Studiando storia dell’arte, fra le scuole medie e le superiori, ero solita sfogliare i libri di testo con un’espressione ammirata, leggendo avidamente le descrizioni di opere architettoniche o pittoriche che avrei tanto voluto poter vedere dal vivo. Al tempo, ero convinta che sarebbe stato un semplice sogno irrealizzabile, una segreta utopia da lasciar chiusa in un cassetto. Pian piano, però, mi sono accorta che – forse – quel mondo fotografato tra le pagine dei diversi manuali non era poi così lontano.
Spesso non ci accorgiamo neppure di avere un piccolo scrigno di tesori a solo qualche passo da casa: un castello medioevale, un frammento di mura romane nel cuore di una città, un palazzo rinascimentale scoperto per caso, dietro l’angolo. Una locomotiva su cui salire, ed ecco aprirsi un nuovo scenario, che fa già capolino dai finestrini del treno: basta un biglietto per raggiungere quasi qualsiasi punto dello Stivale.
Viaggiare significa collezionare di tappa in tappa una nuova tessera di un puzzle interiore, che s’ingrandisce e completa esplorando: nuove mete, nuove occasioni di dialogo, nel costante confronto con ciò che ancora non conosciamo, ma che abbiamo la curiosità di cercare ed aggiungere al nostro personale bagaglio di vita.
La recente situazione socio-sanitaria, condizionata dalla pandemia di SARS-CoV-2, ha influenzato negativamente le opportunità di spostamento, come tutti ben sappiamo; ci ha anche permesso, tuttavia, di riscoprire il valore che ha quella libertà, troppo spesso data per scontata. Allo stesso tempo, ci ha dato modo di (ri)scoprire una piccola bolla di luoghi raggiungibili con una semplice passeggiata, spingendoci a conoscere un po’ meglio i cari, vecchi “dintorni”.
Ora, nell’ottica di un sempre più sperato ritorno alla normalità, armati di green pass e mascherine, è il momento di riappropriarsi dell’irrinunciabile idea del viaggio: quella stessa che ci spinge a raccogliere spunti, fotografie, consigli sulle prossime destinazioni da raggiungere.
Sempre ricordando che, come affermava Kavafis, il fulcro di un’esperienza spesso non è il suo termine, ma il percorso necessario per avvicinarsi all’approdo.
Immagini a cura dell’autrice
