Summer Nite Festival 2021 – L'universo al di là dell'orizzonte

Summer Nite Festival 2021 – L'universo al di là dell'orizzonte

Le sere estive, si sa, sono capricciose: la presenza incombente di un fronte temporalesco, tuttavia, non è l’unica a rendere elettrizzante l’atmosfera, al parco comunale che ospita l’evento.
Un sentiero illuminato conduce dal parcheggio ai posti a sedere, mentre le stelle, lentamente, riescono a fare capolino tra le nuvole: le prime indicazioni sono ancora dedicate al distanziamento sociale, ma la penombra e il senso d’attesa accomunano più della vicinanza fisica.
Primi a prendere la parola, gli organizzatori: oltre alle rituali frasi di benvenuto, vi è spazio per la commemorazione delle vittime dell’attentato perpetrato alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980: a 41 anni di distanza, resta viva la volontà di ricordare gli 85 morti, i 200 feriti, e di fare chiarezza su quanto accaduto.

Dopo il momento di raccoglimento, si entra nel vivo della serata.

L'universo al di là dell'orizzonte
Adrian Fartade sul palco
Che cosa piove sul tuo pianeta?

Benché il fenomeno delle piogge acide sia ben noto anche qui sulla Terra, le precipitazioni venusiane avrebbero molto da ridire sull’utilizzo dell’aggettivo; composte di acido solforico, le piogge e le nebbie di Venere fanno impallidire qualsiasi fortunale nostrano. Su Nettuno, invece, piovono diamanti: la brutta notizia è che il “terreno” su cui si raccolgono è il nucleo di un gigante gassoso a più di 30 unità astronomiche da noi.

L’idea di avere la possibilità di osservare il meteo su Giove o di dare le previsioni del tempo sulle Valles Marineris ci porta quasi a pensare di sapere fin troppo, su ciò che ci circonda nel sistema solare, al di là della sottile coperta di gas che la Terra stringe a sé.

Ma è davvero così?

Un omaggio a Socrate

In realtà, molti degli enigmi ancora da risolvere li possiamo letteralmente toccare con mano: come funziona realmente il senso del tatto? Come elabora gli stimoli il computer grigio che risiede all’interno della nostra scatola cranica? E ancora: perché ci sono pensieri più difficili di altri da contestualizzare?

In poche parole: dov’è il libretto d’istruzioni del nostro stesso organismo?

Da solo, poi, il cervello umano non lavora in modo ottimale. Le capacità relazionali che abbiamo sviluppato nel tempo ci hanno permesso di “salire sulle spalle dei giganti”, di non ripartire da zero, generazione dopo generazione, ma di acquisire tramite la cultura e il divenire storico la consapevolezza degli errori commessi in passato, permettendoci di progredire e imparare. Mattoncino dopo mattoncino, abbiamo costruito una società che si basa sull’interdipendenza, sulla condivisione e la trasmissione del sapere, anche se tendiamo a dimenticare quanto legati siamo gli uni agli altri.

Ogni mattoncino a cui diamo forma non fa altro che mostrarci l’immensità della cava d’argilla a cui non sappiamo ancora attribuire una precisa natura: spesso ci convinciamo che il prossimo passo, o quello che stiamo già compiendo, sarà la chiave di volta per l’arco della conoscenza, mentre ciò che ci sorride – direttamente oltre l’orizzonte di quel che sapevamo – è una nuova domanda, una sfida ancor più grande delle precedenti.

L’egocentrismo umano e il deep field di Hubble

Prima di avere a disposizione uno strumento per fotografare il cosmo a diverse lunghezze d’onda, siamo stati convinti di essere l’unica galassia esistente, un ammasso privilegiato di corpi celesti: non paghi, ci siamo collocati (di nuovo) al centro di quest’insieme di sistemi, dando un senso assoluto all’eliocentrismo. Questo avveniva poco più di un secolo fa. Poi, abbiamo scoperto di ruotare intorno ad un buco nero supermassiccio che abbiamo chiamato Sagittarius A*, e forse abbiamo capito che l’universo non ha a cuore l’autostima di 15 quadrilioni di atomi (circa) organizzati in un essere bipede che cerca di darsi un tono a 26.000 anni luce di distanza dal centro galattico.

Il nostro Sole ha una massa quattro milioni di volte inferiore a quella di Sagittarius A*: conosciamo la sua composizione e la sua attività, mentre del buco nero intorno a cui ruota l’intero nostro sistema non abbiamo neppure una foto. M87 era più semplice da “inquadrare”.

 

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Antimateria, materia oscura, energia oscura: la triade dell’ignoto

Se qualcuno vi chiedesse “Qual è il materiale più costoso in assoluto?”, probabilmente le risposte si aggirerebbero intorno all’area semantica delle pietre preziose o delle terre rare; la sostanza dal valore più elevato in assoluto, tuttavia, è un pochino più esotica degli smeraldi o del neodimio. Avete mai cercato il cartellino del prezzo di un milligrammo di positroni?

Oltre ad avere un costo di produzione esorbitante, l’antimateria è anche una delle entità più arcane che esistano nell’universo: difficilissima da isolare, ha proprietà quasi del tutto sconosciute in quanto non è studiabile tanto quanto lo è la materia ordinaria. La nascita dell’universo come lo conosciamo, tuttavia, dipende proprio da un particolare e inspiegato squilibrio iniziale, che ha permesso ad una porzione di materia di evitare di annichilirsi completamente e di formare il mondo come lo conosciamo.

Non è tuttavia l’antimateria ad essere responsabile del disavanzo di massa stimato per gli oggetti galattici che osserviamo: a quest’incongruenza è stato dato il nome di “materia oscura”. Ne osserviamo gli effetti gravitazionali, ma non la vediamo né sappiamo precisamente perché non interagisca con il campo elettromagnetico: la parte divertente riguarda la sua abbondanza, in quanto costituirebbe – da sola – l’86% della massa dell’intero universo.

E per quanto riguarda l’energia oscura?

“Energia oscura” è l’iconico nome attribuito alla misteriosa causa dell’espansione accelerata dell’universo: i confini del cosmo si stanno infatti dilatando sempre più, in un modo che, filosoficamente, ci invita a riflettere. Non esistono infatti punti d’osservazione privilegiati: ogni cosa, ogni oggetto celeste, può essere considerato al centro della realtà che guardiamo, che si parli della Via Lattea, della galassia di Andromeda o del buco nero ultramassivo TON 618, che con la sua simpatica stazza ingloberebbe l’intero sistema solare senza battere ciglio.

Dunque, riformuliamo: non esistono punti che possano essere considerati al centro dello spazio a noi noto, ma al suo interno esistono certamente oggetti straordinari che hanno tutto il diritto di rubare la scena ad una tranquilla stellina gialla, in viaggio verso una pensione da nana bianca.
Per ora, l’unico record che questa specifica palla di idrogeno ed elio può detenere è la presenza della vita in uno dei pianeti rocciosi che le orbitano attorno: resta da vedere per quanto tempo riuscirà a detenerlo.

Salutando Mogliano

Terminata l’abituale sessione di domande conclusiva, lo spettacolo si chiude in dolcezza: dopo aver esplorato i recessi dell’universo, si torna a casa, qui sulla Terra, dove a volte precipitano frammenti di altri oggetti spaziali. E Adrian, a sorpresa, ha in tasca uno di questi: una scaglia di luna, che fa tenere in mano ad una bimba vicina al palcoscenico.

Tre meteoriti
Soltanto uno dei tre è un frammento lunare: a voi indovinare quale!
Uno sguardo al cielo

Prima di tornare a seguire il sentiero illuminato fino al parcheggio, una tappa obbligata: due telescopi, uno puntato su Giove e l’altro su Saturno, mostrano agli increduli spettatori che è veramente possibile vedere le lune galileiane con un “cannocchiale”, per ricordare il nome con cui era identificato lo strumento nella Venezia del 1609; che Saturno è veramente circondato da anelli nitidamente visibili, brillanti e di facile identificazione. Sembra impossibile, ma riuscire a vedere di persona, anche se in un piccolo riquadro, un pianeta situato ad una distanza media di 1,43 miliardi di chilometri da noi ha un impatto ben più forte di quello che può avere un’immagine più strabiliante visualizzata però sul sito della NASA.

È un’esperienza che ci ricorda, a suo modo, quanto lo spazio sia la nostra casa, e non in quanto americani, russi, giapponesi, italiani, ma in quanto umani. In quanto vita che ha la possibilità di lasciare la bolla in cui è nata, forse per la prima, forse per l’ennesima volta: se soltanto decidessimo di cogliere quell’opportunità, di non autodistruggerci, di pensare di poter essere un punto di svolta per aggiungere i tasselli mancanti dell’equazione di Drake. E di sopravvivere oltre quel miliardo e mezzo di anni che già sappiamo saranno il termine ultimo di abitabilità del nostro sistema solare.


Il Summer Nite Festival continuerà fino al 7 agosto – Per chiunque si sia perso l’edizione di quest’anno, l’invito è quello di seguire le pagine social degli organizzatori, per non mancare agli appuntamenti 2022.

Summer Nite Festival

Articoli precedenti a cura dell’autrice: Tesori d’Italia – Viaggiare per scoprire la nostra terra