusto sarebbeno necessari duemila fanti…

– Guicciardini, Storia d’Italia, Libro IX, capitolo IV

Sul finire del Cinquecento, il Colle della Rocca divenne dimora di ville e residenze nobiliari, fra le quali troviamo anche Villa Duodo: progettata dall’architetto vicentino Vincenzo Scamozzi, sarà l’elegante cornice che farà da sfondo agli incontri del 27, 28, 29 e 30 agosto, dedicati ad un suggestivo viaggio nel tempo.

Il terzo vento di soave

Federico Ruggero di Hohenstaufen è noto con molteplici soprannomi: il più famoso tra tutti, però, è certamente quello di stupor mundi, ovvero “meraviglia del mondo”. Da quest’appellativo prende il nome il festival che animerà Monselice a fine agosto: inaugurato nel 2020 in occasione dell’ottocentesimo anniversario dell’incoronazione a Imperatore di Federico II, avvenuta a Roma il 22 novembre del 1220, l’evento coinvolgerà la musica, l’arte, la storia e persino il cibo dell’epoca federiciana, rendendo omaggio al sovrano di Svevia e contemporaneamente all’anno dantesco, in cui ricorre il settecentesimo anniversario della morte dell’Alighieri (1321-2021).

Il primo appuntamento riguarderà il concerto “Amor che nella mente mi ragiona”, dal nome della seconda canzone commentata da Dante nel Convivio; a eseguire la performance sarà l’orchestra Micrologus, appena tornata da una tournée nel Paese del Sol Levante. L’obiettivo sarà trasportare il pubblico all’epoca di Cangrande della Scala, con le suggestioni musicali riprese da trovatori francesi e anonimi autori del Bel Paese: per la prenotazione (obbligatoria), è disponibile il link dell’organizzatore (Wavevents).


Se non avete mai sentito “Stayin’ alive” cantata in latino, questo è il momento giusto per recuperare il brano!

Il piatto di Federico II

Nel contesto dell’evento, quest’anno è stata introdotta una novità gastronomica: una vera e propria gara tra i ristoranti del luogo, dedicata ad eleggere il piatto tipico di Monselice.
I partecipanti al contest dovranno cimentarsi nella realizzazione di una pietanza che rispetti la tradizione medievale, attingendo alla cultura culinaria (pur modernizzata) del passato. Sono dunque banditi ingredienti provenienti dalle Americhe, mentre è benvenuta l’ispirazione che derivi da testi come il Liber de coquina (con ricette adattate per valorizzare le tipicità locali).

Durante la conferenza stampa in cui si è presentata questa seconda edizione del festival, l’ex Assessore alla Cultura e al Turismo Riccardo Ghidotti ha offerto un’ampia gamma di suggerimenti, che spaziano dalle trippe porrate al cosiddetto “lattonzolo”, per esaltare il gusto delle tradizioni a base di carne, dai fagioli Cenerini alla “zuppa del priarolo”. Quest’ultimo piatto viene realizzato con diversi cereali – grano, orzo, farro, segale, avena – in ricordo del piatto tipicamente consumato da chi lavorava all’interno delle cave dei Colli Euganei.

Una menzione speciale va ai capperi, ingredienti d’eccezione data l’antichità della loro coltivazione in loco: gli arbusti di questa pianta, infatti, trovano dal Duecento uno spazio accogliente fra le mura storiche di Monselice, dove producono i loro boccioli per via spontanea, fra un blocco di trachite e l’altro.

Il 28 agosto, alle ore 19.00, è fissato l’appuntamento per la selezione finale del piatto vincitore: il verdetto sarà dato al Parco di Via Argine Destro.

L’intervento della Società Dantesca Italiana

La seconda serata del festival vedrà la partecipazione del presidente della S.D.I. Marcello Ciccuto e del professor Alberto D’Atanasio, che terranno una conferenza-spettacolo imperniata sul “ritratto prospettico” di Federico II: il sovrano di Svevia verrà infatti raccontato attraverso gli occhi del ghibellin fuggiasco e delle opere dantesche che ne fanno menzione.

L’Inferno, infatti, non è l’unico luogo in cui l’Alighieri cita Federico II: la sua figura si trova avvolta d’ammirazione già nel De Vulgari Eloquentia, dove il puer Apuliae ed il figlio Manfredi vengono denominati “eroi” della cultura letteraria nel Regno di Sicilia, culla di tutto ciò che seguì per la lirica e la poesia italiana.

A tema dantesco sarà anche la terza serata dell’evento: il 29 agosto, alle 21.15, l’attore David Riondino porterà in scena un recital intitolato “Nei dintorni di Dante”, supportato dalle musiche del Duo Sconcerto.

Terre di Tiranni o Santi?

L’ultimo appuntamento, infine, consisterà nella presentazione e nella proiezione del docufilm realizzato dal Consorzio di Promozione Storica “Terre Ezzeline”: un filmato curato dalla regia di Mauro Guidolin, con la direzione artistica di Antonia Martinello, che ha l’obiettivo di rappresentare la figura di Ezzelino da Romano sotto una veste inedita e più umana.


Il trailer del documentario

La partecipazione agli eventi delle quattro serate sarà libera e gratuita; le iniziative, pensate nel loro complesso per incentivare la ripresa del territorio a seguito della pandemia, mirano a riconsegnare ai cittadini la bellezza di Monselice. Come ha fatto notare anche Elisa Venturini, Consigliere Regionale presente alla conferenza stampa del 12 agosto, il covid non ha sminuito la ricchezza del territorio che abitiamo, né quella materiale né – soprattutto – quella immateriale: sta a noi prenderci cura di entrambe.