Arrivare in anticipo ad un appuntamento può produrre ogni sorta di inaspettato investimento di tempo: a volte, permette addirittura di avvicinarsi ad una nuova realtà, curiosamente scoperta grazie ad un manifesto appeso alla parete di un piccolo ufficio turistico.
Il Museo Giovanni Poleni non è normalmente aperto il lunedì, come indicato dagli orari della locandina: non di meno, la porta che vi dà accesso in via Loredan 10 è aperta, una sfida per la curiosità di una visitatrice assetata di conoscenza.
È in corso quello che sembra un tour guidato, ma basta una domanda per scoprire che si tratta di un percorso di formazione per le future guide turistiche, giovani studenti di fisica e ingegneria che dovranno accompagnare gli ospiti in un avventuroso viaggio fra gli strumenti esposti, raccontandone l’incredibile storia.
Direttamente dalla Royal Society
Membro della famosa associazione scientifica britannica dal 1709, Giovanni Poleni, veneziano d’origine e padovano d’adozione, è anche uno dei primi italiani ad ottenere una cattedra di fisica sperimentale, a partire dalla fine degli anni ’30 del Settecento.
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Egli iniziò a raccogliere per il suo Gabinetto a Palazzo Bo un’invidiabile collezione di strumenti utilizzati sia per la didattica che per la ricerca, di cui oggi sopravvivono un centinaio di pezzi; alcuni di essi risalgono al XVI secolo, mentre altri sono contemporanei alla data di creazione del Gabinetto (XVIII secolo).
Negli anni a seguire, la raccolta venne ampliata dai docenti che raccolsero l’eredità di Poleni, come Salvatore Dal Negro, Francesco Zantedeschi, Augusto Righi.
Per quanto riguarda il secolo scorso, da notare sono la camera a nebbia di Bruno Rossi e le camere a bolle di Pietro Bassi.
All’interno del museo
Attraverso un padlet, il percorso museale è godibile anche online, tramite una visita virtuale che scheda ogni oggetto, raccontandone l’epoca di creazione, la storia d’uso e il contesto d’impiego, con file audiovisivi che riportano stralci di fonti bibliografiche relative ai vari strumenti.
Alcuni tra gli oggetti più interessanti sono i due bicchieri di Tantalo acquistati da Poleni, altresì conosciuti come “coppe di Pitagora” (ma, in inglese, “greedy cups”, ovvero “coppe avide”, o “cups of justice”, “coppe della giustizia”). Riempiti in maniera morigerata, permettono di bere il contenuto come normali bicchieri; riempiti oltre misura, invece, rovesciano il liquido attraverso il foro situato sul fondo del calice.
Degne di nota sono anche le radiografie di Giuseppe Vicentini, ottenute alla fine dell’Ottocento su un pesce, alcune mani e svariati oggetti inanimati; la sezione dedicata alla meteorologia (contenente un’ampia raccolta di barometri, termometri, igrometri); la raccolta di telefoni, che comprende anche i dispositivi usati da Francesco Rossetti per effettuare le prime telecomunicazioni in Veneto.
Quando visitare il museo?
Le aperture tradizionali del museo occuperanno tutti i martedì, dalle 17.30 alle 19.30: fino al 31 ottobre, sarà possibile visitare la struttura anche nel weekend, dalle 15.00 alle 19.00 di sabato e domenica. Dopo questa data e fino al 31 dicembre, l’orario di apertura per il fine settimana si sposterà dalle 14.30 alle 18.30.
Ogni primo sabato del mese, a partire dal 9 ottobre, si terranno attività speciali per coinvolgere il pubblico in esperimenti e dimostrazioni, proprio come durante una lezione di fisica sperimentale (ma senza che segua un esame).
Per i gruppi, sono disponibili tour guidati della durata di un’ora, con diverse proposte adatte anche alle famiglie e alle scuole; nella stagione autunnale, alle ore 18.30 di ogni martedì, ci sarà inoltre la possibilità di partecipare a brevi conferenze tenute dai docenti dell’università patavina e da altri stimati ospiti.
I prossimi appuntamenti:
- 21 settembre: Andrea Crisanti, Selezione innaturale. Un nuovo modo per modificare l’evoluzione dei vettori di malattie.
- 28 settembre: Sofia Talas, Padova precursore dell’energia pulita? I motori elettrici padovani all’inizio dell’800.
- 5 ottobre: Alberto Zanatta, L’iconodiagnostica e l’arte dell’osservazione.