Preservare l’ambiente euganeo: un progetto per far rifiorire i vegri del Parco Colli

Preservare l’ambiente euganeo: un progetto per far rifiorire i vegri del Parco Colli

Campi di orchidee selvatiche, terreni impervi e coraggiose zolle d’erba costituiscono un particolare tipo di habitat, detto “vegro”, riconosciuto come bisognoso di tutela da parte della Comunità Europea. Culla di biodiversità, i vegri sono diffusi tra Arquà Petrarca e Baone, all’interno del Parco Regionale dei Colli Euganei, che attualmente cura un progetto di conservazione rivolto a queste aree, con la supervisione dell’Orto Botanico patavino.

L’estensione di queste praterie aride ammonta ad un totale di otto ettari presso il solo Monte Cecilia, altura della frazione di Comezzara (Baone): qui sono già iniziati i lavori di Veneto Agricoltura e dell’unità forestale dell’ente parco, che mirano a sfalciare in modo controllato specie alloctone e dannose – come l’alianto e la robinia – per lasciare respiro a frassini, roverelle, ginepri e altre varietà originarie del territorio, più compatibili con la fauna locale.

Un’operazione scientifica

Un tempo aree coltivate, queste zone stanno subendo un lento processo di riforestazione che è attualmente ostacolato dall’intervento umano, che ha alterato l’iter per cui originariamente s’insediano le piante pioniere adattate a condizioni difficili di scarsa umidità, come le graminacee e le leguminose, che poi lasciano spazio alla vegetazione arbustiva. In una seconda fase, infatti, si assiste all’arrivo di arbusti quali biancospini, pruni, rose canine, viburni ed infine alla rinascita di un vero e proprio bosco, fatto di carpini neri, ornielli, scotani e altre specie.

L’habitat dei vegri non è permanente, dunque, ma va salvaguardato per le sue caratteristiche di transizione, consentendogli di seguire un percorso evolutivo che ne arricchisca la diversità interna, evitando di soffocarla con la proliferazione di macchie monospecifiche. L’andamento degli interventi in questo senso verrà monitorato proprio per valutarne passo passo l’efficacia, da un’equipe esperta, grazie ai fondi stanziati per curare quest’importante operazione di risanamento ambientale.

Le orchidee selvatiche

Benché non s’intervenga per il semplice scopo estetico di ammirare le orchidee, bisogna pur notare che le decine di specie che fioriscono in questi luoghi hanno ciascuna le proprie bellezze da mettere in mostra: l’orchidea scimmia produce grappoli di infiorescenze dalle vaghe forme antropomorfe, di colore violetto; l’orchidea farfalla attira i suoi impollinatori con l’aspetto aggraziato che le dona il nome; il barbone adriatico, con le sue folte spighe di fiori violacei, è un’ulteriore specie protetta dal CITES.

Ancora: sempre tra i vegri troviamo l’orchidea purpurea, detta anche “maggiore” per la grandezza del suo fiore, oppure il fior di vespa, che con i suoi colori suggerisce quasi la presenza di un insetto perennemente posato sulla sua corolla. Infine, per chiudere questa parentesi botanica, menzioniamo la ruta patavina, che in Italia si trova in modo esclusivo in quest’area dei Colli, preferendo terreni calcarei e sviluppandosi in un caratteristico schema a filari (dato dai rizomi con cui si riproduce).


Da oggi, come nota a margine rispetto alle informazioni date sin qui sugli ultimi interventi promossi dall’ente Parco, si apre inoltre il cantiere previsto intorno a Rocca Pendice, che sarà messa in sicurezza e predisposta per l’utilizzo dell’elisoccorso.
Le località interessate dalla manutenzione, nello specifico, saranno la zona Catino Centrale – Pilastro Spigolone; la zona Dinamiche e la zona Canale Secondario.

Immagine di copertina a cura di Speak Out Media