Venezia si racconta

Venezia si racconta

Il compleanno di Venezia è fissato per tradizione al 25 marzo 421, data in cui, a mezzogiorno, sarebbe stata posta la prima pietra della chiesa di S. Giacomo di Rialto.
La ricorrenza precisa è da considerarsi simbolica, ma è proprio nel V secolo che le isole della futura Serenissima iniziarono ad essere occupate stabilmente, dai profughi in fuga dalla tumultuosa situazione dell’entroterra.

Fu solo nell’VIII secolo che i veneziani ottennero da Costantinopoli il diritto di scegliere i propri dogi: fu questo il primo passo verso un’autonomia sempre più marcata, grazie alla quale la città divenne la ricca repubblica marinara e la stupenda capitale culturale che tutti conosciamo.

 

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Milleseicento candeline

Per celebrare la Regina dell’Adriatico, nel corso del 2021 si sono svolti seminari, conferenze, mostre e itinerari museali, che continueranno a tenersi fino al 25 marzo 2022: il progetto esteso include concerti, letture pubbliche, webinar e presentazioni multimediali, senza limiti geografici ma soltanto di attinenza tematica.

Di questa serie di iniziative fa parte anche quella organizzata per il mese di novembre dall’A.S.D Palladio – Liona Bike Team con la collaborazione del Comune di Lonigo: i quattro incontri, svoltisi ogni martedì del mese presso le Barchesse di Villa Mugna, hanno affrontato da tre diverse prospettive la storia, l’arte e la scienza culinaria veneziane, di fronte ad un pubblico partecipe e numeroso.

Foto a cura di Michele Pigozzo

Ospiti dei primi tre appuntamenti sono stati il professor Pergiuliano Beltrame, relatore dell’intervento dal titolo “La storia millenaria di Venezia”, e la dottoressa Agata Keran, relatrice della conferenza “Lo sguardo fermo, lo sguardo in movimento. Gli sviluppi della veduta veneziana dall’arte del Settecento alla fotografia”.
L’ultimo appuntamento, invece, è stato curato dalla Scuola DIEFFE, rappresentata dai professori Michele Pigozzo e Alberto Berto, che hanno diretto l’intervento “A tavola con il doge” con l’aiuto conclusivo della studentessa Gursimran Kaur.

Alle origini della tradizione: vivande e bevande

Durante la conferenza del 23 novembre si sono citati molti piatti della tradizione veneziana: un esempio famoso sono le sarde in saor, sardine fritte accompagnate da cipolle in agrodolce, pinoli e uvetta, servite spesso come spuntini e antipasti; altrettanto noto è il fegato alla veneziana, preparato nel corso dello showcooking che ha concluso la serata.

Anche il bere, però, trova il suo posto all’interno del percorso storico veneziano, tanto da comparire nella toponomastica della città: vicino a Piazza San Marco, infatti, c’è una Calle de la Malvasia che richiama il nome del vino più popolare della Vecchia Europa, e non certamente per caso. Conosciuta già dall’VIII secolo, la Malvasia ha addirittura dato il nome ai bar della Serenissima, per un certo periodo storico, a testimonianza della sua diffusione capillare.

 

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Lo spritz, poi, ha una genesi di nuovo riconducibile alla nostra Venezia, all’epoca della dominazione austriaca del lombardo-veneto. I vini di questa terra erano infatti troppo forti per i palati d’oltralpe, che li vollero dunque annacquare (spritze significherebbe letteralmente “spruzzo”, di acqua, per l’appunto).

Una dolce conclusione

Per il dessert, i dolcetti consigliati dal narratore del gusto Michele Pigozzo sono numerosi: consigliamo qui gli zaeti o zaleti, biscotti di mais di cui parlò anche Goldoni, che ebbero fortuna letteraria anche nel manuale dell’Artusi. Nel suo ricettario, il gastronomo di Forlimpopoli introduce i “gialletti” con un invito loquace e gentile rivolto alle mamme: “fateli assaggiare ai bambini”, potremmo parafrasare, “ma attente a non renderli troppo golosi”.

Un altro consiglio d’assaggio, infine, è tanto scontato quanto delizioso: che sia o meno Carnevale, una frìtola (frittella) solleva il morale!