La filosofia del barattolo

La filosofia del barattolo

Le 141 pagine del quarto romanzo di Nereo Maggiani viaggiano tra il Caso, la Libertà e una trama in cui impera un barattolo di zucchero, simbolo degli imprevisti da accogliere come parte della vita.

Scorrevole e di facile lettura, il testo presenta tuttavia uno spunto filosofico contestabile (ascrivibile unicamente all’io narrante), riassunto in un’equazione e nelle elucubrazioni matematico-esistenziali del protagonista, Felice: per l’uomo, la libertà si riscontra (nel quotidiano) in quelle azioni estranee alla casualità, alle costrizioni esterne e all’influenza che su di noi esercita il passato, consistendo dunque in un concreto agire, in un qualcosa di fattuale.

Il primo attore di questo romanzo, dunque, considera libere alcune decisioni, come quella di alzarsi dal letto, scegliere i propri vestiti, entrare in doccia senza usare l’acqua calda.
E il lettore potrà chiedersi: sono veramente azioni totalmente e incondizionatamente libere?

I limiti di ogni libero arbitrio

Abbandonare le coperte al mattino è la mera condizione necessaria per poter compiere qualsiasi altro negotium si sia progettato: inoltre, anche soltanto per espletare un bisogno fisiologico, diventa un’operazione imprescindibile per il proprio benessere. Non scegliere di alzarsi, pertanto, porta nel breve andare ad una condizione non desiderata, che delinea un contorno di costrizione in cui inserire questa “libertà”.

Allo stesso modo, scegliere un vestito dall’armadio presuppone sia quelle che vengono qui chiamate “CE”, ovvero “Costrizioni Esterne”, sia l’Esperienza pregressa (E), sia l’azione del Caso: partendo dall’ultimo fattore…

  • Se un abito fosse steso ad asciugare, ancora zuppo, oppure si fosse rovinato e fosse inservibile, non potrebbe essere utilizzato.
  • Se il guardaroba non fosse stato rimpinguato dal Felice del passato, il Felice del presente non potrebbe scegliervi alcunché.
  • Se, infine, lo stilista, il sarto o in poche parole l’autore di quel pezzo di vestiario non avesse scelto una data forma da dare al capo d’abbigliamento, assecondando i tempi e la moda, Felice stringerebbe l’aria tra le dita.

È dunque un atto totalmente, incondizionatamente libero scegliere qualcosa tra un ristretto numero di opportunità, predeterminate dall’offerta di un mercato, dalle usanze e dai costumi del presente e in sovrappiù dall’assenza o dalla presenza di circostanze casuali che condizionino la scelta (come, banalmente, il meteo)?

Infine, la manopola dell’acqua fredda: il dolce piacere di rompere un’abitudine, per il solo gusto di ribellarsi al proprio io desideroso di un tiepido benvenuto del mattino.
Davvero non vi è alcunché di condizionato da E, in questo atto tanto acclamato come libero?

Una riflessione in corsa

Felice non ha tempo di soppesare la propria filosofia in un pensatoio, assaporando la stasi di un profondo autoesame. Il protagonista va incontro al proprio cambiamento a passo spedito, basando la propria evoluzione sul riassestare gli equilibri fra le quattro forze in gioco, CE, E, il Caso, la Libertà: in particolare, emerge fra tutte la lotta contro la casualità, che viene qui abbracciata e resa parte della libertà.

Ora, accettare ciò che accade di imprevisto equivale veramente a immaginare di aver consciamente deciso che l’imprevisto accadesse e fosse il benvenuto?

A mio parere, no.

Ciononostante, è certo una lezione di vita da cogliere quella che consta nell’invito ad abbracciare tutto ciò che succede al di fuori della nostra sfera di controllo, permeata dalla volontà di dominio sul mondo e sul nostro percorso all’interno di un cosmo che troppo ordinato non è.
Al lettore, dopo aver seguito la vicenda che l’autore dipana lungo i tredici capitoli dell’opera, rimane impressa questa consapevolezza, non tanto per empatia rispetto al protagonista: ciò che spinge ad accogliere a braccia aperte la dominante percentuale del Caso è la consapevolezza che gli incontri, le conversazioni, i sogni, i robusti interventi dell’entropia nell’andare del tempo sono inevitabili anelli della catena dell’esistenza, che prosegue intrecciandoli gli uni agli altri come elementi di pari importanza.

Che cada, dunque, il barattolo di zucchero; che batta le ali una farfalla, dando avvio allo scatenarsi di un uragano. Non è importante, in sé, quale ostacolo sorga a creare una svolta nel nostro procedere: importa piuttosto come c’inventeremo di affrontarlo.

In copertina: foto di Elisabetta Tiberio, ripresa dall’autrice
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