Al Giada Garden con Marino D'Antonio - 2/2

Al Giada Garden con Marino D'Antonio - 2/2

Nella prima parte di quest’intervista, abbiamo ripercorso le tappe che hanno portato Marino dal ristorante di famiglia al Giada Garden, dalla provincia di Bergamo alla città di Pechino, la cui municipalità ha, da sola, più di un terzo degli abitanti dell’intera Italia.

Nel seguito della nostra conversazione, approfondiremo il viaggio dello chef dall’Europa all’Asia, commentandolo anche dal punto di vista gastronomico.

chef recipe

La tua prima tappa all’estero è stata la capitale inglese: Londra è spesso la meta delle opportunità, come una piccola America. L’hai scelta per una ragione particolare? Come hai deciso di trasferirti addirittura in Asia, dopo l’esperienza itinerante sulle navi da crociera del Royal Caribbean Group?

Londra è stata una scelta quasi obbligata. A quei tempi (si parla dei primi anni ’90), trasferirsi lì era l’opzione migliore per affinare il proprio inglese – anche se poi ci si trovava a dividere l’appartamento con altri italiani e francesi, per cui di inglese se ne parlava ben poco!
Era una meta che sembrava così distante e allo stesso tempo era una delle destinazioni preferite per poter lavorare come cuoco all’estero, in quanto c’erano più opportunità che in Italia.

All’ultimo contratto con la Silversea il mio manager per il Food and Beverage mi ha detto: “Marino, c’è un opportunità a Pechino! Vieni con me!”

lo chef Marino al Giada
Lo chef all’opera

Io ero un po’ riluttante all’idea di fare un’esperienza in Cina, a dire il vero, ma ha insistito e ora eccomi qui, dal 2006 ad oggi.

Il motivo della riluttanza era la distanza da casa?

Sì, sicuramente i molti chilometri e le ore di volo sono una delle ragioni, tanto più che si parla anche di una notevole differenza di fuso orario. La difficoltà della lingua e la prospettiva di essere immersi in un mondo culturalmente e geograficamente molto diverso da quello italiano mi spaventavano e affascinavano al tempo stesso: non sapevo molto della Cina e non conoscevo la situazione che avrei trovato qui, e in effetti l’inizio è complesso.

delizie dello chef

Cosa consiglieresti a chi volesse provare a trasferirsi lì per seguire un percorso simile al tuo? Quali sono gli aiuti più basilari da avere?

Sicuramente raccomanderei di iscriversi ad alcuni blog di Expat per fare un po’ di domande a chi già è qui. C’è da mettere in conto una buona dose di pazienza e determinazione, qualità che aiutano sempre; forse la cosa più fondamentale da avere è però WeChat, un’applicazione di messaggistica che qui serve davvero per tutto. Un piccolo dizionario e la guida Lonely Planet sono altri due strumenti utilissimi da avere con sé.

Cosa si aspettano i clienti da uno chef italiano? Che cosa apprezzano di più?

I clienti cinesi che vengono da me si aspettano autenticità e qualità, viaggiano spesso in Italia (o almeno, lo facevano prima del Covid) e amano riassaporare i piatti che hanno assaggiato lì.

creazioni dello chef
Sono poco amanti del formaggio troppo stagionato e delle cose troppo zuccherate, mentre adorano il pesce e i crostacei, ma anche le paste ripiene e quelle secche, prosciutto, olio extra vergine, hanno un gusto raffinato nella scelta dei vini nostrani. Quello cinese è un mercato complesso che dà grandi gioie quando si lavora con prodotti di grande qualità.

Tra le portate di maggior successo al Giada Garden che cosa si può trovare?

Così su due piedi mi vengono in mente gli spaghetti all’astice, gli gnocchetti sardi fatti a mano con il granchio e i ricci di mare, la costoletta milanese, culatello Spigaroli e fichi, carpaccio di scampi con agrumi e caviale, il classico tiramisù e il panettone artigianale tra i dolci!
Filippo Mazzanti è un mio collega qui al Giada, si occupa proprio di dolci e panetteria ed è fenomenale.

dolci


Le immagini disponibili in quest’articolo raffigurano soltanto alcuni esempi delle appetitose proposte disponibili al Giada Garden.


Tornando un momento al “prima del covid”. Oltre al fatto che viaggiare ora è più complesso, com’è stata vissuta la pandemia, negli ultimi due anni? Nello specifico, come se l’è cavata il settore della ristorazione?

A Shanghai i ristoranti sono tutti pieni, specialmente quelli che fanno cucina italiana o straniera in generale. A Pechino accade un po’ lo stesso, nel settore della ristorazione e alberghiero si lavora tanto, perché non potendo viaggiare all’estero i cittadini cinesi passano i loro weekend negli hotel di lusso delle città più grandi, come possono esserlo per l’appunto Shanghai, Pechino e anche Guangzhou.
C’è un’isola molto famosa qui, per la località balneare di Sanya: tutti la visitano per fare un tuffo al mare, in attesa di poter tornare nei litorali internazionali.

Giada Garden

Potendo spostarsi su un territorio vasto oltre nove milioni e mezzo di chilometri quadri, le possibilità aperte per il turismo interno sono davvero infinite. Anche a te manca viaggiare? Che cosa farai non appena la situazione diventerà più gestibile?

Appena sarà più facile tornerò sicuramente a trovare mia madre, come prima cosa, ma farò anche dei tour enogastronomici per aggiornarmi sulle novità in Italia, che oltre a essere la mia patria è un riferimento per la mia cucina.

Grazie per il tuo tempo. Per i nostri lettori amanti del viaggio e dell’Oriente, una tappa al Giada Garden sarà sicuramente imprescindibile 🙂