Il Museo Nazionale Atestino

Il Museo Nazionale Atestino

La possente cinta muraria che circonda il giardino pubblico di Via Negri è uno degli elementi più caratteristici del paesaggio estense, dominato dal mastio del Castello Carrarese e, per l’appunto, dalle fortificazioni ezzeliniane. Proprio all’interno di questa cornice storico-architettonica ha sede, dal luglio del 1902, il Museo Nazionale Atestino, sviluppato su due piani presso Palazzo Mocenigo, ricca dimora nobiliare edificata sul finire del Cinquecento.

L’intera esposizione abbraccia e racconta, con dovizia di particolari, un periodo storico molto ampio, che dal Paleolitico risale fino al Medioevo e all’età moderna: al visitatore occorre suggerire di alzare gli occhi verso l’alto, per ammirare gli affreschi che decorano i soffitti di tre delle sale visitabili al primo piano. Tali dipinti sono stati realizzati nel XVII secolo dall’artista Giulio Carpioni, pittore e incisore veneziano vissuto tra il 1613 e il 1678.

Museo Nazionale Atestino

Sulle tracce di Ateste

Salendo la scalinata che porta al primo piano, da dove inizia il percorso della visita, ci si imbatte in una cartina storica di Este, indicata ancora con il toponimo latino di “Ateste”. Le radici dell’insediamento, tuttavia, sono preromane: molto importante per la loro identificazione fu Alessandro Prosdocimi, direttore dell’ottocentesco Museo Civico Lapidario e primo curatore dell’Atestino. A partire dal 1877 (dopo la scoperta avvenuta l’anno prima), fu proprio lui ad esplorare le necropoli preromane vicine alla città, traendo da oltre mille tombe il primo nucleo di reperti per il nuovo museo.

Nel corso del Novecento e soprattutto sul finire del secolo, gli scavi si intensificano e portano alla luce innumerevoli testimonianze di quella che fu la vita atestina dal IX secolo a.C. al riconoscimento dell’abitato come area sottoposta al diritto romano (la città è parte della tribù Romilia dal 49 a.C.): alcune di esse recano impressa la particolare scrittura venetica in uso a Padova, costituendo testimonianze importanti per lo studio linguistico.

Tavola di Este
Tavola da Este: lamina di bronzo con iscrizione venetica rinvenuta nel 1979 e risalente alla prima metà del IV secolo a.C.  Si ipotizza costituisse un documento pubblico di natura ufficiale, poi riutilizzato una volta esaurita la propria funzione originaria.

Le sepolture e i luoghi di culto

I corredi rinvenuti all’interno delle necropoli aiutano a restituire uno spaccato della società dell’epoca: si notano dunque le diverse occupazioni maschili e femminili, identificate le une dalle armi (ritualmente spezzate perché fossero inservibili) e le altre dagli strumenti utili per la filatura e la tessitura.

Inizialmente, i defunti venivano cremati e le loro ossa raccolte all’interno di apposite urne, mentre a partire dal V secolo a.C. sono attestate le prime inumazioni: l’analisi dei resti scheletrici è imprescindibile per ricavare alcuni dati paleodemografici, relativi all’età media dei defunti, al sesso, alle condizioni di salute o ancora alle abitudini alimentari.

Le prime testimonianze scritte per quest’area ci giungono a partire dalla fine del VI sec. a.C., periodo nel quale si registra un progressivo arricchimento dell’antico centro di Este. Alcune di esse sono incise negli ex-voto a forma di chiodo raccolti presso il santuario di Reitia, luogo frequentato per diversi secoli dai fedeli. Questi oggetti, realizzati in bronzo, sembrano essere stati lasciati soltanto da dedicanti donne, che si rivolgevano ad una divinità femminile paleoveneta protettrice della salute.

Ex voto del santuario di Reitia

La sezione numismatica

Il piano terra dell’esposizione è dedicato all’epoca romana, con una sala conclusiva riferita a Medioevo ed età moderna.
Il percorso inizia con la presentazione del cippo in trachite che segna il confine di Este rispetto a Padova, ancora di epoca repubblicana (141 o 116 a.C.). A quest’epoca risale il conio di monete come quelle mostrate in foto:

Collezione numismatica del Museo Atestino

Tra i reperti d’età imperiale, invece, scintillano ordinatamente nella loro teca monete di bronzo, oricalco, argento e oro recanti le effigi dei sovrani succedutisi dal periodo augusteo al IV sec. d.C.

Pace Augustea
Aureo d’oro risalente al 41-52 d.C.
Domiziano Augusto
Moneta con l’effigie dell’imperatore Tito

 

 

Di particolare pregio è un medaglione la cui autenticità è ancor oggi controversa, per mancanza di specifici dati di scavo: se fosse accertata, tuttavia, sarebbe uno dei soli tre esemplari al mondo dedicati alla celebrazione dei due figli di Ottaviano come consules designati e principes iuventutis.

Effigie laureata di Cesare Augusto, parte frontale della medaglia risalente al 2 a.C. (autenticità controversa).

Tutto ciò rappresenta solo in parte la quantità di reperti e informazioni storiche a cui il visitatore ha qui accesso: invitiamo dunque a visitare in prima persona il Museo Nazionale Atestino, ricordandone gli orari di apertura: dal martedì al sabato dalle 8.30 alle 19.30, la domenica pomeriggio dalle 14.30 alle 19.30.

Immagini a cura dell’autrice