Leggere l’italiano di seicento anni or sono (all’incirca) non viene certo facile: di solito è un’operazione che s’arrischiano a compiere dotti accademici o smaliziati studiosi desiderosi di capire meglio un’epoca tanto lontana, per cronologia e per usanze. La letteratura viene incontro a tutti coloro che vorrebbero averne un saggio, ma senza faticare su carte troppo delicate e bruciate dal tempo.
In soccorso di costoro intervengono anche gli autori di “Viaggio nella Venezia del Medioevo tra storia e cucina”: Gianico Viero e Roberto Bruni accalappiano infatti il lettore con un espediente narrativo sui generis, aiutati dalle meravigliose illustrazioni dell’artista Valentina Verlato, sfidandolo a distrarsi dall’atmosfera che si crea di pagina in pagina. Pur mantenendo l’autorità di uno studio scientifico sull’opera di Marin Sanuto, il testo scorre con l’energia di chi intende appassionare il pubblico, erudirlo e coinvolgerlo allo stesso tempo.
Un approfondimento su Marin Sanudo
Marin Sanudo nasce nella Serenissima Repubblica di Venezia e ne vive appieno la storia, testimoniandone lo svolgersi tramite i suoi Diarii: fonte preziosa per ricostruire gli alti e bassi delle terre di San Marco, le cronache da lui compilate sono state riscoperte e portate a nuova gloria soltanto in tempi relativamente recenti, complice quella lingua volgare che egli volle adottare per essere compreso dai più.
La sua opera ambiva ad essere un servizio per il mondo, uno specchio per una realtà di cui si potesse discutere con il “sermon materno”: la parlata di casa, accessibile, vicina alla collettività e vista di mal occhio nei luoghi del potere proprio per quella sua trasparenza, tanto lontana dal latinorum di giustizia e burocrazia. Ciò che a quel tempo obliò gli scritti del Sanudo è oggi un punto di pregio: il veneziano in cui sono scritti ce li rende più facili da scorrere, quasi fossero antichi amici dalla voce incredibilmente familiare.
Le 135 ricette dell’Anonimo Cuoco
Oltre agli scritti del Sanudo, emergono dal testo di Viero e Bruni anche “i cucinati” di un personaggio vissuto nel Trecento, senza nome ma non senza buon gusto: il leggendario Anonimo fu forse un nobile, postosi al servizio di ben quattro Dogi, che sul finire della propria carriera volle trascrivere le ricette preparate nel corso della vita e tramandarle ai posteri, perché continuassero ad allietare i palati delle generazioni a venire.
Gianico Viero, cuoco in attività presso il meraviglioso Agriturismo Collalto di Molvena (VI), ha incontrato quest’antico ricettario trovandovi spunti squisiti da proporre ai visitatori, che una volta sedutisi a banchetto non possono che ringraziarlo per la scoperta fatta!
Il Medioevo, come ricorda in svariate conferenze anche lo storico Alessandro Barbero, non è un’epoca tetra e priva di bontà e bellezza: tutt’altro. Una ricchezza culinaria assolutamente da riscoprire ci aiuta ad accettare che anche quei secoli abbiano avuto la loro luce da mostrare – e far gustare – al mondo.
L’Agriturismo Collalto
Arrivare quassù dà diritto ad affacciarsi sull’ameno scenario di Colceresa, un nome che evoca i ciliegi e la fertile storia di questo luogo: abitato sin dal Medioevo, esso torna a riproporre un piccolo frammento culinario di quel tempo, presentandolo all’avventore con innata umiltà.
Chiedete dunque al cuoco Gianico di farvi conoscere l’Ambroyno, il Bramagere, la Tredura oppure ancora il vasto mondo delle spezie, usate come erbe officinali all’epoca del Sanudo: scoprirete che il gusto viaggia nel tempo, incantando i palati anche a secoli di distanza.
Immagine di copertina a cura dell’autrice